Sara Barattin accusa la Federazione di usare un doppio standard, FIR fa chiarezza
La finale di Eccellenza femminile tra Valsugana e Villorba lascia uno strascico di polemiche dopo l’incontro, che ha visto la squadra padovana portare a casa il secondo Scudetto consecutivo.
Intervistata da La Tribuna di Treviso, la capitana del Villorba Sara Barattin ha accusato la Federazione di utilizzare un doppio standard nel prendersi cura delle giocatrici del massimo campionato femminile rispetto al corrispettivo maschile: “Abbiamo giocato una finale senza che ci fosse un medico che potesse valutarle: i maschi l’hanno avuto, noi no.”
“Due delle mie compagne di squadra hanno finito il match senza che nessuno si fosse accorto delle loro concussion, abbiamo dovuto portarle noi in ospedale quando la partita è finita.”
“World Rugby fa sempre più attenzione a questo aspetto, uno dei più pericolosi del nostro sport, ma a bordocampo non c’erano medici che potessero farla. Non so se il club abbia già protestato, penso lo segnaleranno alla nostra Federazione. Certo però la nostra salute non vale meno di quella dei maschi, o no?”
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Le fa eco Alyssa d’Incà, che al ventesimo del primo tempo è uscita proprio a causa di un colpo alla testa, nell’occasione dell’espulsione di Vittoria Vecchini. La trequarti del Villorba ha parlato al Gazzettino, nell’edizione bellunese: “Purtroppo non era previsto il “protocollo concussion” per questa partita. E nonostante mi abbiano detto che probabilmente non sarei potuta lo stesso rientrare in campo, mi sembra però assurdo che per una finale scudetto nel 2023 non ci sia un medico abilitato per valutare questo tipo di infortuni, come c’è in tutte le partite di alto livello nel campionato maschile.”
“Parliamo sempre di discriminazione e di pari opportunità e credo che in questa occasione ci sia stato l’esempio più lampante di quanto conti il rugby femminile in Italia, confrontandolo con il settore maschile. Credo sia giusto da una parte tutelare al massimo la nostra salute, verificando scrupolosamente l’entità dell’infortunio ma d’altra parte credo sia altrettanto giusto che siano presenti dei medici specializzati per valutare le “concussion” anche per le nostre partite.”
In seguito a queste dichiarazioni la FIR ha ha fatto chiarezza rispetto a quanto detto dalla giocatrice azzurra, recentemente ritiratasi dalle scene internazionali dopo 116 caps. Con un comunicato uscito nel pomeriggio di lunedì, la federazione ha precisato: “La Federazione Italiana Rugby ritiene doveroso intervenire a chiarimento delle dichiarazioni riportate sugli organi di stampa a conclusione della Finale del Campionato Italiano d’Eccellenza Femminile e attribuite alle atlete dell’Arredissima Villorba Sara Barattin e Alyssa D’Incà relativamente alle modalità di rimozione dal campo di quest’ultima. Per la Finale di Eccellenza Femminile, contrariamente a quanto asserito dalle atlete e riportato dai media, era presente a bordo campo un medico indipendente, nominato da FIR, in possesso degli strumenti tecnologici previsti per l’applicazione del protocollo internazionale Riconoscere e rimuovere e formato all’utilizzo dello stesso, secondo quanto comunicato alle Società finaliste dal Medico Federale nella settimana di avvicinamento all’incontro.”
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“La corretta applicazione del protocollo Riconoscere e rimuovere in occasione della Finale dell’Eccellenza Femminile costituisce la miglior testimonianza del pieno impegno della Federazione alla tutela della salute delle proprie atlete e dei propri atleti.”
“Le gravi imprecisioni e la superficialità nella conoscenza della materia che emerge dalle dichiarazioni alla stampa di due atlete di comprovata esperienza internazionale devono indurre l’intero movimento a una profonda riflessione circa la necessità di continuare a sensibilizzare e diffondere al proprio interno una più profonda consapevolezza delle misure adottate dalla Federazione a tutela della salute di giocatori e giocatrici e della sostenibilità del Gioco stesso.”
Il nodo cruciale della questione è il protocollo applicato dalla FIR per le partite del campionato di Eccellenza femminile, diverso da quello utilizzato per il Top10.
La prima divisione del rugby maschile ha infatti di recente introdotto l’HIA, head injury assesment, lo stesso protocollo utilizzato a livello internazionale, che permette ad un giocatore che ha subito un colpo alla testa di sottoporsi ad alcuni test fisici curati da un medico indipendente appositamente formato (con l’assistenza dello staff medico del club), il quale potrà poi decidere se il giocatore può o non può tornare in campo. Per l’applicazione dell’HIA, comunque, non è sufficiente la mera presenza di un medico addetto: è un protocollo con regole stringenti molto complesso da mettere in piedi per una singola partita di finale.
Il protocollo Riconoscere e rimuovere, invece, prevede in via precauzionale di togliere dal campo qualsiasi atleta presenti i sintomi di una sospetta concussion, a giudizio comunque di un medico competente e indipendente, che si occupa di tutelare la salute delle giocatrici. Nel caso della finale del campionato femminile, peraltro, era stata disposta la possibilità di revisione video degli infortuni a bordo campo, normalmente non disponibile.
Intanto, FIR ha comunicato che Alyssa d’Incà, fermata per concussion, non potrà partecipare al raduno della nazionale di rugby a sette per la quale era stata convocata. Al suo posto ecco Aregash Pellizon del Benetton. Parimenti, non potrà esserci neanche Beatrice Rigoni, sostituita da Emma Stevanin. E’ stata, inoltre, invitata a partecipare agli allenamenti Maria Magatti del Cus Milano, già 50 caps in Azzurro.
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