Secondo indiscrezioni, la WRU starebbe per dare vita ad un nuovo campionato ponte tra il rugby amatoriale e le franchigie dello URC
La federazione gallese si prepara ad una sostanziale riforma dei campionati nel proprio movimento, con la nascita di un nuovo campionato che si situi tra il mondo del rugby amatoriale e quello professionistico.
Lo racconta WalesOnline, dando conto della mossa che la Welsh Rugby Union vorrebbe promuovere per cercare di rilanciare il proprio rugby.
Un nuovo torneo a 10 squadre, in partenza nella stagione 2024/2025, sotto la gestione del Professional Game Board, ovvero quella parte del consiglio federale che si occupa del rugby professionistico, spesso contrapposta al Community Game Board, che promuove invece gli interessi di quello amatoriale.
Il campionato, che la federazione avrebbe voluto a 8 squadre, vedrà partecipare molti dei club che attualmente compongono la Premiership gallese, i quali però dovranno richiedere una licenza di partecipazione alla federazione, ottenuta solo presentando un business model ritenuto adeguato alle circostanze.
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La Welsh Rugby Union dovrebbe finanziare con 110mila sterline ciascuna delle squadre partecipanti, le quali dovranno però affiliarsi a una delle quattro franchigie dello United Rugby Championship.
Lo scopo è quello di favorire lo sviluppo delle franchigie, fornendo loro uno strumento in più per crescere i propri migliori talenti, dare minuti ai giocatori che hanno meno opportunità, far tornare al livello ottimale gli atleti provenienti da un infortunio. L’idea è di condensare il talento, dando alle squadre uno scopo maggiormente orientato allo sviluppo del medesimo che al successo sportivo.
Con le dovute differenze, anche la Scozia ha agito nello stesso senso qualche anno fa, realizzando il Super 6, un campionato ponte che sta tra il rugby amatoriale e quello delle franchigie dello URC.
Oltre i noti problemi economici delle franchigie gallesi, fra i problemi identificati per la mancanza di competitività delle squadre del paese c’è anche un problema sostanziale di sviluppo del talento. Secondo quanto ha dichiarato il diretto dell’alto livello della WRU Huw Bevan: “Abbiamo bisogno di sviluppare il potenziale dei giocatori chiudendo il gap tra le academies, il rugby delle franchigie e quello internazionale.”
Problematiche familiari a molti anche in Italia, dove l’esigenza di ottenere risultati con le franchigie di URC e un campionato domestico sostanzialmente a due velocità, orientato all’interesse privato, rischiano di porre un freno allo sviluppo ulteriore dei tanti talenti emersi dalle nazionali giovanili nelle ultime stagioni.
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