Torna dal 24 giugno la rassegna dei migliori talenti del rugby mondiale: una finestra sul gioco di domani
Sabato 24 giugno avrà inizio il World Rugby U20 Championship in Sudafrica. Dopo tre anni di pausa, finalmente, torna sul palcoscenico la rassegna dei migliori giovani, che ha dimostrato di essere una vera e propria finestra sul rugby di domani.
Ecco, quindi, una piccola guida per arrivare preparati alle partite che si succederanno senza sosta fino al prossimo 14 luglio.
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La Francia si presenta da favorita
Il World Rugby U20 Championship torna nel 2023 dopo aver saltato tre edizioni consecutive a causa della pandemia. Le ultime due prima dello stop, quelle del 2018 e del 2019, erano state vinte dalla Francia, grazie a un’infornata di talenti poi assurta al ruolo di protagonisti anche fra i seniores (Romain Ntamack, Louis Carbonel, Matthis Lebel, Jean-Baptiste Gros, Demba Bamba, Cameron Woki).
Dopo un paio di stagioni di nazionali giovanili forti, ma senza il tasso di talento delle precedenti, quest’anno la Francia si ripresenta ai nastri di partenza del mondiale con una squadra esaltante. Quello che i Bleuets hanno in più rispetto a buona parte degli avversari è un minutaggio nei campionati professionistici decisamente elevato: l’estremo Mathis Ferté, classe 2004, ha giocato 1291 minuti in 19 presenze tra Top 14 e Challenge Cup con la maglia del Brive; il mediano di mischia Baptiste Jauneau, uno dei talenti più luminosi della squadra, è stato protagonista di una stagione da 26 presenze con il Clermont; l’enorme seconda linea Posolo Tuilagi, membro della dinastia, fa la differenza a livello fisico nella massima serie francese a soli 19 anni; il centro Nicolas Depoortere ha appena giocato quarti e semifinali di Top 14 con il Bordeaux. E pensare che i due talenti più fulgidi tra gli U20, il centro Emilien Gailleton e l’estremo Louis Bielle-Biarrey, non sono stati convocati perché voluti alla propria corte dal capo allenatore della nazionale maggiore Fabien Galthié.
La Francia è inserita nel girone A con Giappone, Galles e Nuova Zelanda. I nipponici e i britannici non dovrebbero rappresentare ostacoli di sorta, e risultati rotondi contro queste due avversarie potrebbero garantire già il passaggio alla fase finale come migliore seconda, ma la battaglia contro i Baby Blacks sarà sicuramente uno dei momenti da seguire della fase a gironi, il prossimo 29 giugno.
Appearances for U20 players in the 2022/23 season.
As ever, young French tend to start pro careers earlier than everyone else. But English usually closer in second, but a combination of losing two teams, and a below average U20 year, has seen them have quite a big dip. pic.twitter.com/Nv9qA9P88F
— Tier 2 Rugby (@T2Rugby) June 21, 2023
Occhio alla Georgia
I nomi dei favoriti sono sempre gli stessi: oltre alla Francia, attenzione ai padroni di casa del Sudafrica, all’Irlanda campione del Sei Nazioni di categoria, senza mettere da parte Australia, Nuova Zelanda e Inghilterra, malgrado i risultati recenti.
La sorpresa del mondiale giovanile, però, potrebbe essere la Georgia. Nelle ultime stagioni la nazionale U20 dei caucasici ha fatto registrare risultati sempre migliori: nel 2018 ha battuto Irlanda e Scozia, nel 2019 e nel 2022 ancora la Scozia, recentemente ha battuto l’Inghilterra dopo aver perso all’ultimo secondo nella prima delle due gare disputate.
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Nuova Zelanda, Francia e Sudafrica sono le uniche squadre giovanili imbattute contro la Georgia, che debutta sabato proprio contro i Junior Boks, alla ricerca di una affermazione storica. In un girone di fuoco con Italia e Argentina, dove i rapporti di forze alle spalle dei sudafricani sono molto equilibrati, attenzione ai ragazzi del giovane tecnico (e autore di racconti) Lado Kilasonia.
Due i giocatori da tenere d’occhio: il pilone dello Stade Français Sergo Abramishvili, 6 presenze con la prima squadra dei parigini in stagione e un cap con la nazionale maggiore, e il trequarti dei Black Lion Tornike Kakhoidze, due presenze nel Rugby Europe Championship di quest’anno.
Sam Prendergast è la stella più attesa
Ha iniziato a giocare per la nazionale giovanile alle Summer Series del 2022, ha guidato l’Irlanda U20 alla conquista del Sei Nazioni, ha esordito come numero 10 titolare del Leinster a 20 anni e piazzando la trasformazione della vittoria contro i Lions in Sudafrica.
Sam Prendergast è chiaramente un predestinato. Un giocatore speciale e precoce, sulle cui spalle si è già riversata una pressione notevole. La tentazione di dargli subito l’investitura ufficiale di novello Johnny Sexton è irresistibile, ma al World Rugby U20 Championship Prendergast, per il momento, può essere ancora sé stesso: tutto quello che ha dimostrato di saper fare lo rende la stella più attesa della rassegna sudafricana.
Alto, si muove in modo strano, coordinato come possono esserlo solo certi longilinei, ha un piede precisissimo, un bagaglio tecnico molto raffinato, un fisico più solido delle apparenze e già una matura capacità di prendere le giuste scelte in campo.
L’Irlanda è una squadra solida, ruvida e fisicamente imponente, che con la regia di Prendergast può diventare una candidata alla vittoria finale.
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Ritorno agli antipodi
Dal 2019 a oggi il rugby giovanile australiano e neozelandese è completamente sparito dalla visuale europea.
Il Sudafrica ha comunque partecipato alle Summer Series 2022 in Italia, permettendoci di vedere una formazione fortissima, decisamente superiore alle altre presenti alla rassegna estiva. Si presenterà al mondiale casalingo con diversi membri di quella squadra dominante di nuovo in rosa, come il capitano Paul De Villiers, terza linea esplosivo di grande solidità, e il centro Katlego Letebele. Attenzione a Masande Mtshali, già in bella mostra con la nazionale Sevens, e al giovane pilone Zachary Porthen.
Australia e Nuova Zelanda, invece, sono maggiormente delle incognite. I Junior Wallabies sono dati come una delle squadre più forti, in particolare grazie a una linea mediana di ottime prospettive composta da due figli d’arte: Teddy Wilson è figlio del 56enne ex capitano dell’Australia David, gioca mediano di mischia e sarà capitano della squadra, ha disputato 5 partite nei Waratahs nell’ultimo Super Rugby Pacific ed è uno dei talenti più in vista del paese; Tom Lynagh è il figlio di Michael (e fratello di Louis), eleggibile anche per Italia e Inghilterra, ma con il sogno di vestire, come il padre, la maglia dei Wallabies.
La Nuova Zelanda, invece, punta a essere guidata nei fatti da Peter Lakai, che si presenta forse come uno dei ball carrier più esplosivi del mondiale. Flanker dotato di potenza, capacità di continuare a spingere dopo il contatto e di una certa elusività per uscire dal frontale, si è messo in mostra con la provincia di Wellington ed ha debuttato già in Super Rugby con gli Hurricanes. Dalla base dell’avanzamento garantito da Lakai, i Baby Blacks possono fare male grazie alle doti del mediano di mischia Noah Hotham, 7 presenze e 1 meta per i Crusaders nel Super Rugby Pacific 2023.
Talenti italiani
Gli Azzurrini si presentano al mondiale sudafricano con notevoli ambizione. In un girone duro, sarà decisivo iniziare subito molto forte, già dall’esordio contro l’Argentina. Arrivare tra le prime quattro appare come un sogno difficilmente realizzabile, ma giocarsi le posizioni di rincalzo nella fascia tra il quinto e l’ottavo posto è alla portata. L’ambizione è ottenere un nuovo traguardo storico, dopo il miglior Sei Nazioni di sempre, ovvero fare meglio delle due ottave piazze centrate nel 2017 e nel 2018.
L’Italia U20 può contare prima di tutto sulla fisicità dei propri avanti, che nonostante le dimensioni fisiche hanno dimostrato di avere tante energie per arrivare all’ottantesimo minuto. Marcos Gallorini è un pilone destro dalla struttura fisica impressionante, se si pensa che è un classe 2004, quindi tra i giocatori più giovani al mondiale. David Odiase è un concentrato di forza esplosiva a cui l’anno nel campionato Espoirs in Francia ha giovato enormemente.
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Per la squadra di Massimo Brunello l’importante sarà sbloccare il gioco offensivo, in particolare al largo. Al Sei Nazioni è mancata un po’ di brillantezza in quello per poter raggiungere qualche risultato ulteriormente notevole. D’altra parte, però, anche lo scorso anno l’evoluzione fra il Sei Nazioni di categoria e le Summer Series fu notevole: a Treviso l’Italia giocò un rugby ben più entusiasmante di quello di pochi mesi prima.
Lorenzo Calamai
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