Il cambio porterebbe le settimane di gioco da sette a sei
Il format del Sei Nazioni potrebbe presto cambiare rispetto a come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Il board sta concretizzando l’ipotesi di una riduzione di una settimana rispetto al calendario classico.
Il torneo al momento è articolato su sette settimane: i primi due turni sono consecutivi, poi la pausa di una settimana, si riprende con il terzo turno, ancora una pausa e poi il rush finale con i due turni conclusivi.
L’obiettivo in vista del 2026 è rimuovere lo stop fra la terza e la quarta giornata, così che il calendario possa fare a meno di una sosta e avere un solo momento di riposo.
Come facilmente comprensibile, il tema innesca una serie di dibattiti circa la difficoltà di utilizzo dei giocatori da parte dei club e soprattutto sulla salute degli stessi.
Mentre il Sei Nazioni si appresta a durare sei settimane, a tutti i giocatori non sarà permesso di rappresentare i propri club durante l’unico momento di riposo del torneo continentale.
Sei Nazioni: previsto un cambio del calendario dal 2026
Secondo il The Times ad auspicare questo cambiamento significativo ci sarebbero i club francesi attraverso la Ligue Nationale de Rugby (LNR). Una eventualità richiesta al fine di compensare la proposta di estensione della finestra dei test match di novembre.
Lo slot internazionale di autunno dovrebbe essere esteso da tre settimane a quattro per dare vita alla “Nations Championship”, una competizione che in futuro potrebbe includere anche una partita di promozione-retrocessione e altri incontri.
Italia, Scozia e Galles sono le nazionali che potenzialmente potrebbero rimetterci di più: si tratta delle squadre con un bacino di utenza più piccolo rispetto a quello di Inghilterra, Francia e Irlanda.
La posizione dei sindacati dei giocatori
Le critiche maggiori arrivano da Conrad Smith, il responsabile del sindacato globale dei giocatori di rugby, International Rugby Players (IRP). L’ex All Black ha dichiarato al Times che i periodi di stop sono obbligatori per gli atleti e dovrebbero essere integrati in qualsiasi nuovo accordo.
“Il problema dei turni di sosta deve essere affrontato, perché sta lasciando alcuni giocatori senza periodo di riposo in un calendario di 12 mesi, che in uno sport di contatto è pazzesco”.
L’ipotesi Nations Championship e altri scenari
Le discussioni intavolate recentemente fra il board del Sei Nazioni, SANZAR e i club potrebbero portare ad un “Nations Championship” a 12 squadre con un livello “Elite” e “Challenger”, strutturato per terminare in un gran finale ogni due anni.
I tornei del Sei Nazioni e del Rugby Championship non farebbero parte della nuova competizione, che metterebbe le squadre dell’emisfero sud e nord l’una contro l’altra ogni luglio e novembre in anni pari.
I dirigenti dell’organo di governo di World Rugby, i British & Irish Lions, il Sei Nazioni, Sanzaar e i rappresentanti della Premiership, della Top 14 e dello United Rugby Championship si sono incontrati a Londra questa settimana.
Le notizie provenienti dalla stampa britannica fanno presagire che le discussioni siano andate bene, con il nuovo calendario pronto per essere completamente ratificato durante la Coppa del Mondo in Francia.
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Il tavolo delle trattative
Ai colloqui, gli stakeholder principali del rugby mondiale hanno discusso l’estensione della finestra di rilascio dei giocatori, governata dal “regolamento nove” di World Rugby. L’Inghilterra gioca già spesso quattro test ogni novembre e la RFU paga i club della Premiership per consentire tutto ciò.
Tuttavia, altri giocatori internazionali che militano in Premiership non possono essere rilasciati per un quarto test, un fattore che causa problemi ogni autunno.
Mentre il nuovo torneo intende coinvolgere un secondo livello di nazioni emergenti (con tanto di promozione e retrocessione tra i livelli dal 2030), sembra che i rappresentanti georgiani non fossero presenti alle riunioni di questa settimana.
In ogni caso la situazione dovrebbe andare presto delinandosi. Gli incontri su questi aspetti decisionali sono state fissati per ottobre a Parigi, alla riunione del consiglio del World Rugby durante la Coppa del Mondo.
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