Intervista al leggendario numero 10 azzurro, con tanti temi: dalla Rugby World Cup al domani dell’Italia
A tutto Diego Dominguez. Entusiasta, analitico e coinvolgente. Lo storico numero 10 della nazionale italiana si sta preparando a vivere con la squadra di Sky Sport una nuova Rugby World Cup, quella del 2023, che si terrà in Francia dal prossimo 8 settembre e che la pay-tv trasmetterà integralmente sia sui suoi canali satellitari sia in streaming su NOW e Sky Go.
Intervistato da Onrugby, in occasione della presentazione della prossima stagione e dei nuovi progetti di Sky, Diego Dominguez ha toccato diversi punti: dal Mondiale, appunto, al futuro della nazionale italiana. Ecco di seguito l’intervista.
Buongiorno Diego Dominguez, non manca poi molto alla Rugby World Cup 2023, che tu racconterai con Sky Sport. Cosa dobbiamo attenderci da te e da tutta la squadra del rugby?
“Hai detto bene: farò parte della squadra di Sky. Per me è un orgoglio perché saremo la tv, e non solo, che farà vedere in Italia questo importantissimo evento. Sono contento, con Sky lavoro dal 2007 e mi trovo bene, anzi direi sempre meglio, anche perché hanno il coraggio e la cura di sviluppare nuove idee e progetti. Le produzioni sono brillanti e anche il rugby ha avuto e sta avendo lo spazio che si merita a tutti i livelli, come si è visto ad esempio con l’ultimo Sei Nazioni dove abbiamo trasmesso il torneo senior, ma anche quello riservato agli Under 20 e quello femminile. Non vediamo l’ora di cominciare”.
Ecco Diego, dici Rugby World Cup e pensi subito all’Irlanda dell’ultimo anno e mezzo, anche se poi ai Mondiali non è che siano mai riusciti a compiere cammini memorabili. Quali sono le tue favorite per la vittoria finale?
“L’Irlanda partirà davanti a tutti, anche perché ha lavorato benissimo e si merita il ruolo di favorita, ma attenzione perché il Mondiale è una competizione a parte: 45-50 giorni dove ci si gioca il tutto per tutto e molte cose sono imprevedibili. Ci aggiungo un tassello a questa chiave di lettura: Leinster, che è la squadra che fornisce più titolari alla nazionale irlandese, ha perso la finale di Champions Cup qualche settimana fa contro La Rochelle. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato e ora mi domando: inciderà questo sul cammino iridato dell’Irlanda? Vedremo. Completo la risposta dicendoti che la Francia è un’altra delle formazioni da considerarsi in prima fila, sia per la qualità di gioco sia per la profondità della rosa, oltre al fatto che potrà giocare in casa, senza dimenticare l’Emisfero Sud: la voglia di rivincita degli All Blacks, l’esperienza di un Sudafrica campione in carica mai da sottovalutare, l’atletismo e la mentalità di Eddie Jones per un’Australia forte, anche se con qualche ruolo scoperto, e infine una squadra outsider come l’Argentina, che ha un pacchetto di avanti considerevole”.
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Hai citato Francia e All Blacks due squadre che saranno nel girone eliminatorio dell’Italia: cosa dobbiamo attenderci dagli Azzurri?
“Il calendario dell’Italia è positivo: prima Namibia e Uruguay, poi All Blacks e Francia. E’ vero che in un Mondiale nessuna partita è facile, però è chiaro che nel cammino si andrà dalle gare più abbordabili a quelle più difficili. L’obiettivo sarà quindi quello di arrivare a giocarsi il tutto per tutto dopo aver raccolto due vittorie, anche se andrà fatta particolare attenzione a un Uruguay che ha già dimostrato di essere in progresso e di saperci mettere in difficoltà, come si è visto a Parma un anno e mezzo fa.
Vedremo cosa succederà pensando anche che molto potrebbe passare dalla gara inaugurale di questa World Cup quella tra Francia e All Blacks: di certo l’Italia, che potrebbe arrivare alla terza partita in fiducia e “collaudata”, dovrà mettere in mostra tutto il suo rugby con voglia, intelligenza e determinazione. Poi sarà il campo a parlare, ma se l’Italia Under 20 ha battuto il Sudafrica in casa sua non vedo perché non ci possa essere l’ottimismo di provarci e farcela. Nell’ultimo Sei Nazioni, pensandoci, sono mancate le vittorie, ma la direzione intrapresa, con il lavoro mostrato, è stata quella giusta”.
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Diego, in chiusura di questa chiacchierata ti chiediamo: cosa ne pensi della scelta di Gonzalo Quesada, che guiderà l’Italia a partire dall’inizio del 2024?
“Ammetto che la scelta mi ha sorpreso sia per quanto riguarda il nome sia per quanto riguarda il timing. Quesada è un tecnico d’esperienza e molto preparato: su questo non ci sono dubbi. La cosa che vorrei consigliargli, e che sono certo che farà in questi mesi, è quella di imparare la lingua per cercare di trasmettere a tutti e al meglio i suoi concetti. Così potrà arrivare alla testa e all’anima emozionale dei giocatori.
Sul timing, vi dico: se fossi stato io a scegliere quando effettuare l’avvicendamento avrei fatto passare sia la Rugby World Cup sia il prossimo Sei Nazioni portando a scadenza naturale il contratto di Crowley. Dobbiamo dare merito a Kieran: alla sua nazionale è mancata qualche vittoria, ma il cambio di filosofia che ha effettuato è stato incredibile”.
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