Tra le tante note positive dell’esordio a Mendoza, gli All Blacks ritrovano un giocatore molto maturato
La Nuova Zelanda si è presentata ai nastri di partenza del Rugby Championship 2023 con l’ambizione di vincere e convincere.
Un principio logico per gli All Blacks, ma niente affatto scontato per la squadra di Ian Foster, dopo il difficile 2022 trascorso fra risultati negativi e rivoluzioni interne.
Il primo round del torneo non ha lasciato grandi spazi interpretativi: Sudafrica e Nuova Zelanda sembrano nettamente le due squadre più in forma.
In particolare gli All Blacks hanno espugnato Mendoza con un assetto tattico rinnovato, gestito da un giocatore come Damian Mckenzie, che nel corso degli anni è stato croce e delizia per i tifosi dei tuttineri.
I dubbi sull’affidabilità
McKenzie è tornato titolare dopo aver giocato l’ultima volta in nazionale circa un anno e mezzo fa. Da quel momento ha saputo ricostruirsi una credibilità con i Chiefs, accompagnandoli alla finale del Super Rugby Pacific 2023 in veste di playmaker e protagonista assoluto.
Eppure il suo stile di gioco elettrico e sfrontato, seppur in posizione di estremo, era stato contestato soprattutto perchè talvolta metteva in difficoltà la squadra.
Il Damian McKenzie che ha guidato la Nuova Zelanda con la maglia numero 10 invece è un altro giocatore, molto equilibrato, versatile, cresciuto nell’utilizzo del piede e bravo a prendersi cura dei giocatori intorno a lui.
La velocità con cui ha impostato le manovre di attacco è stata decisiva per aggirare la difesa argentina. Niente di roboante, ma tanto di concreto. Con la ciliegina sulla torta della meta di Beauden Barrett propiziata da una sua lettura e conseguente accellerazione letale in mezzo al campo.
Concorrenza per una maglia da titolare
La 10 degli All Blacks non è una maglia qualunque. I competitor nel ruolo si chiamano Richie Mo’unga e Beauden Barrett, con il primo che a conti fatti è il numero 1 nella gerarchia dello staff.
Su questo aspetto, le possibilità di vedere McKenzie titolare più frequentemente dipenderanno anche dalla sua bravura nel tenere alte le percentuali dalla piazzola.
A Mendoza la sua performance dalla piazzola non è stata proprio esaltante.
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L’ingresso di McKenzie però può portare un significativo aumento della competizione interna. E questo non può che fare bene ad una squadra in cui la lotta per un posto da titolare è un fattore determinante per la costruzione del risultato.
“Ovviamente, Richie e Baz (Barrett) stanno giocando a un grande rugby, quindi non direi che la maglia è mia”, ha dichiarato McKenzie alla stampa “Ma è un’opportunità: si tratta solo di giocare al mio gioco.”
A 28 anni però le porte del grande rugby internazionale si sono riaperte. Un bene per lui, ma anche per gli appassionati che attraverso le movenze di questo piccolo folletto (171 cm x 78 kg), possono rivedere in campo uno degli interpreti più spettacolari del rugby australe.
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