Quali profili sono stati capaci di mettersi in mostra sul palcoscenico del rugby giovanile
Il World Rugby U20 Championship si è chiuso con la strameritata vittoria della Francia, la squadra migliore dal primo all’ultimo giorno del torneo.
La generazione di talenti francese ha impressionato non solo per i risultati che ha imposto agli avversari, ma anche perché è sembrata più dominante delle due precedenti squadre transalpine vincitrici del mondiale giovanile nel 2018 e nel 2019.
Nel 2018 la squadra si giovava dello strapotere fisico di giocatori come Jordan Joseph e Demba Bamba e della superiorità iperuranica di Romain Ntamack, ma nel complesso era una squadra con una qualità complessiva minore di quella attuale, con un gioco meno spettacolare e abilità individuali e collettive meno pronunciate.
Il grande leitmotiv nel giudicare un torneo giovanile è proprio questo. Com’è normale che sia, ci sono tante differenze fisiche fra i giocatori. Non è detto che chi la faccia da padrone con la under 20 riesca poi a imporsi allo stesso modo anche con gli adulti. Prendete ad esempio proprio il già citato Joseph o il tallonatore neozelandese Asafo Aumua: giocatori assolutamente devastanti e incontenibili a livello under 20, che però tra i professionisti stanno faticando ad imporre quella stessa fisicità che li rendeva superiori agli altri.
Ecco perché importa ancora di più andare ad analizzare le skills dei giocatori, la loro capacità di prendere decisioni tattiche e strategiche in campo: quando al livello superiore le abilità fisiche di élite vanno pareggiandosi, sono queste le caratteristiche che determineranno il successo o meno sul palcoscenico del rugby professionistico.
Una linea guida che abbiamo provato ad utilizzare nel compilare una formazione dei migliori talenti emersi da questa edizione del World Rugby U20 Championship, ricca come sempre di prospetti di belle speranze che hanno avuto la prima opportunità di mettersi in mostra davanti al grande pubblico.
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World Rugby U20 Championship: il XV dei migliori talenti
15 Harry Godfrey – Nuova Zelanda
I Baby Blacks hanno tutto sommato deluso nel complesso di questo mondiale giovanile, ma Godfrey è indubbiamente uno dei talenti più interessanti della squadra. Estremo che in futuro potrà diventare all’occorrenza apertura, ha segnato 11 punti nelle 4 gare giocate (sempre per 80 minuti). Gli Hurricanes sono già pronti a puntare su di lui. Menzioni d’onore per l’utility back dell’Argentina Mateo Soler, fortissimo nell’uno-contro-uno, e per l’estremo francese Mathis Ferté, autore di una doppietta in finale.
14 Jurenzo Julius – Sudafrica
C’è molto hype in Sudafrica nei confronti di questo giocatore, destinato agli Sharks. Nonostante si debba sempre diffidare dai giocatori che dimostrano di avere caratteristiche fisiche fuori norma nelle categorie giovanili, Julius sembra poter portare la sua clamorosa esplosività anche al livello superiore. Cresciuto come centro, è sempre stato utilizzato come ala dai Junior Springboks, segno di una necessità di maturare a livello di lettura del gioco. Con la maglia numero 14 ha fatto bene anche il riccioluto Shako Aptsiauri della Georgia.
13 Nicolas Depoortere – Francia
Giocatore sontuoso, elegante, elusivo, fisico. Già un giocatore di rotazione nel Bordeaux che ha fatto le semifinali del Top 14, non ha un futuro certo nella massima divisione del rugby francese, perché quel futuro è già presente: è un giocatore professionista fatto e finito, le sue prospettive di crescita partono da qui.
12 Paul Costes – Francia
Uno dei protagonisti meno celebrati della vittoria del torneo da parte dei transalpini è il numero 12 Costes, vero e proprio feticcio per i più attenti. Scuola Stade Toulousain, ha fatto un grosso salto di qualità dal Sei Nazioni ad oggi. Giocatore cerebrale e fisico allo stesso tempo, con buone capacità di playmaking e soprattutto di liberare le mani per offrire visionarie continuità dirette ai compagni. Nel ruolo di primo centro ottimo torneo anche per il sudafricano Damian Markus, malgrado il minutaggio limitato concessogli.
“Drink it in, it’s class!” 💯
Mathis Ferte with the finishing touch as @FranceRugby go over for their first of the night#WorldRugbyU20s pic.twitter.com/GLGxmYmCPW
— World Rugby (@WorldRugby) July 14, 2023
11 Darby Lancaster – Australia
I Junior Wallabies sono una delle deluse di questo mondiale. Alla fine dei conti, hanno perso una sola partita, ma quel risultato è costato loro l’ingresso nelle prime quattro. Rispetto ad altre selezioni giovanili, quella australiana ha mostrato una bella maturità atletica e tecnica nel reparto dei trequarti. A colpire è stato in particolare Lancaster, ala chiusa imponente ed elusiva, dalla lunga falcata, già nel giro delle selezioni nazionali con la maglia del Sevens. Le dimensioni fisiche e le qualità tecniche complete ne fanno un prospetto che potrebbe presto salire di livello e arrivare ai palcoscenici più importanti.
10 Isaiah Ravula – Fiji
Non è stato un mondiale eccezionale giovanile nella categoria dei numeri 10. Fra alti e bassi nessuno si è veramente imposto nel ruolo. I migliori sono stati probabilmente i due finalisti, Prendergast dell’Irlanda e Hugo Reus della Francia, oltre a Valentino DiCapua dell’Argentina. Un paio di belle prestazioni anche per il figiano Isaiah Ravula, autore di 42 punti in 240 minuti per gli isolani. La scelta ricade su di lui, stella del rugby scolastico neozelandese, di recente entrato nella Highlanders Academy e nipote di Richie Mo’unga (la madre di Ravula è la sorella del 10 degli All Blacks), perché è un giocatore che potremo vedere presto indossare la maglia della nazionale maggiore in un ruolo dove da anni le Fiji hanno bisogno di nuovi talenti.
9 Baptiste Jauneau – Francia
Forse il giocatore più forte presente al mondiale giovanile in Sudafrica. Classe 2003, già diventato di fatto il numero 9 titolare del Clermont durante la scorsa stagione, Jauneau è un fenomeno annunciato. Inevitabili i paragoni con Antoine Dupont, dato il suo esuberante atletismo, l’intensità folle con cui riesce a giocare e la voglia di provare sempre a sorprendere le difesa avversarie. A queste caratteristiche abbina peraltro delle qualità tecniche di alto livello.
Undeniable brilliance 🙌 @FranceRugby know how to put on a show#WorldRugbyU20s pic.twitter.com/gili2vxKVz
— World Rugby (@WorldRugby) July 11, 2023
8 Marko Gazzotti – Francia
Se Jauneau è il giocatore oggi più forte fra i tanti scesi in campo al World Rugby U20 Championship, Marko Gazzotti è quello che lascia intravedere un futuro estremamente luminoso. Classe 2004, il terza centro della Francia potrebbe vincere il premio di miglior giocatore del torneo. Un giocatore di un’intensità pazzesca, capace di leggere alla grande il gioco. Workrate e intelligenza sono le fondamenta di un giocatore che nel rugby dei grandi dovrà crescere fisicamente per poter dire la sua, senza perdere le caratteristiche di esplosività che ne fanno un giocatore speciale in questo momento. Chi non si è innamorato di lui in questo mondiale, però, dovrebbe farsi qualche domanda sulla propria capacità di giudizio.
Tanti i numeri 8 che hanno comunque ben figurato: Chandler Cunningham-South dell’Inghilterra; Morgan Morse del Galles; Eliseo Chiavassa dell’Argentina (che ha giocato spesso anche da 6).
7 Oscar Jegou – Francia
A un certo punto diventa quasi stucchevole, questo gioco di superlativi indirizzati ai giocatori della Francia. Alla fine, viene quasi da chiedersi se questo esercizio di individuare i migliori del torneo non sia superfluo, quando basterebbe elencare la formazione dei campioni in carica. Eppure, se i giovani transalpini hanno ottenuto il successo, lo devono in particolare alla propria terza linea, perfettamente bilanciata fra giocatori di vario tipo, capaci di schiacciare ogni avversario grazie ad una intensità mostruosa e alla voglia e capacità di tenere sempre vivo il pallone. Oscar Jegou non è il nome sulle labbra di tutti dopo questo mondiale, ma è assolutamente un Thibaut Flament in miniatura. Alto, rapido, capace con la palla in mano, a suo agio negli spazi. Nato a La Rochelle, ha esordito quest’anno nella prima squadra della sua città natale. Vestirà il giallonero a lungo, con merito.
Da segnalare nel ruolo anche il capitano della Georgia Lasha Tsikhistavi e David Odiase, giocatore dai mezzi fisici davvero importanti, che è cresciuto molto nella comprensione del gioco, ma deve ancora raffinare la propria tecnica individuale.
6 Brian Gleeson – Irlanda
Tutti parlano di Sam Prendergast, ma la stella dell’Irlanda finalista del mondiale giovanile è Brian Gleeson, imponente terza linea con un futuro certo in maglia Munster. Ian McKinley, che ha commentato per Virgin Media Sport il torneo, ha detto di lui: “È un giocatore impressionante per dimensioni, rapidità e varietà, per come contende il pallone. La sua potenza, la sua voglia di andare oltre la linea del vantaggio ogni singola volta sono eccezionali.”
Con la maglia numero 6 bel torneo anche per il capitano della Francia Lenni Nouchi, giocatore di grande quantità, per il georgiano Rati Zazadze e per l’esplosivo flanker figiano Ratu Timoci Nakalevu.
5 Lewis Chessum – Inghilterra
Imponente, maturo, carismatico, talentuoso. Queste le caratteristiche chiave del capitano della nazionale giovanile inglese Lewis Chessum, fratello più giovane di Ollie, già seconda linea della nazionale maggiore.
Come il maggiore, il più piccolo dei due Chessum è un giocatore che si trova molto a suo agio nel far valere le proprie doti atletiche negli spazi allargati, dove la sua falcata abbinata all’imponenza fisica gli consente di far danni alle difese avversarie.
A thing of beauty🔥
Sam Harris with the opening try of the game. And what a try it is👀#FRAvENG #WorldRugbyU20spic.twitter.com/4G5bLKFnAX
— England Rugby (@EnglandRugby) July 9, 2023
4 Posolo Tuilagi – Francia
È un giocatore strano Posolo Tuilagi. Una seconda linea immensa, una sorta di pilone aggiunto. A livello under 20 la sua prepotenza fisica è inarrestabile, ma anche con i seniores ha dimostrato in questa stagione di essere una sfida per ogni placcatore. Anche in un rugby dove va di moda avere una seconda linea molto limitata in rimessa laterale, ma semplicemente gigantesca, Tuilagi è comunque un giocatore diverso da Will Skelton ed Emmanuel Meafou, i due giocatori a cui viene immediatamente automatico paragonarlo. Sarà affascinante seguire l’evoluzione di un giocatore così singolare.
3 Marcos Gallorini – Italia
La sfilza di mete segnate tra Sei Nazioni U20 e World Rugby U20 Championship da questo ragazzo classe 2004 dice molto della sua qualità. Impressionante a livello di stazza, con una tecnica individuale in mischia ordinata già di buon livello, è stato decisivo in ogni partita degli Azzurrini, in particolare entrando dalla panchina nella vittoria contro il Sudafrica. Ora per Gallorini la sfida è continuare a crescere per portare questa sua esuberanza fisica anche nel rugby dei grandi, limando nel frattempo i suoi lati più grezzi, come una certa pigrizia in fase difensiva, il mantenere la lucidità nei momenti di affanno e il bagaglio delle skills manuali.
2 Tomas Bartolini – Argentina
Bartolini è un classe 2003 che è già stato messo nel mirino dall’Argentina come uno dei talenti più brillanti su cui puntare in futuro. Il tallonatore viene da una stagione con ben 9 presenze nel Super Rugby Americas con i Dogos, i finalisti del campionato. Dopo una annata in cui ha giocato soprattutto da pilone sinistro, ha dimostrato di trovarsi perfettamente a suo agio anche come tallonatore, grazie a una tecnica individuale non banale.
1 Asher Opoku-Fordjour – Inghilterra
Asher Opoku è passato da un ruolo di rincalzo per l’Inghilterra al Sei Nazioni U20 ad uno da protagonista nel mondiale giovanile. Classico pilone sinistro moderno, dal corpo statuario, potente ed esplosivo, il giocatore dei Sale Sharks ha segnato una meta importante al primo turno contro l’Irlanda e si è affermato nelle altre gare come una pietra angolare del pack inglese, ma anche come ottimo ball carrier. Le sue corse in campo aperto sono retaggio dei suoi inizi nel mondo del rugby, quando giocava come trequarti ala, prima di crescere fisicamente e venire traslocato in prima linea.
Lorenzo Calamai
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