Il flanker racconta il suo avvicinamento al mondiale dal raduno di Padova degli Azzurri
L’Italia si sta preparando alla sfida di sabato 29 luglio contro la Scozia, esordio del percorso di avvicinamento alla Rugby World Cup 2023.
Dal raduno degli Azzurri a Padova, Giovanni Pettinelli ha raccontato cosa significa per lui trovarsi tra i 40 giocatori che battagliano per la convocazione al mondiale: “Questo è un momento di grande orgoglio. Vestire la maglia azzurra, anche se per il momento è quella da allenamento, è il coronamento per ciascuno di noi del proprio percorso individuale e collettivo. È però anche un momento di grande responsabilità: c’è tanta attenzione e ci viene richiesto tantissimo, anche più di quello che possiamo dare, spingendoci ad uscire dalla nostra zona di comfort e poter dare tutto il possibile per questa maglia.”
“Per me quella alle spalle è stata una stagione di alti e bassi – ha proseguito il flanker del Benetton, passando ad un piano più personale – Ho avuto diversi piccoli infortuni che mi hanno un po’ condizionato e non sono mai riuscito a raggiungere l’apice delle prestazioni.”
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Tredici presenze con il Benetton, quattro con l’Italia al Sei Nazioni, niente test autunnali: il 2022/2023 è stato un anno in cui il terza linea veneziano è stato importante sia per il club che per la nazionale, ma senza toccare gli stessi picchi della primavera del 2022.
Racconta Pettinelli che, a un certo livello, quando un giocatore sta particolarmente bene, trova le giuste sensazioni. Tutti sono in forma, tutti fanno un grande lavoro, ma c’è anche qualcosa di più che ti porta a fare la differenza, ti porta a fare ottime prestazioni. L’esperienza delle stagioni precedenti ti porta a capire se sei nella possibilità di ritrovare quelle sensazioni particolari.
“Nella stagione 2021/2022 ho avuto un periodo in cui mi sono sentito davvero al massimo. Una di quelle situazioni della vita dove ti riesce un po’ tutto. Vorrei ritrovare quelle sensazioni lì, ma al tempo stesso non posso fossilizzarmi su questo. Devo prendere quel che c’è di buono, mettermi a disposizione del gruppo e fare quello che mi viene richiesto.”
“Arrivo quindi a questa preparazione con una voglia di riscatto in più, una cattiveria agonistica ancora più profonda. Devo al contempo essere cosciente che questi alti e bassi fanno parte della vita di uno sportivo: non si può sempre e solo crescere, ma bisogna anche passare dalle difficoltà.”
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