Il processo che ha portato i migliori giovani talenti italiani nei club del massimo campionato e che cosa li aspetterà nella prossima stagione
Lo scorso 20 luglio la Federazione Italiana Rugby ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le società del massimo campionato italiano, la Serie A Elite, per l’assegnazione dei giocatori che fanno parte delle accademie di Benetton e Zebre.
Gli atleti potranno così scendere in campo con i club del torneo domestico se non dovessero essere utilizzati dalle franchigie nello United Rugby Championship o in Challenge Cup.
Un passo avanti importante, che va a colmare quello che era stato un evidente vuoto nella stagione 2022/2023, dove molti giocatori avevano avuto un minutaggio pressoché inesistente o avevano preso parte a tratti più o meno lunghi del campionato di Serie A.
Maurizio Zaffiri è uno degli ingranaggi chiave nella macchina della filiera di sviluppo del talento della Federazione. L’ex flanker azzurro, 14 caps tra il 2000 e il 2007, è il Responsabile operativo del progetto di formazione élite, la persona giusta per raccontare approfonditamente il lavoro dietro questa novità e i programmi per la stagione in procinto di iniziare.
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Maurizio, l’assegnazione dei giocatori delle accademie di Benetton e Zebre alle squadre della Serie A Elite è un nuovo passo nella definizione del percorso formativo che la Federazione italiana propone a quelli che reputa i propri migliori talenti. Puoi riassumerci il modo in cui è articolato?
Il nuovo percorso di sviluppo della FIR si divide in tre momenti: prima di tutto la ricerca dei giocatori con potenziale, fra i 16 e i 17 anni; poi i centri di formazione, a 18 e 19 anni; infine, la fase delle accademie delle franchigie, che dura tre anni, ognuno dei quali ha le sue specificità.
L’obiettivo finale di questo percorso è che, a 22 anni, un giocatore abbia acquisito le competenze necessarie per ricevere un’offerta di contratto da parte di una delle franchigie.
Parliamo di un iter tortuoso e difficile: ogni anno partono 450 ragazzi, ma poi quelli che riescono ad ottenere un contratto da Zebre e Benetton sono solamente 3 o 4.
Nel comunicato ufficiale sui percorsi individuali degli atleti delle accademie si parla di piani di sviluppo individuale. In che cosa consistono?
Per coloro che arrivano all’ultima fase del percorso di formazione disegniamo un piano di sviluppo individuale per portarli ad esprimere le proprie massime potenzialità.
Il piano di sviluppo individuale di ogni giocatore è definito da due livelli diversi: uno è quello quotidiano, uno è quello della competizione.
Con il primo si intende il lavoro fisico, tecnico, tattico, individuale e collettivo che ogni giocatore deve svolgere per migliorarsi. Una attività che vogliamo che sia svolta nelle migliori condizioni di intensità possibile, e quindi principalmente all’interno del contesto delle franchigie. È il piano più importante per gli atleti che definiamo del primo ciclo, ovvero al primo anno delle accademie.
Questi passeranno molto del loro tempo concentrati su questo tipo di lavoro nell’ambito di franchigia, potendo comunque beneficiare del minutaggio con l’Italia U20, ma anche di tutta l’attività internazionale giovanile, che copre fino a 120 giorni all’anno.
È importante capire che il minutaggio ha un peso diverso a seconda del contesto nel quale lo si cala. Quello dell’attività internazionale giovanile è di qualità estrema: per intensità e densità del modello prestativo è molto vicina allo URC.
Un atleta che invece è al secondo o al terzo anno di accademia si concentrerà più sull’aspetto della competizione, non avendo per di più la possibilità di giocare con la nazionale U20.
Si dividerà quindi fra periodi in cui la sua presenza può essere utile alla franchigia per lo URC o la Challenge Cup, e periodi in cui sarà a completa disposizione del club di Serie A Elite a cui è stato assegnato. Una disponibilità che non sia più quella del giocatore che arriva al club il venerdì per giocare nel weekend, ma che sia pressoché completa per poter entrare al meglio nei meccanismi e nelle dinamiche della squadra.
Ora, la competizione può essere di tre livelli: nazionale (Serie A Elite), internazionale (nazionale U20, Sevens ed Emergenti) o di high performance (nazionale maggiore e franchigie). L’esposizione ai tre livelli della competizione non è dovuta, ma dipende dalle competenze dell’atleta: ci possono essere giocatori subito pronti per giocare sia con la nazionale U20 che con la maggiore, come nel caso di Tommaso Menoncello lo scorso anno. Qualcun altro potrà giocare in franchigia e in nazionale U20, come ad esempio Alessandro Garbisi nel 2022. Al di là delle eccezioni, comunque, la maggior parte dei giocatori arriverà alla fine del percorso di formazione limitandosi al livello nazionale e internazionale, attraverso 3 anni di progressiva maturazione che potranno portarli all’obiettivo finale: un contratto in franchigia.
Come si parte da un piano di sviluppo individuale e si arriva all’assegnazione ad una squadra della prossima Serie A Elite?
Per assegnare i giocatori alle squadre abbiamo valutato: il piano di sviluppo individuale; il momento all’interno dei cicli delle accademie; l’interesse della franchigia a breve, medio e lungo termine; i piani di successione delle franchigie, visto che alla fine l’obiettivo del progetto è quello di aumentare il numero di giocatori eleggibili nelle fila delle franchigia, aumentandone al contempo la competitività; la composizione delle rose dei club di destinazione e la loro disponibilità a dare minutaggio al giocatore; ultimo, ma non meno importante, si tiene in considerazione il club di origine del giocatore.
In un secondo momento abbiamo compiuto un’analisi interna sul potenziale dell’atleta e su quali possono essere i contesti migliori per cercare di creare delle opportunità. Da qui siamo passati al mettere in relazione i giocatori con i club, sviluppando un rapporto e arrivando alla definizione dei vari percorsi individuali.
Tutto questo non sarebbe stato possibile, evidentemente, senza la collaborazione delle società di origine e di appartenenza dei giocatori coinvolti, che mi preme ringraziare perché ci danno la possibilità e la responsabilità di supportare lo sviluppo sportivo e personale dei ragazzi.
Ci sarà un minutaggio minimo richiesto ai club del massimo campionato per i giocatori coinvolti in questo percorso?
Quello che abbiamo capito negli anni è che le competenze di un atleta sono legate al contesto. E quindi quello che noi cerchiamo di fare è esporre i nostri giocatori alla più grande varietà possibile di contesti: club, nazionale U18, nazionale U20, attività seniores di diversi livelli. Le informazioni che ne traiamo, il modo in cui li vediamo reagire di volta in volta, ci fa capire dove potrà arrivare ogni giocatore.
Non c’è, quindi, un minutaggio minimo garantito. Possiamo dare acqua, ma non possiamo dare la sete ai giocatori. Dovranno essere bravi a cogliere le loro opportunità.
Ci sono due squadre di Serie A Elite che non hanno ricevuto nessun giocatore da parte delle accademie di franchigia. Perché Fiamme Oro e Petrarca non sono coinvolte nel progetto?
Ci sono state delle riunioni durante il processo che ha portato a questa collaborazione sullo sviluppo degli atleti tra FIR e le squadre del massimo campionato. In quelle sedi non tutte le squadre hanno condiviso la nostra proposta e Fiamme Oro e Petrarca hanno quindi scelto di non prendervi parte.
Si tratta comunque di due situazioni diverse: le Fiamme Oro, pur riconoscendo l’utilità dell’attività, hanno scelto per motivi di struttura interna di non usufruire degli atleti delle accademie. Da parte del Petrarca, invece, c’è stata una maggiore chiusura.
Si è parlato anche di partite tra le accademie di Zebre e Benetton nel corso della stagione, ma sommando i giocatori delle due strutture si arriva a 19 atleti. Come avete intenzione di organizzarle, quindi?
Saranno gare a cui potranno partecipare gli atleti under 23 di interesse nazionale, non solo i 19 facenti parte delle accademie. Se consideriamo il numero dei giocatori di questa fascia d’età che fanno in questo momento parte delle franchigie (accademie comprese) e che sono passati dalla formazione federale, abbiamo quasi 60 nomi.
Mi fa piacere sottolinearlo perché è una dimostrazione del grande lavoro fatto in questi anni, prima di tutto nei nostri percorsi di sviluppo e poi anche attraverso il reclutamento di project players che possono essere integrati nel novero di quest’attività.
Questo ci permette oggi di supportare il piano formativo degli atleti attraverso una serie di incontri che abbiano modelli di prestazione il più possibile vicini al livello delle competizioni URC ed EPCR.
Un altro punto accennato nel comunicato ufficiale parlava di “scambi tecnici” con alcune accademie irlandesi. Puoi dirci in cosa consisteranno?
Si tratta di una attività under 22 che nasce da un interesse comune fra noi e la federazione irlandese: creare più momenti di formazione per i giocatori che sono nella fase di transizione o, come li definiamo noi, che si trovano nella fase di sviluppo della prestazione, fra i 20 e i 22 anni.
Entrambi volevamo rafforzare questo segmento del rispettivo percorso formativo. Da questa esigenza comune e da un buon rapporto tra noi, abbiamo avuto la possibilità di convergere su un lavoro congiunto che avrà luogo per quattro settimane a dicembre e a gennaio prossimi.
Lorenzo Calamai
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