Una partita interlocutoria, con luci e ombre sia nelle prestazioni individuali che nelle fasi di gioco collettive
Scozia e Italia sono state le prime squadre dell’emisfero nord ad iniziare il percorso di avvicinamento alla Rugby World Cup 2023. A Edimburgo, i padroni di casa hanno segnato tre mete per ottenere la vittoria, con il tabellone che all’ottantesimo ha recitato il punteggio di 25-13 nei confronti degli Azzurri.
Una gara preparata da entrambe le squadre come un’occasione per dare minuti a qualche volto nuovo, in corsa per un posto alla Rugby World Cup, e rimettere in campo alcuni giocatori che durante il Sei Nazioni si erano visti poco, in particolare per infortunio. E come tale si è svolta: due squadre appesantite dalle settimane di preparazione, farraginose nella manovra perché poco collaudate, prive di diverse delle stelle che le animano solitamente.
Sia Scozia che Italia portano a casa, però, forse ancor meno di quello che ci si poteva attendere.
La squadra di Gregor Townsend ha accertato di poter contare su Ben Healy, il mediano di apertura alla prima da titolare in nazionale. Con il ritiro improvviso di Stuart Hogg, Blair Kinghorn potrebbe tornare più spesso a rivestire il ruolo di estremo e pertanto servivano nuove certezze su un possibile backup di Finn Russell (mettendo peraltro in dubbio la presenza al mondiale di Adam Hastings). Healy ha risposto con una performance di grande autorevolezza, con una tranquillità e una fiducia nei propri mezzi invidiabile per uno che è poco più di una matricola a questo livello. E in più ha un cannone al posto del piede destro, che aiuta.
Leggi anche Summer Nations Series, gli highlights di Scozia – Italia
Poco altro di cui gioire, oltre alla vittoria, per il XV del Cardo. Federico Ruzza, capitano di giornata degli Azzurri, si è detto soddisfatto della difesa dell’Italia perché “contro una squadra che ha grande qualità palla in mano, abbiamo riconquistato molti palloni”. Il che è vero, ma la grande qualità palla in mano della Scozia sabato pomeriggio ha assai latitato, con tanti errori gestuali, non approfittando fino in fondo di una difesa italiana sullo spazio che ha ballato e non poco.
E veniamo quindi alle note dolenti della gara di Murrayfield per i colori di casa nostra: sul possesso avversario, l’Italia è sembrata spesso troppo densa nel muro difensivo, poco reattiva nelle letture del gioco scozzese e fuori tempo nella salita dei giocatori all’esterno sui tempi di volo del pallone.
In fase di possesso, invece, gli Azzurri hanno faticato a trovare avanzamento per i primi 60 minuti, con le cose che sono leggermente migliorate nella parte finale dell’incontro, quando sono entrati Iachizzi, Cannone e Mori. Le difficoltà nel vincere la collisione e nel rendere il pallone subito disponibile hanno inoltre innalzato il tempo di uscita dell’ovale dal punto d’incontro rispetto agli standard a cui l’Italia ci aveva abituato nel Sei Nazioni, rendendo sterile l’azione offensiva di un’Italia che ha avuto comunque un buon possesso e non poche occasioni nei 22 metri avversari.
A queste due difficoltà si aggiungono quelle delle fasi ordinate, mischia e rimessa laterale. Qui l’Italia ha veramente fatto suonare dei campanelli d’allarme, subendo decisamente gli avversari. Federico Zani è stato punito per 3 volte, Filippo Alongi ha concesso un calcio su propria introduzione nei propri 22 metri, ma il momento peggiore è stato al 58′, quando una golosa mischia ordinata vicino alla linea di meta scozzese è stata appannaggio degli avversari, che hanno recuperato il possesso con una superiorità disarmante.
La partita doveva servire a dare qualche certezza in più sulla profondità dei ruoli di prima linea, ma ha forse lasciato a Kieran Crowley e allo staff ancora più dubbi, visto che né Hame Faiva né Marco Manfredi hanno offerto certezze di sorta, in particolare al lancio. Paradossalmente, la cosa migliore della giornata di sabato è stata l’andamento del punteggio, con l’Italia sopra all’intervallo e a contatto per quasi tutto il match.
Leggi anche World Rugby Ranking: Samoa tra le prime 10 al Mondo. Ora l’Italia può mettere nel mirino il Giappone
Le buone notizie vengono da alcune prestazioni individuali. Sopra tutte le altre, quelle di Manuel Zuliani e Tommaso Menoncello, che hanno aggredito la partita e dimostrato di meritare l’alta considerazione nei loro confronti. Zuliani è stato chiamato a interpretare il ruolo di Lamaro, sostituendosi al mediano di mischia in alcune situazioni strategiche, mentre Menoncello ha voluto segnalare a tutti che il 13 è il suo numero preferito.
Buone risposte anche dai due esordienti, Lorenzo Pani e Martin Page-Relo. L’estremo delle Zebre ha dimostrato di poter portare le sue doti principali sul palcoscenico superiore: abilità nel gioco aereo, solidità da portatore e un sinistro che, oltre ad essere bello potente, fa sempre comodo come arma tattica. Forse non basterà a convincere il CT a portarlo al Mondiale, ma è un buon inizio. Il mediano di mischia ha avuto un paio di spunti interessanti, ma in particolare, tolto forse il pallone recuperato in area di meta e calciato sulle braccia protese di Darcy Graham, non ha commesso errori di sorta, piccola piaga che tormenta i discontinui giovani azzurri che vestono la maglia numero 9.
Leggi anche Summer Nations Series: ancora disponibili i biglietti per Italia-Romania a San Benedetto del Tronto
Ha colto la sua occasione anche Federico Mori, volitivo ed esuberante, nei minuti concessigli dal tecnico come primo centro. Le fila dei trequarti centro non sono molto folte, con Menoncello, Morisi e Brex. Almeno un altro giocatore che possa coprire il ruolo, in Francia, andrà portato. Mori ha provato ad alzare la mano, vedremo se la prossima settimana sarà concessa un’opportunità nel ruolo a Paolo Odogwu.
A proposito della partita del 5 agosto con l’Irlanda: sono attesi già miglioramenti sensibili da parte azzurra. La sconfitta di Murrayfield e le difficoltà sopra evidenziate possono non essere un problema se rimangono effettivamente il lascito di una partita estiva, l’inizio di un percorso di avvicinamento alla Coppa del Mondo tra scorie della preparazione atletica e un po’ di ruggine negli ingranaggi. Viceversa, le cose potrebbero cominciare a destare qualche preoccupazione.
Lorenzo Calamai
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.