Il centro azzurro: “È mancata la pazienza nei possessi chiave. Era la mia prima da ’13’ in Nazionale, ho lavorato molto con Nacho e Goosen in settimana”
Archiviato il primo test match di preparazione al Mondiale, perso 25-13 contro la Scozia a Edimburgo, è il momento delle prime analisi. La delusione è palpabile, perché l’Italia è stata prima in vantaggio e poi attaccata alla partita per larghi tratti, prima della meta subita a tempo scaduto che come al Sei Nazioni ha reso il punteggio più largo di quanto abbia detto realmente il campo.
Summer Nations Series: Tommaso Menoncello commenta Scozia-Italia
“Sono uscito deluso dal campo perché mi aspettavo una vittoria, penso sia l’aggettivo giusto per descrivere come mi sentivo” ha spiegato Tommaso Menoncello oggi in conferenza stampa, senza però tralasciare gli aspetti positivi di un’Italia che si sta confermando comunque costantemente competitiva: “Noi siamo sicuri, crediamo in quello che facciamo e sappiamo che continuando a fare prestazioni positive prima o poi il risultato arriverà”.
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Per Menoncello è stata anche la prima partita da secondo centro in Nazionale. Finora, in azzurro aveva sempre fatto il “12” oppure l’ala: “In settimana abbiamo lavorato molto con Goosen e con Nacho Brex, ho chiesto molti consigli per migliorare nel placcaggio ed essere sempre più ‘dentro’ la partita. Mi sono trovato molto a mio agio. Ovviamente devo migliorare ancora perché ho commesso degli errori, ma so di poter fare ancora meglio in questo ruolo”.
“Meglio 12 o 13? Dipende. Ad esempio quando gioco insieme a Brex non abbiamo ruoli fissi in Benetton, ci alterniamo in base alle giocate. In difesa Nacho si muove da secondo centro perché ha più esperienza per leggere le situazioni e le giocate degli avversari, mentre in attacco vengo usato più io come ballcarrier”.
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Menoncello ha poi raccontato anche quali sono i vari leader della squadra nei momenti difficili della partita e come hanno lavorato con il capitano di giornata Ruzza: “In settimana avevamo deciso come dividerci i ruoli nel gestire le varie situazioni, nominando dei leader che avrebbero preso la parola in varie situazioni. Per esempio, dopo aver subito una meta ci mettiamo sempre in cerchio al centro dei pali: se c’era stato un errore in difesa allora prendevo la parola io, se c’era un problema in attacco parlava Tommy Allan, se c’era un problema in mischia parlava Federico (Ruzza, ndr). Con una buona comunicazione anche il lavoro in campo diventa più semplice”.
L’impressione è che questa Italia faccia tutto bene fino agli ultimi 10 metri, poi manca ancora qualcosa per portare a casa i punti: “Abbiamo analizzato la partita questa mattina, e abbiamo visto che dobbiamo essere molto più pazienti e allo stesso tempo più cinici in queste situazioni. Avevamo un piano ben strutturato, ma sia per la stanchezza dovuta al match, sia perché veniamo da una lunga preparazione, non siamo riusciti ad applicarlo al meglio. Credo sia mancata un po’ di pazienza nel gestire i possessi chiave”.
Francesco Palma
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