Nessun ducale nel XV di partenza: finora c’era stato un solo precedente nell’era Kieran Crowley
Un buon numero di novità caratterizzano la formazione titolare dell’Italia impegnata domani, sabato 19 agosto alle ore 18.30, contro la Romania a San Benedetto del Tronto. In occasione della prima partita casalinga dell’estate 2023 vedremo i ritorni, dopo vari mesi, di Capuozzo e Nemer, oppure la prima da titolare per i fratelli Garbisi. Ma c’è anche un altro fattore da sottolineare: il XV titolare non presenta neanche un giocatore delle Zebre Parma.
Si tratta di una vera e propria rarità per quanto riguarda gli ultimi anni. Restringendo il periodo all’era Kieran Crowley, che è il capo allenatore della nazionale Azzurra negli ultimi due anni, è successo solamente un’altra volta che una formazione titolare non presentasse giocatori della franchigia di Parma.
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L’unica altra volta in cui Kieran Crowley ha scelto un XV titolare senza Zebre è stato proprio quest’anno, per la precisione il 12 febbraio, in occasione della seconda giornata del Sei Nazioni 2023 contro l’Inghilterra. A Twickenham c’erano Pierre Bruno, Luca Bigi e Alessandro Fusco, ma tutti partiti dalla panchina.
Anche domani contro la Romania dei giocatori delle Zebre vestiranno la maglia Azzurra (Alessandro Fusco e Lorenzo Pani) ma, a meno di cambi forzati dell’ultimo minuto, entreranno solo a gioco iniziato.
Un evento raro non vedere giocatori delle Zebre in una formazione titolare dell’Italia ma che ha rischiato si ripetesse durante l’era di Kieran Crowley. In questi ultimi due anni il tecnico ha scelto varie volte XV che vedevano una scarsissima presenza di giocatori della franchigia ducale. Spesso i soli Danilo Fischetti (quando è stato alle Zebre) e Pierre Bruno hanno “tenuto alta la bandiera” della squadra ducale.
Ormai, oltre ovviamente a coloro che militano all’estero, non è più una novità vedere XV infarciti di interi reparti del Benetton. Contro la Romania, ad esempio, la prima e la terza linea sono composte da giocatori dei Leoni.
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Non c’è però molto di cui stupirsi: è indubbio che sia la franchigia veneta a trascinare il movimento italiano per quanto riguarda il livello del rugby internazionale, mentre dalle Zebre i risultati latitano pericolosamente negli ultimi anni. Quella di Crowley pare quindi una semplice costatazione dello stato di salute, al momento, dei due club dello United Rugby Championship da cui meglio può attingere.
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