Il numero 8 della nazionale transalpina non è d’Artagnan, ma un novello Porthos con la palla ovale al posto del fioretto
In piazza Saint-Pierre a Condom, a poca distanza da Auch, nel dipartimento del Gers, c’è una statua, realizzata nel 2010 dallo sculture georgiano Zurab Tsereteli.
Raffigura i tre moschettieri e d’Artagnan che incrociano i fioretti, icone che hanno trasceso la celebrità letteraria per diventare simbolo della Francia nel mondo. A guardar bene i volti scolpiti nel bronzo, la forma dei baffi, delle barbe e dei pizzetti dei quattro assomiglia molto a quella di quattro uomini che, da ragazzi, proprio nella zona di Auch hanno intrapreso la propria cadetteria, con l’ambizione un giorno di trascendere i propri confini ovali e diventare un simbolo della Francia anche al di fuori dei confini del paese.
C’è stato un momento, infatti, alla fine degli anni Zero, dove nelle giovanili dell’allora FC Auch (oggi RC Auch, rinato nel 2017 dopo il fallimento) hanno militato contemporaneamente Greg Alldritt, Anthony Jelonch, Pierre Bourgarit e Antoine Dupont. I tre moschettieri e d’Artagnan, insomma, con la maglia blu della nazionale maggiore piuttosto della casacca con il giglio dei militi del re.
Se non c’è dubbio, dato anche il pizzo recentemente sfoggiato, che Dupont sia il novello d’Artagnan, Greg Alldritt non può che essere il Porthos del romanzo dumasiano, il moschettiere dalla forza erculea, il più forte tra i tre spadaccini al servizio di Luigi XIII.
Nato a Tolosa il 23 marzo del 1997 e cresciuto proprio a Condom, la città della statua dei tre moschettieri, Alldritt ha una carriera lineare: cresce al centro della terra del rugby francese, visto che Condom si trova in mezzo a un pentagono d’eccellenza i cui vertici sono Tolosa, Montauban, Agen, Mont-de-Marsan, Pau; debutta fra i seniores con Auch; al momento del fallimento della squadra nel 2017 si accasa a La Rochelle insieme a Pierre Bourgarit, malgrado avesse ricevuto un’offerta dallo Stade Toulousain.
Dopo una prima stagione interlocutoria, è a partire dal 2018 che la sua carriera esplode, collezionando prestazioni su prestazioni che gli permettono di essere convocato alla Rugby World Cup 2019. Da quel punto in poi l’ascesa è inarrestabile e oggi è uno dei migliori terza linea centro al mondo, con alle spalle una vittoria del Sei Nazioni e due Champions Cup.
È un giocatore granitico, molto forte nel gioco dopo il contatto, capace spesso di impegnare un paio di difensori e poi liberare la palla per un compagno in sostegno. È un giocatore intelligente, ma soprattutto un infaticabile lavoratore, con un’intensità che raggiunge livelli davvero assoluti.
Per le strane regole del rugby sull’eleggibilità dei giocatori Gregory Alldritt avrebbe potuto giocare per la nazionale scozzese, danese, irlandese e italiana.
Suo padre è uno scozzese di Stirling, nato in Kenya da padre irlandese e madre danese, vissuto in Scozia fino al momento di conoscere in Italia la moglie, per metà francese di Guascogna e per metà italiana.
Ha scelto di essere un simbolo dell’Equipe de France, di giocare per il paese dov’è nato e cresciuto, ma è al tempo stesso un esempio significativo del melting pot della società transalpina. Un Porthos contemporaneo con una palla da rugby al posto del fioretto, il caschetto al posto del cappellone con la tesa larga, un passaporto britannico in tasca e un’idea in testa: vincere la prima coppa del mondo per la Francia, alzare la William Webb Ellis Cup davanti al pubblico di casa.
Lorenzo Calamai
Gli altri protagonisti mondiali: Will Jordan – Tevita Ikanivere – Manie Libbok – Darcy Graham – Rodrigo Marta
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