Il pilone classe 2000 ha giocato una stagione straordinaria e malgrado l’ordinarietà dell’Australia è riuscito a mettersi in luce
Novecentoquaranta.
È il numero di matricola di Angus Bell, a centoundici da quello del padre, Mark Bell. Il giovane è il pilone sinistro dell’Australia, il vecchio, oltre al legame biologico, è anche il suo allenatore. Un singolo, solitario cap nel 1996 contro il Canada ha consentito a Mark di indossare la maglia dei Wallabies, dedicandosi poi a cesellare i talenti del figlio come tecnico della mischia ordinata per i Waratahs.
C’è un metodo quasi infallibile per valutare spannometricamente i giocatori, soprattutto quelli giovani: se hanno più caps che primavere alle spalle, sono piuttosto forti. E Angus Bell ha accumulato 24 caps a 22 anni, nel ruolo dove l’età conta di più e in una nazionale competitiva come quella australiana.
Non è un momento facile per i Wallabies. Dopo il cambio in panchina voluto dalla federazione, con Eddie Jones che ha preso il posto di Dave Rennie, c’è stata quasi una sommossa da parte dei veterani dello spogliatoio, conquistati dal carisma dell’ex allenatore dei Glasgow Warriors. Poi, i risultati non sono arrivati: il Rugby Championship 2023 è finito con nessuna vittoria, il mese di agosto li ha visti ancora due volte sconfitti, e neanche l’Australia A se l’è cavata così bene (sconfitta da Tonga e vittoria non proprio comoda con il Portogallo).
Angus Bell, però, è la buona notizia. Il ragazzo si è saputo imporre sulla scena vestendo la maglia di uno dei leader del gruppo, l’immarcescibile James Slipper, che ha 12 anni e 107 caps in più.
Il 22enne dei Waratahs supera il metro e novanta e i 120 chili, ma ha una accelerazione bruciante, è potente, esplosivo e fortissimo con la palla in mano, uno di quei giocatori che semplicemente si rifiutano di essere placcati.
Ha debuttato in nazionale a 20 anni e 34 giorni, dopo essere stato capitano della nazionale U18 e della selezione Australia Schools. Fa parte della generazione che può rianimare i Wallabies, è uno di coloro che sono arrivati alla finale del mondiale giovanile nel 2019, perdendo di un solo punto contro la Francia.
La sua carriera era già partita fortissimo: nel 2021 ha giocato in 13 dei 14 test dell’Australia e si è affermato come titolare dei Waratahs. Nel 2022, però, un infortunio ad un dito del piede lo ha tormentato talmente tanto da costringerlo sostanzialmente a saltare l’ultimo anno, con la Rugby World Cup che era diventata un miraggio.
L’allenatore della mischia ordinata dell’Australia Neal Hatley ne parla così: “Penso che tutti si siano accorti del fatto che sa portare la palla. Per me, sono gli altri pezzi del suo gioco che trovo entusiasmanti. La sua difesa contro la Francia è stata ottima, soprattutto nei drive e nelle maul. Sono le aree del gioco dove sta cercando di migliorare, insieme alla mischia chiusa.”
“L’aspetto più gratificante per me, però, è il lavoro lontano dalla palla. È quello di cui la squadra avrà bisogno ed è quello che gli altri giocatori apprezzano: non solo quello che fai con il pallone, ma quello che riesci a dare senza.”
Oggi James Slipper è in dubbio per la partita inaugurale del mondiale dei Wallabies contro la Georgia, a Parigi, il 9 settembre. Sarà subito uno scontro decisivo: i Lelos vogliono confezionare una nuova sorpresa, l’Australia deve re-imparare a vincere e non può rischiare di accumulare altra pressione sulle proprie spalle.
Se c’è una certezza alla quale Eddie Jones può ancorarsi in questo momento è rappresentata dalla faccia quadrata, dal petto imponente, dalle gambe e dal cuore di Angus Bell, un giocatore che è destinato ad ampliare il divario fra la propria età e il numero dei caps che accumulerà.
Lorenzo Calamai
Gli altri protagonisti mondiali: Will Jordan – Tevita Ikanivere – Manie Libbok – Darcy Graham – Rodrigo Marta – Greg Alldritt
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