L’ex capitano azzurro prova a fare le carte alla Nazionale pronta a iniziare il suo percorso iridato sabato contro la Namibia
Avrebbe potuto essere il suo sesto mondiale da giocatore, invece la carriera di Sergio Parisse si è chiusa la scorsa primavera e ora l’ex capitano azzurro è pronto a un nuovo futuro da tecnico. Prima però si occuperà delle telecronache di questa Rugby World Cup sui canali di una televisione britannica, ma parlando con Repubblica il quasi 40enne che lo scorso maggio ha vinto la Challenge Cup con Tolone ha provato a fare le carte al torneo.
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Analizzando il calendario dell’Italia, Parisse ha sottolineato come l’importante sarà concentrarsi una gara alla volta senza sottovalutare il match contro l’Uruguay, prima poi delle due durissime sfide agli All Blacks e ai padroni di casa della Francia. Il terza linea ha comunque spiegato come gli piaccia lo spirito di questa Nazionale, con ragazzi che hanno un piano di gioco e credono in quello che fanno, portando in campo ambizione ed entusiasmo.
Può essere questa secondo Parisse l’Italia più forte di sempre? “Ha un gioco molto più fluido e innovativo del passato. Esiste sintonia fra avanti e tre-quarti, mentre anni fa ci si basava solo sulla fisicità della mischia. Magari nel pacchetto ora non dominiamo come un tempo le fasi statiche, però i primi 5 riescono a conquistare palloni e corrono dappertutto. Non amo i paragoni: ma ci sono le potenzialità perché ci si ricordi a lungo di questa squadra”.
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Una squadra giovane che di recente ha battuto Galles e Australia, dato 50 punti a Samoa ma perso in Georgia e fatto fatica a vincere in Portogallo, quindi per l’ex azzurro il gruppo ha bisogno di fare tanta esperienza e sicuramente il Mondiale aiuterà. Pochi i dubbi su Ange Capuozzo, definito un “diamante” con straordinarie capacità di giocare negli spazi e un intuito che può fare la differenza.
Infine un pensiero per Gonzalo Quesada che, da dopo la Rugby World Cup, prenderà il posto di Kieran Crowley alla guida della Nazionale italiana. Sergio Parisse ritiene il tecnico argentino potenzialmente il profilo giusto, un latino con un approccio di gioco simile a quello italiano e che, conoscendo la sua filosofia di gioco, può fare bene. Le esperienze alla guida dei Jaguares e in Europa sono state sinora importanti da parte di Quesada, definito anche come “formidabile” a livello umano.
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