Rugby World Cup 2023 – Italia: perché i titolari con la Namibia? Le ragioni di questa scelta

La decisione di Crowley all’inizio è parsa sorprendente, ma ci sono delle valide ragioni dietro: proviamo ad analizzarle

Rugby World Cup 2023, Italia: perché i titolari con la Namibia? Le ragioni di questa scelta (ph. Sebastiano Pessina)

Italia: perché i titolari con la Namibia? Le ragioni di questa scelta (ph. Sebastiano Pessina)

La scelta di Kieran Crowley di schierare tutti i migliori per la sfida d’esordio della sua Italia contro la Namibia ha rappresentato – in parte – una sorpresa. L’impegno nella Rugby World Cup 2023 con la nazionale guidata da Allister Coetzee, sulla carta, sarebbe il più agevole, ma ci sono ottime ragioni per cui il tecnico degli Azzurri ha preso questa scelta.

Essere al 100%

L’Italia ha giocato il suo ultimo test il 26 agosto contro il Giappone, e dopo la sfida con la Namibia avrà altri 11 giorni di pausa prima di tornare nuovamente in campo il 20 settembre contro l’Uruguay. Banalmente, tenere a riposo i giocatori più rappresentativi avrebbe significato doverli rimandare in campo contro i sudamericani dopo quasi un mese senza partite, cosa che probabilmente avrebbe compromesso tutto il percorso di preparazione – anche fisica – che l’Italia sta seguendo da luglio ad oggi. Se pensiamo poi a chi, per qualsiasi motivo, dovesse saltare il match con l’Uruguay, l’assenza dal campo diventerebbe di oltre un mese.

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Inoltre, se i primi 15 rappresentano quella che verosimilmente è la formazione “tipo” nella testa di Kieran Crowley, in panchina invece ci sono tanti giocatori che per un motivo o per un altro hanno bisogno di mettere altri minuti nelle gambe e di dimostrare di meritare un posto in squadra, lasciando fuori invece ragazzi come Halafihi e Pani che probabilmente vedremo nelle partite più impegnative.

Elementi come David Sisi e Pierre Bruno hanno giocato poco durante l’estate, Nemer ha messo insieme 40 minuti con la Romania e poco più di 20 col Giappone dopo 6 mesi di assenza. Riccioni non gioca dal test di Dublino, Page-Relo ha avuto un problema fisico che gli ha fatto saltare Irlanda e Romania, e col Giappone ha fatto solo 10 minuti. Paolo Odogwu invece è stato maggiormente impegnato, ma deve ancora mostrare pienamente le sue enormi potenzialità. Inoltre, tutto questo rappresenta un altro fattore importante: Crowley ha sempre detto di volere continuità per 80 minuti da parte dei suoi ragazzi: portare in panchina quelli che hanno più motivazione nel farsi vedere anche in caso di partita – si spera – messa in cassaforte il prima possibile è una scelta che permetterà di mantenere alto il ritmo, evitando i cali di concentrazione visti con la Romania.

Leggi anche: Rugby World Cup, Kieran Crowley: “La squadra ha ambizione. Io ho fatto quello che mi sentivo senza condizionamenti”

Il calendario

Sempre gli 11 giorni di distacco tra la prima e la seconda sfida rappresentano un motivo per evitare turnover, visto che ci sarà tutto il tempo per recuperare da fatica ed eventuali acciacchi. Poi è chiaro, l’infortunio vero e proprio non si potrà mai prevenire e allo stesso tempo non si possono mettere i giocatori dentro una campana di vetro. L’Argentina ha perso Santiago Grondona nella sfida sulla carta meno impegnativa, quella stravinta contro la Spagna, e la stessa Italia ha perso un giocatore fondamentale come Edoardo Padovani prima ancora di iniziare le partite di preparazione. Motivo per cui, almeno quando si arriva a una Coppa del Mondo, diventa difficile escludere un giocatore (a meno che non sia già a rischio) per evitare che si faccia male.

Le motivazioni

Kieran Crowley è stato chiarissimo in conferenza stampa: “Vogliamo essere protagonisti, non soltanto dei passeggeri di questo Mondiale”, e la scelta di schierare subito tutti i migliori va nella stessa direzione. Parole e fatti corrispondono. L’Italia deve vincere e convincere, portare a casa possibilmente tutti i 5 punti in palio e iniziare la sua Rugby World Cup nel modo migliore possibile, per poi arrivare alle prossime partite con una formazione sempre più rodata.

Francesco Palma

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