L’analisi e gli insegnamenti dell’esordio iridato con la Namibia secondo il trequarti Azzurro
Nel corso dell’esordio dell’Italia alla Rugby World Cup l’azzurro probabilmente più atteso, Ange Capuozzo, ha avuto poche occasioni per far vedere il suo talento. È balzato agli occhi di molti il fatto che il trequarti italo-francese, durante il primo tempo contro la Namibia, non abbia avuto neanche un pallone giocabile, a parte un tocco caduto in avanti.
Rientrata in campo dopo l’intervallo, l’Italia ha iniziato a distendersi e giocare con maggiore scioltezza, così come il tecnico Kieran Crowley ha abituato i suoi. Complici anche l’ingresso di forze fresche e il riposizionamento di alcuni ruoli nella trequarti, gli Azzurri hanno ripreso ad attaccare con maggiore efficacia e, proprio in queste occasioni, anche Capuozzo ha potuto farsi apprezzare per le sue qualità.
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Superba è stata la sua azione in occasione della quarta meta azzurra, quella del punto bonus, da lui stesso conclusa dopo lo scambio dell’ovale con Ioane. Il trequartista del Tolosa è stato intervistato dal portale francese Rugbyrama, parlando dell’andamento del match d’esordio e dei suoi insegnamenti in vista del prossimo impegno, mercoledì prossimo 20 settembre con l’Uruguay.
“C’era molta emozione nell’iniziare la Coppa del Mondo”, ha dichiarato Capuozzo. “Per molti giocatori italiani (tra cui lui stesso, ndr) la partita con la Namibia è stata la prima presenza assoluta in questo torneo. Era il primo match e dovevamo toglierci l’emozione. Come nel caso di Francia-All Blacks, anche la nostra squadra ci ha messo un po’ di tempo per entrare in partita”.
Primo tempo: è stata la Namibia a dare fastidio o l’Italia non è riuscita a sviluppare il suo gioco? – “Un po’ entrambi, in questi casi le due cose vanno insieme. Quando una squadra ci dà problemi è perché sta facendo il suo gioco e noi non riusciamo ad adattarci. Ci hanno dato fastidio. Il loro obiettivo era chiaro: batterci. Alla fine però siamo andati piuttosto bene, quindi siamo molto felici”.
Cosa è mancato all’Italia nel primo tempo? Il ritmo forse? – “Il nostro DNA è il ritmo. Hanno fermato le nostre azioni sul nascere cosa che sanno fare molto bene. Dobbiamo anche mostrare un po’ più di carattere per imporre maggiormente il nostro gioco, come abbiamo fatto nel secondo tempo. E ora dobbiamo prepararci al meglio per la partita contro l’Uruguay”.
Hai toccato pochissimi palloni nel primo tempo, ma nella ripresa hai segnato – “Non mi è importato se nel primo tempo praticamente non ho toccato palloni. La cosa principale è riuscire ad imporre il nostro gioco, segnare mete ed essere in vantaggio. Se per fare questo io non devo avere palloni va bene così”.
Kieran Crowley ha elogiato la versatilità della trequarti italiana, è il vostro punto di forza? – “Sì, è molto importante. Il nostro è un gioco di movimento e dobbiamo integrarci l’un l’altro. Forse non si è visto nel primo tempo, ma questo è il nostro DNA. Il fatto che siamo tutti polivalenti significa che conosciamo le nostre posizioni e possiamo giocare in tutte le posizioni possibili. E ci permette di reagire bene quando non siamo nelle nostre posizioni abituali”.
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