Il tecnico australiano sul “bunker”, i water break e le troppe interruzioni del gioco
Come sempre, Eddie Jones non le manda a dire. Alla vigilia del match tra Australia e Fiji, il tecnico si è soffermato sul tipo di gioco che si sta vedendo in questa Rugby World Cup e sulle ultime decisione di World Rugby che stanno indirizzando il rugby verso una strada che non ritiene così sicura come si pensa.
“Il gioco si sta evolvendo. In questa Coppa del Mondo vediamo delle fasi d’attacco molto potenti che durano 30 secondi, intervallate da 2 minuti di gioco tattico al piede in cui ci sono molti cambi di fronte e devi essere molto veloce nel reagire”.
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“È affascinante questa evoluzione. World Rugby ha cercato di rendere il gioco più sicuro, ma così facendo lo ha reso più potente. Essendoci più interruzioni nel gioco (si riferisce anche ai water break, ndr) c’è poi molta più forza quando si torna in campo, e quando il gioco diventa più potente diventa anche più rischioso. Ho sempre detto che per me è necessario che il gioco sia più continuo. In media, il pallone resta in gioco 30 secondi, credo che il rugby abbia bisogno di un ritmo più continuo”.
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“Questa Coppa del Mondo la vincerà chi riuscirà a prevalere in questi brevi momenti di potenza. Ci sono partite come quella contro le Fiji dove potrebbero esserci molti contrattacchi, match molto più simili al calcio che al rugby per la quantità di transizioni d’attacco”.
Eddie Jones ha affrontato anche la questione del TMO e del famoso “bunker”, che di fatto prende le decisioni più importanti (quelle che riguardano le espulsioni) al posto dell’arbitro in campo: “Penso che l’utilizzo del TMO nel rugby sia pieno di pericoli. Stanno chiedendo a un arbitro fuori dal campo di prendere delle decisioni da una prospettiva diversa, attraverso il video. Ciò non sta rendendo il rugby uno spettacolo migliore e non lo sta rendendo migliore per i giocatori”.
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