Il preparatore atletico dei Teros racconta la sua avventura a OnRugby: “Sono mesi che penso a questa partita. Mi sembra di stare sulle montagne russe”
“Mi sembra di stare sulle montagne russe!” Le descrive così le emozioni che vive Lorenzo Consonni quando pensa alla partita “dei miei ragazzi” dell’Uruguay contro l’Italia, la nazionale di cui è appassionato tifoso, in programma mercoledì 20 settembre alle 17.45 a Nizza.
Preparatore atletico e sport scientist, lavora con il Peñarol nel Super Rugby Americas e con i Teros, è uno dei professionisti che ha contribuito in prima persona alla spaventosa crescita dell’Uruguay.
Nel 2019 era a Dubai come libero professionista, coach di CrossFit e di atleti di diversi sport, ma durante la pandemia ha deciso di approfondire gli studi e ha conseguito una laurea magistrale in Performance Coaching al Setanta College di Dublino, “dove finalmente ho potuto studiare con un approccio pratico e all’avanguardia.”
Lorenzo parlaci un po’ di qual è il tuo lavoro con l’Uruguay?
“Se penso a come sono arrivato alla nazionale uruguagia è da non credere: tramite un annuncio sulla bacheca online della mia Università sono stato selezionato come assistente preparatore atletico sia del Peñarol sia della nazionale maggiore. Ho capito subito quanto fosse importante amalgamarmi con la cultura uruguagia, studiare la lingua. Poi c’è stato un grande percorso con il capo preparatore, Federico Izeta, con un focus sui miei punti forti per dare il massimo supporto alla squadra.”
“Lavoro principalmente con il reparto degli avanti, in palestra e in campo con esercizi di attivazione ed esercizi di integrated conditioning, anche tramite il combattimento. Poi svolgo tutta l’attività con il sistema GPS, lo studio dei dati, che vanno estrapolati e contestualizzati correttamente, che ormai sono sempre live durante allenamenti e match con un’elaborazione di parecchi numeri, da trattare con metodo per rappresentare la realtà della performance.”
“Un altro aspetto che curiamo molto è l’attivazione specifica prima del match. Per esempio, con Pablo Bouza e Oscar Duran abbiamo collaborato per rendere l’attivazione degli avanti più specifica ai loro ruoli. Siamo parecchio attenti alle necessità e alle abitudini individuali, crediamo sia importante adattarsi a ogni giocatore. Non è sempre facile uniformare questo aspetto ma quando ci si riesce a livello prestativo si fa la differenza.”
Quali sono stati a tuo avviso i fattori che hanno determinato la crescita dell’Uruguay negli ultimi anni?
“Sicuramente l’avvento del professionismo in Uruguay ha avuto un impatto enorme. Tutta la Federazione si è impegnata al 100%. Il lavoro con il Peñarol poi, che è una franchigia in parte federale, simile alle Zebre, laureatosi Campione del Super Rugby Americas ha fatto fare il salto di qualità a tutti, anche ai club più piccoli che hanno beneficiato del processo di crescita con un generale innalzamento del livello.”
E rivolgendo l’attenzione alla Coppa del Mondo, quanto vi ha galvanizzati la prestazione contro la Francia?
“Vedere dopo tutto il lavoro fatto una performance del genere è stato fantastico, secondo me abbiamo giocato anche al di sopra delle aspettative. Ma dovete sapere che i ragazzi ci credono tantissimo. Se c’è una cosa che può descrivere l’Uruguay ora è proprio il cuore. Si sente un’energia particolare in spogliatoio. I ragazzi sono carichi a mille e sanno che sicuramente si sono fatti notare. A livello prestativo, contro la Francia abbiamo giocato 65 – 70 minuti al nostro massimo e poi c’è stato un calo, la touche non ha funzionato come doveva, soprattutto negli ultimi minuti le scelte non sono state delle migliori ma quando si sente la fatica non è semplice.”
Cosa vi aspettate dalla partita contro l’Italia?
“Ci aspettiamo una partita tirata fino all’ultimo. Vincerà chi sarà più cinico. Il XV scelto dallo staff dell’Uruguay stavolta sarà la formazione ideale, i titolari al 100%, tutta la Coppa del Mondo è costruita su questa partita per qualificarsi direttamente al prossimo torneo del 2027.”
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Vista la formazione, chi sono gli Azzurri che vi preoccupano di più?
“La formazione dell’Italia dimostra che Crowley non farà lo stesso errore della Francia. Paolo Garbisi primo centro mi incuriosisce, poi la fisicità della prima linea dell’Italia è temibile. Ma vorrei dire che l’Uruguay è concentrato sul proprio gioco, le nostre terze sono ottime e vogliamo pulire il breakdown alla massima velocità per impostare il gioco veloce che tanto ci piace. Certo conosciamo bene la capacità difensiva di Brex, Capuozzo e Ioane sono delle spine nel fianco delle difese, Ruzza in touche è formidabile. La nostra strategia è di commettere meno errori possibile ed essere più cinici nelle poche occasioni che si presenteranno, sistemare la mischia chiusa e… poi si vedrà.”
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Cosa provi da italiano ad affrontare gli Azzurri?
“Ormai sono mesi che ci penso. Il nostro obiettivo, da rappresentativa nazionale che sta crescendo tantissimo è battere l’Italia. L’idea di essere di supporto per superare la mia nazionale del cuore, che tifo e tiferò sempre mi crea dentro un grosso conflitto di emozioni. Io spero da italiano che l’Italia faccia un’ottima Coppa del Mondo, che batta la Francia e la Nuova Zelanda e che mostri la crescita che la FIR ha messo in atto per tutto il movimento.
Da professionista però non posso che ambire a vedere messo in pratica il duro lavoro fatto quest’anno. Non so cosa aspettarmi personalmente, sarà davvero difficile da un punto di vista emotivo per me, spero di essere più distaccato possibile. È una sensazione molto strana, da un lato dico forza Azzurri dall’altro voglio che i ragazzi dell’Uruguay mettano in campo tutto il lavoro fatto, con una vittoria. Mi sento proprio sulle montagne russe.”
Pietro Lagorio
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