L’ex azzurro dice la sua sul Mondiale dell’Italia, credendo fermamente nelle possibilità di fare il colpaccio contro i padroni di casa all’ultimo turno
Ci sono tanti legami a livello ovale tra Francia e Italia, uno dei quali sicuramente è rappresentato da Mirco Bergamasco. Il trequarti, figlio e fratello d’arte, ha giocato per 10 anni a Parigi (2003-2010 Stade Francais, 2010-2013 Racing 92) vincendo due volte il Top14 e ora, iniziata la carriera da tecnico vive e lavora oltralpe. Il suo passato è ovviamente legato anche all’azzurro, con 89 caps e 17 mete tra il 2002 e il 2012. Suoi anche 17 dei 22 punti nella memorabile vittoria sulla Francia del Sei Nazioni 2011, quando nell’ultima partita giocata dalla Nazionale al Flaminio i Bleus caddero 22 a 21.
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Intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport, Mirco Bergamasco analizza il recente passato ma sopratutto il futuro dell’Italia. Secondo lui si vede come i giocatori azzurri si battano per la maglia, lavorando moltissimo in campo e sapendo anche reagire alle difficoltà, come visto nel secondo tempo contro l’Uruguay. Due belle vittorie che fanno da prodromo ai match contro All Blacks e Francia, decisivi per il passaggio del turno.
Contro la Nuova Zelanda Mirco Bergamasco sogna di rivedere un’Italia come quella che nel 2009 a San Siro perse 7 a 20 tenendo a lungo gli All Blacks molto impegnati, ma per lui l’obiettivo vero dei ragazzi di Crowley è un altro. “Io metterei contro la Nuova Zelanda i giocatori sinora meno impegnati per puntare tutto sull’ultima sfida. La Francia è molto forte ma mentalmente continua a soffrirci e ha dei punti deboli. Abbiamo dimostrato di essere superiori a livello fisico, se riusciamo a seminare il dubbio nel primo tempo possiamo farcela. Il cuore italiano è più grande di quello francese, anche se è difficile non immaginarli in finale, loro e l’Irlanda”.
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L’ex trequarti azzurro quindi crede nelle possibilità di fare il colpaccio contro i Bleus e passare il turno per la prima volta nella storia. Ha aggiunto come si veda quanto la squadra stia giocando anche per Crowley, sottolineando comunque come Quesada sia un allenatore di alto livello e nei prossimi quattro anni avrà da far crescere un gruppo talentuoso.
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