Dopo il captain’s run, l’Azzurro riflette sulla sua carriera alla vigilia del big match contro gli All Blacks
LIONE – Tommaso Allan entra per ultimo sul campo del Parc Olympique Lyonnais, la maglietta rossa da allenamento con lo stemma FIR sul petto e il nome stampato sulle spalle.
La musica accompagna il riscaldamento degli Azzurri durante il captain’s run nello stadio di Italia-Nuova Zelanda, l’autotune che altera le voci degli interpreti: “La trap è merito di Fischetti e Riccioni, ma il DJ vero e proprio della squadra è Pietro Ceccarelli ” racconta il mediano di apertura, che giocherà di nuovo con la maglia numero 15 contro gli All Blacks.
Allan è il calciatore più preciso di questa Rugby World Cup. Non è l’unico ad avere il 100% dalla piazzola, ma è quello che è riuscito a mantenerlo su più tentativi: con 13/13 ha fatto meglio del giapponese Rikiya Matsuda (10/10), del tongano William Havili (7/7), del figiano Simione Kuruvoli e dell’irlandese Jack Crowley (entrambi 5/5).
Un giocatore che vale molto di più del suo piede destro per questa Italia e che sta offrendo il meglio di sé dopo 10 anni di carriera professionistica: “Sto bene, mi sento in forma. Ho acquisito esperienza e l’esperienza mi aiuta a gestire meglio la pressione. Non era così quando ero più giovane, in alcune situazione mi è capitato di accusare un po’ di pressione mentalmente.”
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“I miei due anni agli Harlequins mi hanno aiutato molto e fatto crescere tantissimo su tutti i fronti. Mi sento di essere nel miglior momento della mia carriera. Spero che duri ancora un po’ di anni, ma devo dire che mi sento davvero bene. Sono qui per aiutare la squadra nel miglior modo possibile, quale che sia il mio ruolo in campo, e sono molto felice di poterlo fare.”
“Quando ero piccolo il TriNations era un mio pallino, in particolare le gare tra Sudafrica e Nuova Zelanda. Sicuramente sono cresciuto avendo gli All Blacks come una delle mie squadre preferite, poi da giocatore ci ho potuto giocare contro tre volte, questa sarà la quarta, quindi è una partita come le altre – chiosa il giocatore, tornando sul presente – Ovviamente quando veniamo al mondiale vogliamo sempre giocare contro le migliori squadre, sarà sicuramente una bellissima esperienza, ma comunque si tratta sempre di una partita di rugby, che l’avversario sia Nuova Zelanda, Inghilterra o quale altra squadra: non c’è pressione in più.”
Lorenzo Calamai
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