Italia-Nuova Zelanda, perché gli All Blacks hanno eseguito la Ka Mate

Ardie Savea ha spiegato la scelta della danza tradizionale rispetto alla Kapa O Pango, utilizzata contro Francia e Namibia

La Ka Mate degli All Blacks a Lione – ph. Sebastiano Pessina

LIONE – C’è la storia, c’è un omaggio dietro alla scelta degli All Blacks di eseguire la haka Ka Mate contro gli Azzurri sul prato dello stadio di Lione a pochi minuti dal calcio d’inizio di Italia-Nuova Zelanda, la partita della Rugby World Cup 2023 finita 96-17 per la squadra in maglia nera.

Nel corso della conferenza stampa tenuta al termine della partita il capitano Ardie Savea ha spiegato perché la squadra ha scelto di eseguire la più tradizionale Ka Mate piuttosto della Kapa O Pango. Gli All Blacks avevano eseguito quest’ultima in entrambe le precedenti gare di questo mondiale, contro Francia e Namibia. In molti si sono quindi sorpresi del cambiamento al momento di affrontare gli Azzurri.

“È stato Aaron Smith a proporre di eseguire la Ka Mate per la haka di oggi – ha detto Savea – la abbiamo scelta perché è stata la prima haka eseguita su territorio italiano.”

“Avvenne nel 1944, quando la eseguirono le truppe neozelandesi nella battaglia di Montecassino durante la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo scelto quella per omaggiare i nostri caduti durante quell’episodio.”

La battaglia di Montecassino è stata una delle vittorie decisive degli Alleati durante la liberazione dell’Italia dalle forze nazifasciste, cruciale in particolare per l’arrivo a Roma. Fu una delle battaglie più cruente e dure della campagna d’Italia, e vi prese parte anche il battaglione dei soldati neozelandesi del Commonwealth.

Il 17 febbraio 1944, il giorno in cui viene lanciata la seconda offensiva alleata delle quattro che sarebbero servite per espugnare Cassino, i militari maori eseguirono la Ka Mate per la prima volta in Italia.

Furono centinaia i caduti neozelandesi durante la battaglia. Proprio per omaggiare quei medesimi caduti, quindi, la scelta di ripetere quella stessa danza nel momento di scendere in campo contro gli Azzurri. È la morte, è la vita.

Lorenzo Calamai

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