Coach Ian Foster: “Le vittorie più belle si ottengono quando i tuoi avversari giocano così bene da spingerti oltre i tuoi limiti”
Il quarto di finale della Coppa del Mondo transalpina tra Nuova Zelanda e Irlanda, vinto dagli All Blacks 24 a 28, è uno di quegli incontri già destinati a passare alla storia della palla ovale. Basterebbe il fatto che è stata l’ultima partita di Johnny Sexton, uno dei mediani di apertura più forti degli scorsi 15 anni a mandarla agli annali, ma c’è stato molto e molto altro.
Gli All Blacks si sono dimostrati spietati ancora una volta nel loro cinismo tecnico: il talento immenso dei neozelandesi, sempre più ancorato all’essenza del gioco e orchestrato e centellinato con grande sapienza da coach Ian Foster e dal suo staff, ha saputo emergere con tutta la sua dirompente forza proprio nel momento più importante.
L’Irlanda è parsa una bella, anzi meravigliosa, incompiuta. Si è smarrita negli attimi cruciali della gara, pur prevalendo per lunghi tratti, proprio quando avrebbe potuto se non dovuto imporsi e vincerla.
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Il sito Planet Rugby a riguardo pone l’accento sul “pragmatismo degli All Blacks”, capaci di giocare con intensità e fisicità surreali in inferiorità numerica per due volte con i cartellini gialli mostrati a Aaron Smith e Codie Taylor. Superbi in difesa ancor più che in attacco. E afferma che lo zoccolo duro irlandese è forse formato da giocatori che faticano a prendere la scena nelle partite che contano di più.
Inoltre un pensiero al lavoro svolto da Joe Schmidt, ex coach dell’Irlanda ora in forza agli All Blacks, che ha saputo evidentemente plasmare la nazionale neozelandese imbrigliando l’attacco dei verdi e esplorando le falle della loro difesa.
La BBC propone una lunga intervista a Andy Farrell che ammette che per quanto lo sport sia crudele si ritiene molto orgoglioso dei quanto i suoi giocatori abbiano mostrato in campo. Il coach dell’Irlanda rivela anche quanto sia triste constatare che per buona parte del gruppo, oltre a Johnny Sexton e Keith Earls entrambi al ritiro, questa abbia rappresentato l’ultima chance di vincere una Coppa del Mondo.
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L’Equipe si sofferma sulle prove “stratosferiche di Sam Cane e Ardie Savea” nel quarto di finale di altissimo livello mentre parla di fine crudele per Johnny Sexton che dovrà dire addio al sogno di laurearsi campione della Rugby World Cup e si è macchiato di un errore al piede che è costato caro all’Irlanda.
RUGBYPASS riporta le parole del coach degli All Blacks Ian Foster, ricordando quanto sia stato criticato in patria e all’estero per le difficoltà riscontrate dalla Nuova Zelanda negli ultimi tempi e a ridosso della Coppa del Mondo francese. Il selezionatore neozelandese afferma: “Le vittorie più belle si ottengono quando i tuoi avversari giocano così bene da spingerti oltre i tuoi limiti.”
Il NZHerald sottolinea orgogliosamente la prova di Sam Cane e come abbia reagito alle provocazioni del suo diretto avversario Peter O’Mahoney. Il capitano degli All Blacks si è reso protagonista di una prestazione mostruosa con 21 placcaggi in 75 minuti di notevole rugby.
Infine l’editoriale del Guardian titola mestamente: “Se non ora, quando?” e analizza come la squadra irlandese abbia fatto bene praticamente tutto ma sia sfumata nei momenti chiave della gara e perdendo la possibilità di qualificarsi per la prima volta della sua storia a una semifinale mondiale, da grande favorita.
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