Rugby World Cup: cosa resterà di questi All Blacks?

Per il nuovo allenatore Scott Robertson ci saranno tanti rompicapo da risolvere tra partenze per i campionati esteri e il ritiro di un senatore

Rugby World Cup: cosa resterà di questi All Blacks? - ph.-S.pessina

Rugby World Cup: cosa resterà di questi All Blacks? – ph.-S.pessina

Non è ancora finita la Rugby World Cup 2023 che già in Nuova Zelanda si guarda avanti pensando al futuro, un futuro che vedrà Scott Robertson alla guida degli All Blacks. Per il vincitore seriale con i Crusaders però ci saranno tanti nodi da sciogliere nella costruzione del prossimo gruppo dei tutti neri, visto che tra quelli che sono impegnati in Francia saranno in 10 a “uscire” indirettamente dallo spogliatoio: nove non hanno rinnovato il contratto con la federazione e giocheranno all’estero, uno (Dane Coles) si ritirerà.

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Gli All Blacks, a differenza delle altre squadre, non considerano quei giocatori che militano fuori dal sistema interno (unico caso quello in cui un giocatore sceglie per un anno di andare in Giappone) quindi per Robertson bisognerà fare di necessità virtù.

La lista inizia con Ardie Savea, formidabile numero 8 che andrà solo per una stagione ai Kobelco Kobe Steelers allenati da Dave Rennie ma si è detto comunque a disposizione per giocare con i tutti neri, cosa già fatta da Beauden Barrett, Brodie Retallick e Whitelock in quella situazione.

Sam Whitelock invece non ci sarà, visto che ha firmato con Pau (dove troverà il fratello Luke) fino al 2025, mentre fino al 2026 durerà l’accordo tra Tolosa e Laulala. A Tolone invece sbarcherà l’ultimo “big” Leicester Fainga’anuku, decollato nel quarto di finale contro l’Irlanda e ora decisamente sulla mappa neozelandese. Lui però ha dichiarato di essere interessato a un ritorno in patria dopo l’esperienza francese, quindi la situazione è in divenire.

Discorsi diversi invece per Richie Mo’unga, Aaron Smith, Shannon Frizell, Beauden Barrett e Brodie Retallick che hanno firmato con club in Giappone e sulle cui possibilità di tornare presto in Nuova Zelanda ci sono dubbi, visto che ad esempio Mo’unga ha inchiostrato un triennale da due milioni di dollari a stagione. Per lui e gli altri quattro appena citati comunque non si tratta sicuramente di quello che viene definito un “anno sabbatico” dunque bisognerà pensare molto attentamente alle scelte future.

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Attenzione, a riguardo, al fatto che la rigidissima situazione che impedisce ai giocatori militanti all’estero di venire convocati con gli All Blacks (con l’asterisco del sabbatico) potrebbe cambiare. Jason Robertson infatti ha detto: “Il mondo del rugby ci impone di essere un passo avanti, quindi bisogna pensare bene a come muoversi sotto questo aspetto. Per il rugby neozelandese in sé infatti penso che l’apertura totale sarebbe un disastro visto che molti dei nostri giocatori più forti andrebbero via e per il club e le franchigie del Super Rugby non sarebbe facile trovare pubblico e interesse come ora”.

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