Altra buona prestazione delle Azzurre, che come contro il Giappone portano a casa 5 punti ma lasciano qualcosa per strada
Altri 5 punti per l’Italia, che batte 36-18 il Sudafrica nella seconda giornata del WXV 2 e si porta in testa alla divisione, insieme alla Scozia ma davanti per una miglior differenza punti. Altra prestazione buona da parte delle Azzurre, che come contro il Giappone hanno lasciato qualcosa per strada, ma hanno avuto il grande merito di resistere a un Sudafrica che le ha provate tutte per indirizzare il match dal punto di vista fisico. Da rivedere il finale: con le Springbok Women in 14 e poi in 13 una squadra come l’Italia avrebbe potuto e dovuto fare meglio.
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Italia: il meglio delle Azzurre
Le fiammate offensive – Come sempre, l’arma migliore di un’Italia in grado di far malissimo quando accelera: Vittoria Ostuni Minuzzi è tornata alla grande, Rigoni, Madia, Muzzo e D’Incà si sono confermate, e Capomaggi è stata decisiva anche dalla piazzola. Le salite difensive un po’ “alla buona” del Sudafrica hanno poi fatto il resto. Bene anche l’esordiente Mastrangelo, entrata a freddo nel primo tempo e capace di mantenere un buon ritmo sotto la pressione sudafricana.
Beatrice Rigoni – Prima da capitana, gioca una partita sontuosa sotto tutti i punti di vista. Le Springbok Women non la prendono, e nemmeno la vedono mai. Player of the match a furor di popolo, e la Premiership la aspetta.
La risposta alla fisicità sudafricana – Il Sudafrica ha fatto la sua partita, ha provato a metterla sugli autoscontri, in alcuni casi (soprattutto in mischia) è riuscita anche a ottenere soddisfazioni, ma l’Italia non ha mai dato realmente l’impressione di poter perdere. In rimessa laterale le Azzurre hanno sporcato tutti i possessi sudafricani, e le avanti si sono fatte sentire in mezzo al campo: menzione speciale per le prime linee Turani, Vecchini e Pilani, che nonostante la sofferenza in mischia hanno lavorato bene al breakdown e palla in mano.
Le cose da rivedere
Gli ultimi 20 minuti – Dovevano essere l’occasione per dilagare, con una e poi addirittura due donne in più. Invece è arrivata una meta subita in una situazione di 1 contro 3 e poi un finale molto confusionario, risolto poi dal bell’intercetto di D’Incà che ha chiuso la partita. La meta subita, e l’aver rischiato di perdere palla su una mischia no contest a proprio favore, sono stati due segnali che però non vanno ignorati in vista degli USA, dove cali di concentrazione di questo tipo non saranno perdonati dalle avversarie.
La continuità – Le Azzurre fanno e disfano, spesso da sole. Quando la squadra di Raineri accelera è praticamente imprendibile (non solo per il Sudafrica, ma anche per squadre più blasonate) ma la portata offensiva delle Azzurre deve essere più costante. Finché saranno solo delle – belle – fiammate, le avversarie avranno sempre l’opportunità di rispondere. Esempio lampante, la meta subita subito dopo la splendida marcatura del 7-0.
Gli infortuni – Chiaramente qui l’Italia non c’entra nulla, ma il match è presto sfuggito di mano ad Aurélie Groizeleau, il Sudafrica è andato spesso oltre il limite e ne hanno pagato le conseguenze entrambe le squadre. Ne è venuto fuori un match pieno di infortunate, da una parte e dall’altra. Sarà importante capire se si potranno recuperare Tounesi, Granzotto e Cavina.
Francesco Palma
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