Florian Grill è intervenuto sui propri account social dopo che il pubblico transalpino si è reso protagonista di atteggiamenti inaccettabili nei confronti di Ben O’Keeffe
Lo sport dei valori, dicevano. Lo sport del rispetto. Tutto gettato rapidamente nel dimenticatoio per un fischio creduto sbagliato.
Sabato scorso allo Stade de France di Parigi il pubblico francese si è reso protagonista di un comportamento inaccettabile, fischiando rumorosamente l’arbitro dell’incontro di semifinale fra Sudafrica e Inghilterra, il neozelandese Ben O’Keeffe.
O’Keeffe era stato anche l’arbitro di Francia-Sudafrica, la partita dei quarti di finale della Rugby World Cup dove i padroni di casa del mondiale sono usciti, sconfitti di un solo punto.
Fin dalla conferenza stampa successiva alla gara ci si è concentrati, piuttosto che sullo svolgimento di una delle partite più belle di sempre, sui supposti errori della direzione arbitrale, additata dalla stessa squadra francese di non essere stata all’altezza.
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Sul malumore espresso da Antoine Dupont in conferenza stampa si è attestata una settimana di polemiche via social networks e sui quotidiani, tant’è che ancora il sabato successivo, al mattino della semifinale, un quotidiano francese ancora titolava un proprio articolo: “Ben O’Keffe, lui sì, è in semifinale”.
In questo clima polemico, gli 80mila spettatori dello Stade de France hanno dato il peggio di sé, fischiando, al momento dell’annuncio delle formazioni, prima alcuni giocatori degli Springboks (in particolare Cheslin Kolbe ed Eben Etzebeth) e poi facendo letteralmente tremare lo stadio dai boati al nome di Ben O’Keeffe.
Un comportamento che ha spinto ad intervenire addirittura il numero uno della federazione francese, il presidente Florian Grill: “Difendere gli arbitri e il rispetto è difendere il rugby” si intitola il post comparso sui suoi account social.
“Se dobbiamo lottare perché la Francia abbia un peso in seno a World Rugby – ha scritto Grill – dobbiamo mettere fine alle polemiche negative sugli arbitri. Anche perché un arbitro è fallibile quanto un giocatore. E poiché in Francia abbiamo 2700 arbitri, mentre ce ne servirebbero 3300 per coprire tutti gli incontri, accettare che si parli male di loro significa scoperchiare un vaso di pandora e prendersi il rischio di non averne più abbastanza, perché non vorranno più scendere in campo.”
“Parlare solamente dell’arbitro – ha poi aggiunto, in relazione all’eliminazione della squadra transalpina – ci impedisce di analizzare la realtà della partita con lucidità. Se come me, malgrado la tristezza della sconfitta, siete convinti di tutto questo, non esitate a far sentire la vostra voce. Difendere gli arbitri e il rispetto, anche nella delusione, è difendere il rugby.”
Un messaggio totalmente da sottoscrivere e che vale non solo per i delusi tifosi francesi, ma anche per i giornalisti, gli opinionisti e i supporters di tutti gli altri paesi che, nel contesto mondiale o in altri, si sono recentemente dati da fare per manifestare il loro malcontento nei confronti dei giudici di gara. Quelli senza i quali, semplicemente, il gioco non può andare avanti.
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