Il mediano d’apertura samoano accusa apertamente di aver frenato la crescita dei movimenti più piccoli con la nascita della nuova competizione
Fa discutere, e non potrebbe essere altrimenti, la rivoluzione proposta da World Rugby con l’introduzione della nuova Nations Cup, competizione che con svolgimento biennale proporrà un sistema di promozione-retrocessione tra i due raggruppamenti composti da 12 squadre l’uno. Quest’ultimo discorso però sarà “operativo” solo dal 2030, andando di fatto a ostacolare la crescita delle squadre Tier 2 che saranno costrette soprattutto a giocare tra di loro al di fuori degli impegni in Coppa del Mondo.
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Non ha fatto troppi giri di parole l’ex All Black e ora internazionale samoano Lima Sopoaga, che sui suoi canali social ha detto: “Questo è un tradimento dell’essenza del rugby. Speravamo in una riforma che desse vita a un torneo nel quale anche le piccole squadre avrebbero potuto sfidare i giganti ovali, ma ora quel sogno è andato in pezzi. La decisione di escluderci è l’ennesimo promemoria degli squilibri di potere nel rugby mondiale”.
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Il mediano d’apertura, attualmente impegnato in Giappone dopo il fallimento degli Wasps, sottolinea tutto il suo dispiacere legato alla conoscenza di un paese come Samoa dove praticamente tutti giocano a rugby e sognano di affrontare le squadre più importanti: “Questa Nations Cup privilegia gli interessi di sole poche squadre e frena la crescita di movimenti come quello samoano o tongano, andando soprattutto a colpire i sogni dei bambini che un giorno sognano di giocare in Nazionale”. Sopoaga chiude dicendo come continuerà a lottare per far sì che le nazioni più piccole abbiamo un posto nella comunità globale del rugby.
In light of recent reports. Here’s my two cents on the matter.
🇵🇹🇳🇦🇷🇴🇨🇱🇬🇪🇺🇾🇹🇴🇼🇸 #GrowTheGame@WorldRugby @BillBeaumont pic.twitter.com/iuvacXeuUK
— Lima Sopoaga (@LimaSopoaga) October 25, 2023
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