Rugby World Cup 2023: la preview della finale Nuova Zelanda-Sudafrica

Una finalissima piena di chiavi di lettura: dal 7+1 Springboks alla mediana stellare degli All Blacks, e conteranno anche le energie rimaste dopo 2 mesi di battaglia. In palio il quarto titolo mondiale per entrambe

Rugby World Cup 2023: la preview della finale All Blacks-Sudafrica (ph. Sebastiano Pessina)

Rugby World Cup 2023: la preview della finale mondiale All Blacks-Sudafrica (ph. Sebastiano Pessina)

Il momento è arrivato: allo Stade de France All Blacks e Sudafrica si giocano la possibilità di vincere il quarto Mondiale della propria storia. Entrambe le squadre arrivano a Parigi con 5 vittorie e una sconfitta, ironia della sorte, arrivata da una squadra eliminata poi dalla rivale di stasera. Il Sudafrica ha eliminato ai quarti la Francia padrona di casa, che aveva battuto gli All Blacks all’esordio. Viceversa, la Nuova Zelanda ha sbattuto fuori l’Irlanda, unica squadra in grado di reggere alla bomb squad sudafricana in questo Mondiale. Calcio d’inizio della finale mondiale tra All Blacks e Sudafrica alle 21, diretta Sky Sport Arena e Rai Sport HD.

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Le chiavi della finale Mondiale All Blacks-Sudafrica: energie e tattica

Arrivati alla fine di una maratona lunga due mesi, la prima domanda da porsi riguarda la benzina rimasta nel serbatoio: gli All Blacks hanno giocato un Mondiale in crescendo, dopo una fase a gironi in chiaroscuro, e la semifinale con l’Argentina è stata chiusa in 40 minuti. Gli Springboks invece sono sembrati in debito d’ossigeno dopo gli 80 minuti giocati a mille all’ora con la Francia, e contro l’Inghilterra hanno fatto molta più fatica del previsto.

Sarà interessante vedere come il Sudafrica approccerà al partita dal punto di vista tattico. Contro la Francia hanno cambiato copione, adattandosi ai ritmi folli dei francesi e muovendo spesso il pallone al largo, poi contro l’Inghilterra sono tornati alla pura battaglia fisica. Certo, il 7+1 portato da Nienaber ed Erasmus in panchina lascia spazio a poche interpretazioni. Dall’altra parte c’è una Nuova Zelanda che col passare del tempo si è rilevata una squadra completa sotto tutti i punti di vista, con un gran gioco al piede, una mediana stellare e una mischia – seppur a tratti “datata” – ancora performante.

L’incognita 7+1

Il Sudafrica ha utilizzato la panchina con 7 avanti sia contro gli All Blacks nell’ultimo test pre-Mondiale, stravinto 35-7, sia nel match della fase a gironi perso contro l’Irlanda. In entrambi i casi, la scelta non ha cambiato radicalmente l’inerzia del match: a Twickenham gli Springboks erano già ampiamente in controllo e hanno “solo” rincarato la dose con ulteriore benzina, mentre con i verdi non è servito. Anzi, la squadra di Farrell, facendo i cambi al momento giusto, ha retto benissimo l’impatto con la bomb squad. Certo, in una finale, con squadre ormai logorate da 2 mesi di battaglia, una botta del genere potrebbe fare molto male, ma per contro rimane il problema della copertura dietro. Basterebbe un cambio forzato per costringere Nienaber a rivedere tutto il reparto trequarti, e in una finale contro gli All Blacks potrebbe essere fatale.

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Sfida nella sfida

Sarà battaglia vera in mischia. Da una parte De Groot, Taylor e Lomax, dall’altra Kitshoff, Mbonambi e Malherbe. Sarà ancora più importante ciò che accadrà nella ripresa. Contro l’Inghilterra l’impatto di Ox Nché è stato devastante, e per questo Foster ha cambiato le carte in tavola rispetto alla semifinale e si è portato in panchina Nepo Laulala, che evidentemente considera più pronto ad affrontare un avversario così.

Tanta esperienza anche in rimessa laterale: da una parte Foster sceglie Retallick e Scott Barrett, con Whitelock pronto a subentrare, dall’altra tocca a Etzebeth e Monstert, con tante scelte anche in panchina. L’incognita, forse, è Jack Kleyn, ritornato nei 23 proprio in virtù del 7+1: buon giocatore, ma bisognerà vedere se sarà al livello di una finale mondiale.

Sfida tra campioni anche in mediana, con Aaron Smith alla sua ultima con gli All Blacks e Faf de Klerk che dovrà dosare bene le energie, consapevole dell’eventualità di dover giocare 80 minuti. Nienaber, come ricambio, ha previsto un possibile spostamento di Kolbe, che però non ha mai giocato “9” a un livello così alto. Per quanto riguarda le aperture, Mo’Unga è ritornato ai livelli di un tempo e contro Irlanda e Argentina ha fatto magie degne dei tempi migliori, dall’altra parte Pollard si è rivelato l’uomo della provvidenza, è rientrato in corsa e adesso si ritrova a giocare una finalissima. Sono due piazzatori eccellenti, e in una finale che si prospetta molto chiusa ogni punto può fare la differenza.

Francesco Palma

Le formazioni di Nuova Zelanda-Sudafrica

Nuova Zelanda: 15 Beauden Barrett, 14 Will Jordan, 13 Rieko Ioane, 12 Jordie Barrett, 11 Mark Telea, 10 Richie Mo’unga, 9 Aaron Smith, 8 Ardie Savea, 7 Sam Cane (c), 6 Shannon Frizell, 5 Scott Barrett, 4 Brodie Retallick, 3 Tyrel Lomax, 2 Codie Taylor, 1 Ethan de Groot

A disposizione: 16 Samisoni Taukei’aho, 17 Tamaiti Williams, 18 Nepo Laulala, 19 Sam Whitelock, 20 Dalton Papali’i, 21 Finlay Christie, 22 Damian McKenzie, 23 Anton Lienert-Brown

Sudafrica: 15 Damian Willemse, 14 Kurt-Lee Arendse, 13 Jesse Kriel, 12 Damian de Allende, 11 Cheslin Kolbe, 10 Handré Pollard, 9 Faf de Klerk, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Siya Kolisi (c), 5 Franco Mostert, 4 Eben Etzebeth, 3 Frans Malherbe, 2 Bongi Mbonambi, 1 Steven Kitshoff

A disposizione: 16 Deon Fourie, 17 Ox Nche, 18 Trevor Nyakane, 19 Jean Kleyn, 20 RG Snyman, 21 Kwagga Smith, 22 Jasper Wiese, 23 Willie le Roux

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