Il capo allenatore degli All Blacks ha resistito ai momenti difficili e vuole chiudere in bellezza
Qualsiasi sarà il risultato della finale di RWC tra All Blacks e Springboks, l’allenatore neozelandese è già in grado di potersi prendere una grande rivincita sui suoi detrattori.
La storia di Ian Foster sulla panchina dei tuttineri infatti è stata travagliata, contraddistinta da alti e bassi, ma comunque non esente da vittorie importanti e trofei alzati contro i pronostici.
Adesso manca quello più importante e l’ex assistente allenatore di Steve Hansen ha la possibilità di condurre la sua squadra ad un poker che entrerebbe di diritto nella storia del rugby.
Un destino non così scontato se si torna indietro nel tempo. Poco più di un anno fa, Foster era già considerato fuori dai giochi, criticato dopo una serie di passi falsi che in Nuova Zelanda sono stati vissuti come incubi.
Rugby World Cup: la voglia di rivincita di Ian Foster
Le sconfitte di fine 2021 a Dublino e Parigi sono state seguite da una debacle nella serie dell’estate 2022 contro l’Irlanda, la prima sconfitta casalinga degli All Blacks in tre decenni.
La federazione a quel punto aveva cercato di contenere i danni: la squadra in quel segmento temporale ha annullato gli impegni mediatici pianificati e ha smesso di postare contenuti sui social media per una settimana, temendo reazioni negative.
Quando Foster è tornato davanti ai microfoni per una conferenza stampa di tre minuti ha parlato come un uomo rassegnato a del destino incerto. “Non c’è dubbio che sono sotto pressione. Ma sono sempre sotto pressione e ho sempre sentito quella pressione”, aveva detto.
Eppure, nonostante tutto, sotto la guida di Foster, la squadra ha vinto quattro edizioni del Rugby Championship su quattro giocate, aumentando il dominio della Nuova Zelanda sulla Bledisloe Cup.
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La stampa contro e la fiducia della NZR
Il quotidiano più venduto del paese, il New Zealand Herald, non aveva digerito molto bene il periodo negativo. Un momento in cui gli All Blacks erano arrivati fino alla posizione più bassa di sempre nel ranking (quinti) e si è spinto fino a pubblicare un forte editoriale in prima pagina: “Ian Foster e gli All Blacks: è tempo di cambiare”.
“L’Herald non ha alcun piacere nel chiedergli di andarsene, ma Foster – un uomo decente che è fuori contesto in uno scenario brutale – deve andarsene”, si legge nell’articolo dell’8 agosto 2022.
Poi ancora un Super Rugby vincente ma incerto, con la sconfitta a domicilio con l’Argentina come altro momento negativo da ricordare. Nonostante questo percorso a ostacoli, la governance della NZR gli ha confermato la fiducia, cambiando lo staff a sua disposizione (fuori John Plumtree and Brad Mooar) ed inserendo due guru del gioco come Joe Schmidt e Jason Ryan, che innegabilmente hanno portato un forte valore aggiunto.
Adesso è alla fine del suo percorso, perchè dopo il mondiale arriverà Scott Robertson. L’ex coach dei Chiefs si giocherà la finale con una squadra che ha compiuto un crescendo significativo, ripartendo ancora una volta da una situazione incerta: la dura sconfitta nel test match di agosto per 35 a 7 proprio con il Sudafrica.
“So che abbiamo fatto un po’ di strada. Questa è la vita. Quello che abbiamo fatto è stato costruire il carattere di questa squadra – ha spiegato Ian Foster all’ultimo giro di giostra – Un po’ di avversità non hanno mai ucciso nessuno finché non ci si sbatte il muso, ma ci si rimbocca le maniche e si cerca di superarle. So che abbiamo sorpreso alcune persone essendo qui, ma non abbiamo sorpreso noi stessi.”
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