Le parole a tutto tondo dell’ex capitano azzurro sul nuovo ciclo dell’Italrugby
Il punto di vista del totem azzurro. Sergio Parisse è tornato a parlare dell’Italia, in un’intervista realizzata con il Corriere dello Sport. L’ex terza linea, oggi all’interno dello staff tecnico del Tolone, si è espresso su diversi argomenti provando a ipotizzare cosa farà Gonzalo Quesada da nuovo ct degli Azzurri.
Sergio Parisse: Quesada, lo stile di gioco dell’Italia e la vittoria del Sudafrica
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Sulla Rugby World Cup 2023: “Sognare non significa non guardare in faccia la realtà. L’Italia ha fatto quello che doveva fare, ma certo: la fine di questa Coppa del Mondo è stata deludente, con due sconfitte estremamente pesanti. Per molti era la prima esperienza, per loro sarò oro questo Mondiale”.
Su Quesada: “E’ un amico. Con lui ho vissuto la quotidianità e momenti esaltanti (esperienza allo Stade Francais, ndr). E’ un allenatore giovane, entusiasta, giovane ma esperto allo stesso tempo. Si è presentato facendo vedere subito di voler parlare in italiano, che non è poco: se sei un tecnico straniero questo rappresenta un segnale di grande rispetto. E’ un latino: ha un approccio emotivo al rugby”.
Sul rapporto con Quesada: “Ci siamo sentiti un po’, ma niente consigli. Aveva già un’immagine del movimento, ma il modo migliore per conoscerlo è immergersi all’interno. Scoprirà nel tempo tante cose. Lui è uno umile, ma si farà sentire all’interno del movimento. In generale è un “malato” di rugby”.
Sulle sue personali prospettive: “Sono contento dove sono. Voglio fare un percorso da allenatore. Si, un giorno spero di allenare l’Italia o un’altra nazionale. Ma non perché sono Sergio Parisse: semmai per la mia credibilità, per quella che mi sarò guadagnato da allenatore. Le ambizioni ci sono”.
Stile di gioco dell’Italia: “Se vuoi vincere i titoli devi avere una buona difesa e una buona conquista. Lasciando perdere le ultime due partite, se si osservano i numeri del triennio si vede come l’Italia abbia subito troppe mete. Anche prima del Mondiale, prendevamo una media di 4 mete a partita. Devi decidere cosa essere: una squadra offensiva e divertente o una che vuole vincere? E’ chiaro che ci siano stati passi in avanti in attacco negli ultimi due anni, ma spesso siamo andati a giocare in zone di campo dove nemmeno le squadre più forti di noi giocano e questo ha finito per metterci in difficoltà”.
Possibile nuova leadership per l’Italia: “Come ogni nuovo allenatore, anche Quesada avrà bisogno di conoscere i giocatori dal punto di vista umano. Io per rispetto non faccio nessun nome”.
Sulla vittoria mondiale del Sudafrica: “Gli Springboks sono stati i più forti. Hanno vinto, tatticamente, le ultime tre partite di un punto”.
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