Ci sono posti da capo allenatore molto intriganti e altri invece più pericolosi. Scopriamo chi deve ancora trovare una guida tecnica
Come sempre la Coppa del Mondo di rugby fa da spartiacque: tanti giocatori si sono ritirati, a livello internazionale o assoluto, al termine del torneo ospitato in Francia ma anche diversi coach hanno lasciato il loro posto. Qualcuno per scelta qualcun altro per scarso rendimento, fa quasi impressione pensare che ci sono otto nazionali (sette delle quali hanno preso parte alla Coppa del Mondo) senza un head coach. Vero che, soprattutto nell’emisfero sud, la stagione internazionale è ancora lontana però serve fare un riassunto della situazione.
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Fiji – Simon Raiwalui si è dimesso dopo la grande avventura con gli isolani, portati ai quarti di finale. Sono stati soprattutto motivi familiari a fargli chiudere quest’esperienza dopo soli otto mesi, ma l’eredità lasciata è importante. A inizio anno se n’era andato anche Vern Cotter dunque il nuovo coach avrà parecchio lavoro da fare.
Portogallo – Momento non facile: dopo i grandi quattro anni sotto Lagisquet, culminati con il pareggio con la Georgia e il successo sulle Fiji all’ultima Coppa del Mondo, era stato individuato l’altro francese Sebastian Bertrank che si è però già dimesso a causa del suo lavoro al Ministero dello Sport transalpino. Le basi sono però state gettate, quindi è lecito immaginare che la federazione portoghese non farà fatica a trovare un nuovo tecnico.
Australia – Chi si prende il cerino più corto? Dopo la polveriera lasciata da Eddie Jones con il fallimento alla Coppa del Mondo, sicuramente la panchina dei Wallabies è un posto che scotta. Per ora sembra non esserci nulla di concreto, ma qualcuno che accetterà sicuramente sarà trovato a stretto giro di posta.
Georgia – Poteva essere una delle grandi sorprese, ha invece deluso. Il Mondiale dei Lelos non è andato come previsto e Levan Maisashvili si è dimesso dopo 23 anni di lavoro in federazione e soprattutto l’aver creato un grande gruppo. Non sarà facile sostituirlo, chi prenderà il suo posto dovrà mantenere la squadra caucasica ad alto livello.
Uruguay – Esteban Meneses si è dimesso dopo sette anni e una Coppa del Mondo condita dal solo successo contro la Namibia. Meneses si è lamentato pubblicamente di come le nuove regole sull’eleggibilità di World Rugby vadano contro i movimenti come quello uruguagio, sostenendo come sia impossibile per loro recuperare i giocatori a differenza di quello che accade per le isolane del Pacifico. Lascia comunque un movimento cresciuto moltissimo.
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USA – Scott Lawrence è un tecnico chiamato solo ad interim in attesa di un nuovo capo allenatore per le Eagles. Senza più Gary Gold, che aveva guidato la squadra per diversi anni, non è certo il miglior momento per i nordamericani impegnati prima di tutto a costruirsi una base locale (MLR) forte così da crescere verso la Coppa del Mondo 2031 che ospiteranno.
Tonga – Toutai Kefu ha lasciato il ruolo dopo ben otto anni, anche lui come Meneses critico nella gestione del rugby odierno. Kefu sostiene come sia impossibile crescere giocando poche partite all’anno a differenza delle big, ma il suo successore potrà andare a recuperare diversi ottimi giocatori per via della nuova regola sull’eleggibilità.
Giappone – A fine anno Jamie Joseph tornerà in Nuova Zelanda lasciando un movimento portato ai quarti di finale nel 2019 e a una partita con l’Argentina dal riuscirci anche nel 2023. La squadra è cresciuta tantissimo, il mirino è già puntato sulla prossima Nations Cup ancor prima che sul Mondiale australiano.
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