URC: perché la vittoria atipica delle Zebre contiene il seme di una crescita

I ducali hanno battuto gli Sharks senza segnare neanche una meta dopo averne segnate 15 in 3 partite, ma il successo è arrivato senza snaturarsi

URC: Zebre, vittoria senza snaturarsi – ph. OnRugby.it

E poi è accaduto. Diciannove lunghi mesi e ventotto partite dopo l’ultima volta, le Zebre hanno finalmente ritrovato la vittoria, battendo gli Sharks per 12-10 davanti al proprio pubblico, allo Stadio Lanfranchi di Parma.

Una vittoria di carattere e di ostinazione, che ha ribaltato in qualche modo le attese sulla squadra di Parma. Negli ultimi due anni il pubblico del rugby italiano è stato abituato ad una franchigia ducale che non ha mai avuto troppe difficoltà a segnare punti, a maggior ragione in questo inizio di stagione: 96 punti e 15 mete nelle sole prime tre gare dell’anno, un vero e proprio scroscio di marcature. Per contesto, la metà delle squadre del campionato deve ancora raggiungere quella soglia di punti segnati ancor’oggi, con una giornata in più, e solo Bulls, Leinster e Glasgow Warriors hanno segnato più mete di Giovanni Licata e compagni.

È risultato quindi strano, dissonante, assistere a una gara a basso punteggio, decisa dalla precisione dal tee. A pensarci bene, però, non c’erano molte altre vie: fin dalla vigilia era stato chiaro come le Zebre dovessero dare un giro di vite alla fase difensiva del gioco per riuscire a cogliere maggiori successi, magari limitando il numero delle penalità concesse.

Ed in effetti così è stato. La vittoria di venerdì scorso è figlia di una partita che ha visto la franchigia ducale tagliare per la prima volta in stagione il traguardo del 90% di placcaggi riusciti (111/124), concedendo al contempo appena 4 calci di punizione negli interi 80 minuti, di cui solo uno nella propria metà campo.

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Oltre a una difesa più attenta, capace di chiudere con successo le sequenze in cui doveva soffrire l’offensiva avversaria, le Zebre sono state capaci di mantenere il controllo della gara grazie a un buon uso tattico del piede, che non ha mai concesso prime fasi pericolose agli avversari né tantomeno facili contrattacchi, prediligendo box kicks dove poter portare pressione, provare a recuperare il pallone oppure mettere subito a terra il ricevitore avversario e costruire il muro difensivo.

Il motivo di particolare ottimismo di questa vittoria, però, non sta solo nella capacità delle Zebre di interpretare un rugby che a tratti è stato di capacità di soffrire, di fame agonistica, di voglia di mettere il proprio corpo a disposizione della squadra a più riprese. Piuttosto, la vittoria con gli Sharks è la testimonianza di una crescita complessiva che non comporta lo snaturamento dell’approccio offensivo della squadra.

A ben guardare Zebre-Sharks, infatti, si vede come i ducali abbiano continuato, nelle giuste situazioni, a proporre il loro rugby di movimento, dinamico e propositivo, teso a cercare gli spazi.

A differenza delle altre occasioni, però, è mancato qualcosa al momento di finalizzare, come testimoniano i quasi 10 minuti di possesso continuato nella zona rossa avversaria al termine del primo tempo. Le statistiche della partita dicono di una squadra che è stata capace di entrare nei 22 metri avversari per 6 volte e di passarci oltre 8 minuti. Il classico elefante che partorisce il topolino, se si pensa che da tutto questo possesso nell’altrui metà campo ne sono usciti appena 3 punti sul tabellone.

Sotto la maschera di un tirato 12-10, insomma, c’è una prestazione molto più equilibrata e meno catenacciara di quanto si possa intuire, e questo rende la vittoria ancora più preziosa, la trasforma in un seme di crescita che adesso staff e giocatori dovranno esser bravi a nutrire, proteggere, far germogliare.

All’orizzonte c’è una sfida casalinga contro un Cardiff tosto, ma non irresistibile. Un ostacolo certamente più ostico di quello rappresentato da una franchigia sudafricana che, va detto, appare discretamente sperduta in questo inizio di stagione. Tuttavia, con la fiducia maturata e riuscendo a rimettere insieme l’efficacia offensiva delle prime gare con l’accortezza tattica e difensiva dell’ultima, le Zebre si danno l’opportunità di poter competere con il terzo inferiore del tabellone dello URC. E già questa è una novità mica da poco.

Lorenzo Calamai

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