Il “Bunker”, sì o no? La parola agli arbitri della Rugby World Cup

Luke Pearce e Mathieu Raynal hanno detto la loro sull’argomento, e alcune critiche non sono mancate

mathieu raynal

Il “Bunker”, sì o no? La parola agli arbitri della Rugby World Cup – ph. Sebastiano Pessina

La Rugby World Cup 2023 ha visto introdurre alcune innovazioni a livello arbitrale, tra cui la più importante (e discussa): il processo di Foul Play Review, più comunemente conosciuta come “bunker”.

L’introduzione di questa novità, testata già precedentemente nel Rugby Championship e nei test match estivi di avvicinamento al Mondiale, aveva scopi nobili: aiutare i direttori di gara a prendere le decisioni più corrette in caso di falli di antigioco violenti, cercando comunque di risparmiare tempo ed evitare lunghe interruzioni durante le partite.

Durante e dopo la Rugby World Cup tanti hanno alzato la voce per l’utilizzo spropositato di questa revisione, così come del rischio che i direttori di gara in un certo senso “perdano” la loro centralità nella guida del gioco, non assumendosi la responsabilità di certe decisioni e delegandole al bunker. Ma cosa ne pensano gli arbitri della Coppa del Mondo, che ne hanno avuto direttamente a che fare?

Il “Bunker”, sì o no? La parola agli arbitri della Rugby World Cup

La rivista PlanetRugby ha raccolto alcune interviste fatte negli ultimi giorni ai direttori di gara che hanno arbitrato durante la Rugby World Cup 2023 e alcuni di loro non hanno nascosto alcune critiche al sistema per come è stato introdotto.

Intervistato dal Times, il direttore di gara inglese Luke Pearce ha detto che la sua introduzione prima della Coppa del Mondo è stata “affrettata”, spiegando che è giusto “ammettere se ci sono stati degli errori”. Aspetto sottolineato anche dal fischietto francese Mathieu Raynal che, sul Telegraph, ha argomentato la questione.

“Penso che probabilmente sia stato un errore introdurre il bunker all’ultimo momento, subito prima della Rugby World Cup, senza esercitarsi e senza utilizzarlo di più. È stata anche dura perché, quando mandi una situazione nel bunker, loro tornano da te con una decisione che non hai preso tu. Così non puoi ben descrivere al mondo come e perché quella decisione è stata presa”.

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“Prima dell’introduzione del bunker, potevamo discutere sul filmato, prendere per mano le persone e loro ci seguivano nella discussione fino alla decisione finale. Era interessante in termini di comunicazione e spiegazione. Ora, con il bunker, abbiamo tagliato questo rapporto con la gente davanti alla televisione o con il pubblico sugli spalti”.

D’altra parte però Raynal ha ben presente che, se per caso si togliessero gli strumenti tecnologici, dopo due o tre errori arbitrali il pubblico pretenderebbe che fossero rintrodotti. “Non possiamo lottare contro gli errori né evitare completamente gli errori arbitrali. Dobbiamo solo accettarlo e perderemo meno energie lottando per la pretesa di zero errori a partita”, ha concluso il fischietto francese.

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