Un’analisi della prima parte di stagione dei biancoverdi
Primo giro di boa dello United Rugby Championship, che si ferma dopo le prime 7 giornate (saranno 18 in totale) per lasciare spazio alle coppe europee. Per quanto riguarda l’inizio di stagione del Benetton, il giudizio non può che essere assolutamente positivo: mai si era vista una squadra così concreta e capace di vincere con questa lucidità le partite punto a punto, nemmeno nella grande stagione che nel 2019 portò i biancoverdi ai playoff.
Leggi anche: URC: Leinster torna in testa, Benetton quinto. Highlights e classifica dopo la settima giornata
Grandi individualità
Marco Bortolami sta amministrando bene un parco giocatori profondo e di qualità, formato dal blocco dei nazionali Azzurri, ma anche da giovani promettenti (come Izekor e Spagnolo), da italiani fuori dal giro azzurro – per adesso – come Zanon e Pasquali e da acquisti stranieri pienamente azzeccati: primo fra tutti Andy Uren, ma anche Fekitoa si sta dimostrando dedito alla causa e ancora in buona condizione. Sempre tra i migliori i soliti Lorenzo Cannone, Zuliani e Ferrari fino all’infortunio, in grado di tornare subito ad alti livelli dopo l’esperienza mondiale.
Tanti i giocatori in grado di fare la differenza in queste prime giornate. Jacob Umaga, approfittando anche di un periodo di appannamento di Albornoz, si sta rivelando un’apertura efficace e affidabile, anche dalla piazzola e soprattutto dalla lunga distanza. Marco Zanon sembra tornato quello che qualche anno fa si giocava una maglia da titolare in azzurro, Izekor è ormai un giocatore pienamente inserito nel contesto di un campionato importante come lo United Rugby Championship. Molto bene anche Mirco Spagnolo, che deve ancora prendere un po’ le misure in mischia ordinata, ma in campo aperto si sta dimostrando assolutamente pronto e competitivo nonostante la grande qualità degli avversari.
A proposito di acquisti, Paolo Odogwu dopo qualche partita di rodaggio è diventato già un elemento importantissimo di questo Benetton: il suo lavoro in difesa contro gli Ospreys è stato eccezionale, e in attacco è sempre difficile da fermare, anche se da ala non sempre riesce ad avere a disposizione palloni di qualità. Anche Iachizzi sta facendo lo stesso percorso, e dopo qualche giornata di adattamento è stato il migliore in campo contro i gallesi.
Leggi anche: Benetton Rugby, Manuel Zuliani: “50 presenze significano tanto, ma non mi metto limiti”
Difesa e mentalità
I numeri parlano da soli: seconda miglior difesa con soli 123 punti subiti in 7 giornate, solo Munster ha fatto meglio e solo di un punto (122). Ma ciò che colpisce è soprattutto la mentalità con la quale questa squadra difende, soprattutto nei finali di partita: i Lions hanno provato per 5 minuti a insistere in qualsiasi modo e non hanno trovato spazio, Edimburgo ha dovuto affidarsi alla monetina del drop, e anche gli Ospreys non sono riusciti ad andare oltre la metà campo.
Proprio la mentalità è ciò che ha permesso la Benetton di portare a casa 5 vittorie su 7, tutte tiratissime, arrivate dopo partite giocate punto a punto, tutte partite che forse fino a qualche anno fa i biancoverdi non avrebbero portato a casa. Un segnale, questo, di grandissima crescita e maturità.
L’attacco
Chiaramente, alla fine ciò che conta sono i punti portati a casa, e da questo punto di vista non c’è nulla da dire. Il Benetton però è il secondo peggior attacco del campionato, insieme agli Scarlets (125 punti) e davanti solo ai Dragons, che ne hanno segnati solo 108. E soprattutto, in 7 partite i biancoverdi non hanno raccolto punti di bonus offensivi, e ciò spiega perché nonostante un cammino da 5 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta i biancoverdi siano “solo” quinti. L’attacco del Benetton si basa soprattutto sul guadagno territoriale degli avanti e dei centri, che da questo punto di vista stanno svolgendo un grande lavoro: l’impressione è che gli avversari riescano spesso a leggere in anticipo i movimenti dei biancoverdi, soprattutto quando il mediano muove palla in orizzontale.
Un esempio su tutti: quando Umaga riceve l’ovale, spesso si muove in diagonale “dettando” il movimento parallelo del secondo ricevitore, che quando gli si avvicina e ottiene il pallone però ha già addosso un avversario. In questo senso la Challenge Cup – dove soprattutto nella fase a gironi si aprono più spazi e le difese non sono sempre perfette – potrebbe essere una buona occasione per “sbloccarsi” e oliare i meccanismi offensivi.
Francesco Palma
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.