La fotografia del tecnico dei Leoni
Una prima fotografia sulla stagione del Benetton. Chi se non l’head coach Marco Bortolami poteva farla. Il tecnico che ha parlato ai microfoni del club si è soffermato sul record dei Leoni nello United Rugby Championship.
Benetton Rugby, Marco Bortolami: il punto di vista
Un ruolo fatto di 5 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta, quando all’orizzonte c’è l’inizio di una Challenge Cup che, l’anno scorso ha regalato le emozioni di una storica semifinale: “Il bilancio è estremamente positivo, scendiamo in campo per vincere le partite e portare a casa il risultato. Credo che la squadra sino ad oggi l’abbia fatto molto bene anche in condizioni diverse e contro squadre molto forti; il gruppo sta dando prova di sapere reagire e tenere duro nei momenti più importanti delle partite. Tutti gli aspetti del gioco stanno andando nella direzione giusta. Abbiamo vinto due partite in condizioni di bagnato, contro squadre molto strutturate fisicamente e che in passato pagavamo a caro prezzo. Ci sono segnali molto incoraggianti su aspetti del gioco che negli ultimi anni non erano stati dei nostri punti forti, ora ne stiamo venendo fuori in maniera molto efficace e produttiva. Credo non sia un caso che siamo riusciti a chiudere molte partite con un punteggio ristretto, perché innanzitutto giochiamo contro avversari forti e dall’altro lato c’è la consapevolezza che le piccole cose fanno una grande differenza. Aggiungo che contro tutte le squadre contro cui abbiamo giocato, eccetto gli Ospreys, l’anno scorso non eravamo mai riusciti a fare risultato. Penso che questo sia il segnale più importante del nuovo corso”.
Sulle modifiche a livello tecnico e tattico rispetto all’anno scorso: “La difesa è uno degli aspetti che rispetto all’anno scorso è migliorato tanto, anche se abbiamo concesso delle mete in situazioni che avremmo potuto controllare meglio. Il gioco al piede, la chiarezza con cui vogliamo risalire il campo e mettere pressione all’avversario hanno funzionato molto bene. L’esecuzione poteva essere migliore in alcuni momenti, penso che questo sia un grande lavoro da fare nelle prossime settimane. L’attacco sta dando i segnali giusti. E’ vero che forse abbiamo concretizzato meno rispetto alle occasioni che abbiamo creato. Sto pensando alla meta di Fekitoa a Edimburgo dove ci è scivolata la palla sulla linea, o quella di Zanon a Glasgow, o le due occasioni create nell’ultima gara contro gli Ospreys. Partite in cui, in situazioni di campo bagnato, siamo comunque riusciti a portare a casa la vittoria grazie a mete arrivate da azioni offensive di oltre di due minuti per merito della tanta pressione creata. E’ chiaro che c’è bisogno ancora di un po’ di tempo per oliare i meccanismi, perché abbiamo adattato il nostro sistema affinché fosse sostenibile in un faceplay più lungo. Per quanto riguarda il nostro sistema di attacco, abbiamo voluto creare più equilibrio nel nostro faceplay e occupare un po’ di più la larghezza del campo. Questo comporta un’accuratezza delle skills più alta, cosa su cui stiamo lavorando, e in particolare una buona capacità dei giocatori sulla scelta delle decisioni da prendere. Sono sicuro che nelle prossime settimane, anche con un po’ di responsabilità in più nel tenere palla nelle situazioni 50-50, riusciremo ad ottenere molto di più; consapevole che nel frattempo potrà considerarsi completato l’inserimento nei nostri meccanismi da parte dei tanti giocatori impegnati nel Mondiale”.
Le prospettive future riguardanti lo sviluppo del gioco: “Il nostro sistema difensivo, forte di un anno di lavoro alle spalle, è cresciuto ulteriormente. Credo che la condizione fisica dei giocatori sia ottimale perché in tutte le partite siamo arrivati lucidi e consistenti sino all’80esimo e oltre. Questo è qualcosa che non ci riusciva l’anno scorso, per cui credo che sia un grande punto di forza. Il gioco al piede ha seguito la continuità rispetto a quanto fatto l’anno scorso. Quello che sta maturando nei giocatori è la consapevolezza di applicare pressione attraverso il gioco al piede. Storicamente e culturalmente parlando, in Italia si è sempre visto il gioco al piede come un modo di liberarsi della palla e della pressione, in realtà penso che la squadra stia facendo molto bene l’opposto, cioè creare pressione attraverso il gioco al piede e riuscire anche ad assorbirla quando l’avversario ci mette pressione; si tratta di una piccola rivoluzione che la squadra sta operando. In generale l’inizio è stato molto positivo, ma i margini di miglioramento sono ancora enormi e dobbiamo lavorare ancora più determinati su questo”.
La Challenge Cup, obiettivi: “La Challenge Cup è una competizione totalmente diversa rispetto al campionato. Abbiamo due squadre anglosassoni e due francesi nel girone. Dobbiamo adattarci molto al loro modo di interpretare le partite. Cercheremo di ripetere il buon percorso dell’anno scorso; questo non è assolutamente scontato, sin dalla prima gara contro gli Ospreys. Loro giocano questa competizione al massimo come lo facciamo noi. Sarà subito una battaglia durissima, però siamo molto motivati. Credo che la mentalità del gruppo sia cambiata, perché affrontiamo ogni partita come se fosse la più importante e cerchiamo di ottenere il massimo. Questa è la mentalità che voglio dalla squadra e che si tradurrà poi in un risultato a fine stagione, sia in Challenge Cup che in URC, all’altezza delle nostre aspettative”.
Infine una fotografia sullo stato di salute del gruppo: “Come la squadra stia in campo, e riesce a chiudere le partite, credo sia la prova più importante di quanto il gruppo sia cementato, unito e spinge tutto verso la stessa direzione. Non è assolutamente scontato, perché nell’anno del Mondiale ci siamo tutti ritrovati molto tardi, però devo dire che i ragazzi rientrati hanno portato un’energia e un entusiasmo molto buono. Ancora si stanno inserendo nei nostri meccanismi e nei nostri standard, ma ciò arriverà molto presto, per cui credo che il gruppo stia in un’ottima posizione. Ci sono tanti ragazzi che sono scesi in campo, ma altrettanti che hanno giocato poco. Il lavoro di quest’ultimi durante la settimana è impagabile e aiuta la squadra a preparare le grandi prestazioni che abbiamo visto fino ad oggi. Credo che ogni vittoria sia merito dei 23 che scendono in campo, ma grande merito va anche agli altri 40 giocatori che aiutano i 23 a preparare le partite e a farli arrivare pronti sia dal punto di vista tecnico, fisico e soprattutto mentale”.
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