Tra nazionale e franchigia, il trequarti sta trovando la sua dimensione
Paolo Odogwu era arrivato in Italia un po’ in sordina, con alle spalle un paio d’anni di tira e molla con la Nazionale che non avevano giovato alla sua immagine e con delle fisiologiche difficoltà ad adattarsi a uno stile di gioco – soprattutto nei trequarti – ormai rodato e non facile da interpretare. Kieran Crowley ha puntato subito su di lui, soprattutto come risorsa dalla panchina, ma le prestazioni di Odogwu sono state altalenanti, anche per via di un Mondiale iniziato bene per l’Italia ma gradualmente scivolato verso un finale molto amaro.
Certamente, Odogwu aveva tutte le attenuanti del mondo: gruppo nuovo per lui, tante aspettative, poche partite alle spalle con un piano di gioco che andava interpretato a memoria e al massimo livello possibile, quello della Rugby World Cup. Serviva un po’ di rodaggio, e così è stato anche al Benetton: prime uscite buone ma non eccezionali, poi una crescita costante, e adesso Paolo Odogwu è un elemento fondamentale dei biancoverdi.
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Utilizzato esclusivamente come ala in questo inizio di stagione (ma può giocare anche centro), il 26enne nato a Coventry ma di origini italo-nigeriane garantisce avanzamento costante in attacco, grazie alla sua fisicità: a ogni possesso assorbe anche 2 o 3 giocatori avversari, aprendo spazi per i compagni e mettendo in cassaforte il pallone. È dotato anche di grandi gambe, come già dimostrato con la meta alla Namibia al Mondiale, e questo gli permette di essere performante anche in difesa: lo dimostra la meta salvata nella sfida di URC contro gli Ospreys, con Luke Morgan che sembrava già lanciato verso la bandierina.
Sempre in difesa, è dotato di un placcaggio potente ed efficace: usa bene il suo fisico e lo fa sentire al momento del contatto. Se arriva come una scheggia dal lato cieco, sono dolori. Gli manca ancora un po’ di confidenza con il posizionamento difensivo, che però compensa con la sua rapidità, e ha bisogno di trovare più spesso la marcatura personale: 2 mete in Nazionale, contro Romania e Namibia, e in Challenge contro gli Ospreys è arrivata finalmente la prima meta in biancoverde.
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Va detto che in attacco Odogwu svolge un ruolo da vera e propria calamita: quando riceve palla è attorniato da avversari e deve fare tanto lavoro sporco. Le statistiche dell’URC confermano il grande spirito di sacrificio dell’ala biancoverde: 142 metri guadagnati, 28 carries e 9 difensori battuti in 4 partite giocate. In difesa si fa sentire a livello fisico, anche se sbaglia ancora qualche placcaggio di troppo (83% di placcaggi riusciti, per adesso) ma compensa con una grande disciplina: in campionato non ha ancora commesso un fallo. Inoltre, sempre più spesso lo si vede in mezzo al campo a fare da centro aggiunto e a caricare palla in mano, come accaduto nella meta di Bernasconi in URC contro gli Ospreys, che nasce da una sua carica avanzante. Se dovesse definitivamente sbloccarsi anche in fase realizzativa, potrebbe diventare davvero una grande risorsa per il rugby italiano.
Francesco Palma
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