Da questa edizione anche Irlanda, Francia e Galles seguiranno l’esempio di Scozia, Inghilterra e Italia
Una piccola rivoluzione nel mondo del Sei Nazioni è stata portata a termine: l’edizione 2024 del più antico torneo internazionale della palla ovale sarà la prima in cui tutti i giocatori indosseranno delle maglie con scritto sul retro, oltre al numero, anche il nome.
Per quanto riguarda i tifosi italiani non si tratta di una notizia sconvolgente. Già dalle Autumn Nations Series del 2022 gli Azzurri hanno iniziato a vestire delle maglie che riportavano il loro nome sopra il numero, seguendo l’iniziativa intrapresa per prime da Scozia e Inghilterra.
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Maglie con il nome dei giocatori sul retro al Sei Nazioni 2023: le argomentazioni pro e contro
All’interno della storia più che centenaria del rugby moderno, però, si tratta di una novità importante. Dato che a differenza del calcio nel rugby il numero sulla maglia non è discrezionale, ma è dipendente dal loro ruolo in campo, per tanto tempo si è pensato che non fosse necessario. Inoltre i più tradizionalisti hanno sempre difeso questa assenza del nome, in quanto il giocatore non deve “possedere” la maglia, rischiando di collocare l’individuo prima del gruppo.
Ora però, come confermato dal Telegraph, sembra che tutte le Nazionali partecipanti al Sei Nazioni hanno deciso all’unanimità di adottare questa novità. Una scelta che avrebbe degli importanti vantaggi dalla sua parte.
Prima di tutto una maggiore inclusività, intesa come volontà di avvicinare i neofiti al gioco partendo da una nuova base, quella di riconoscere i giocatori non solo per il loro numero di maglia, ma anche per il loro cognome. All’interno di un gioco già complesso, l’obiettivo è quello di stimolare e aiutare anche chi non sa le formazioni a capire più rapidamente chi c’è in campo nelle varie posizioni.
A questo si somma anche un’interesse più commerciale, magari meno “nobile” ma altrettanto importante in situazioni di necessità economica. Associare un nome e un numero a un determinato campione, porta quella maglia a diventare un asset importante nel mondo del calcio, dell’NBA e potrebbe diventarlo anche per una federazione rugbystica. Un modo questo per rendere il gioco più fruibile verso nuove generazioni che tendono a identificarsi anche nei singoli giocatori.
Infine l’aggiunta del nome avrebbe vantaggi anche per lo stesso giocatore. Da un lato è lui stesso più riconoscibile, dall’altro lo si può considerare come una sorta di riconoscimento, premiando chi ha avuto il merito di arrivare lassù e indossare la maglia della propria nazione.
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