Il neozelandese ha sottoscritto un accordo di due anni che lo porterà a guidare i Wallabies contro i British & Irish Lions
Ha fatto grande l’Irlanda, è stato decisivo per gli All Blacks, ora proverà a risollevare i destini dei Wallabies: Joe Schmidt è stato annunciato ufficialmente come head coach dell’Australia.
Una notizia attesa, dopo che negli ultimi giorni si erano rincorse voci sulla concretizzazione di un corteggiamento che andava avanti da qualche tempo. La federazione australiana aveva da tempo, infatti, individuato in Schmidt il profilo ideale per le sue necessità, ma il tecnico neozelandese appariva scettico.
Uno scetticismo che sembra messo dietro le spalle: “Desidero fortemente che gli Wallabies siano competitivi e sono qui per aiutarli a esserlo – ha detto – Penso che tutta la famiglia del rugby globale voglia che i Wallabies siano dove devono stare e i British & Irish Lions vogliono una serie fantastica.”
“Costruiremo verso quell’obiettivo e daremo loro esattamente quello che vogliono, non gli renderemo facile niente. Due anni dopo di ciò, abbiamo una coppa del mondo casalinga e voglio disperatamente che i Wallabies siano veramente competitivi.”
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Joe Schmidt ha firmato, per il momento, un accordo che dura fino al 2025 e si conclude al termine della serie contro i Lions. Cosa accadrà dopo non è dato saperlo: il tecnico ha detto di essere aperto ad un proseguimento, come anche a mettersi a disposizione di eventuali allenatori australiani che possano prendere le redini della nazionale. Se ne parlerà solo a tempo debito.
Schmidt ha 58 anni. La sua carriera da allenatore è iniziata più di vent’anni fa a Bay of Plenty, la provincia che milita in NPC. Ha lavorato come assistente ai Blues in Super Rugby e al Clermont in Francia, poi dal 2010 al 2013 è stato il capo allenatore del Leinster, vincendo un Pro12, due Champions Cup e una Heineken Cup. Da lì il salto nel rugby internazionale, con l’Irlanda, dove ha conquistato tre Sei Nazioni (2014, 2015 e 2018) e il titolo di Allenatore dell’anno nel 2018.
Dopo la Rugby World Cup 2019 si era ritirato per assistere il figlio, che soffre di una forma grave di epilessia. Nel 2022 è tornato a contribuire al rugby neozelandese come consulente dei Blues, per poi entrare nello staff degli All Blacks quello stesso anno e contribuire in maniera decisiva alla rinascita della nazionale in vista del mondiale, dove la squadra ha colto la finale, persa per un solo punto.
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