Il punto di vista del telecronista dei match degli Azzurri nel torneo
La voce del Sei Nazioni in tv e in streaming sui canali e le piattaforme di Sky Sport. In occasione del lancio italiano del torneo, avvenuto nella sede della pay-tv, OnRugby ha intervistato Francesco Pierantozzi.
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Con il giornalista e telecronista, che racconterà l’Italia e non solo, abbiamo toccato diversi temi del Sei Nazioni che sarà: dall’Italia alle altre squadre sino a fare un passo indietro all’ultima Rugby World Cup.
Francesco che Sei Nazioni dobbiamo attenderci dopo una delle edizioni più dure della Coppa del Mondo, dal punto di vista fisico?
“Dal punto di vista dell’Italia ne usciamo a pezzi, ma ora bisognerà pensare al torneo, anche perché si volterà pagina. Il calendario degli Azzurri? E’ vero, giocheremo da subito contro le più forti, però questo potrebbe essere un vantaggio. Quesada sa che avrà poco tempo, ma sa anche che in pochi si attendono risultati contro Inghilterra, Irlanda e Francia e quindi potrà provare a sperimentare pensando ai suoi primi cambiamenti: difesa, attenzione, gioco al piede, exit strategy. Da queste tre partite potrà selezionare poi i giocatori per andare ad affrontare Scozia e Galles che, si fa per dire e almeno sulla carta, sono le formazioni più abbordabili. Questa è la mia speranza. Il pensiero non dovrà essere “Giochiamo per prenderne poche”, ma iniziare ad apportare dei correttivi per instaurare un qualcosa, e qui mi riferisco agli aspetti difensivi, che funzioni. Al Mondiale abbiamo visto che gli Azzurri hanno fatto fatica nel gioco al piede e nel contenimento difensivo”.
Inghilterra, Irlanda, Francia, Galles e Scozia: tutte hanno vissuto qualche vicissitudine al proprio interno, sia per problemi di infortuni sia per ricambi generazionali. Cosa aspettarci dalle altre protagoniste?
“Attenzione alla Scozia, potrebbe essere la sorpresa del torneo. Ai Mondiali ha dimostrato, al netto di un’eliminazione contro due top team al loro massimo già dalla fase a gironi, di avere un gioco che può essere redditizio. Mi pongo più dubbi invece sulle altre: l’Irlanda senza Sexton avrà la stessa leadership, l’Inghilterra sarà la stessa della Rugby World Cup, la Francia, che per me è comunque la favorita, cosa avrà in meno senza Dupont, il Galles riuscirà a trovare la strada giusta nel pieno del suo ricambio generazionale? Tutte domande a cui risponderà il campo. Spero che l’Italia si porti a casa almeno un successo”.
A proposito di vittorie italiane: in questi primi mesi dell’anno, i coach delle franchigie Marco Bortolami e Fabio Roselli non si sono mai nascosti indicando degli obiettivi da raggiungere anche in termini di punti. Ora se ti dovessi chiedere: quanti punti dall’Italia ti potresti aspettare nel Sei Nazioni 2024?
“E’ difficile ipotizzarlo, ma se dovessi mettere un target mi spingerei fra 6 e 7 punti: se questo si dovesse materializzare sarebbe un gran risultato”.
Dalla Rugby World Cup 2023 non sono passati poi tanti mesi: cosa ci porteremo o non ci porteremo dietro dagli ultimi Mondiali in questo Sei Nazioni?
“Il Sei Nazioni dopo i Mondiali è sempre un torneo strano. La cosa che secondo me è diventata importante a livello internazionale è l’efficacia della controruck, perché è un aspetto del gioco che, se ben eseguito, ti mette al riparo dai falli nel breakdown. Stiamo parlando di un’area delicata, anche perché i giocatori sono sempre col sospetto nei confronti di loro stessi, visto che gli arbitri mettono grande attenzione sui punti d’incontro.
Se penso invece alla Rugby World Cup visualizzando quello che ha fatto il Sudafrica, dico che è molto difficile, se non impossibile, replicare quello che hanno fatto gli Springboks, forse solo un po’ l’Inghilterra. Quello stile di gioco, non è tanto da Sei Nazioni. Forse l’esempio da seguire è più quello della Nuova Zelanda che, paradossalmente, pur in 14, stava andando vicina a compiere il colpaccio nella finalissima”.
Michele Cassano
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