In occasione della presentazione ufficiale del torneo abbiamo raccolto le dichiarazioni dell’head coach e del capitano azzurro
DUBLINO – La presentazione del Sei Nazioni alla Guinness Storehouse di Dublino è un evento globale. In casa Italia però, la parte più importante della conferenza stampa di Gonzalo Quesada ha riguardato la convocazione di Edoardo Padovani, resa ufficiale lunedì mattina. Questa è la spiegazione del capo allenatore azzurro.
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Sei Nazioni 2024: Quesada su Padovani, Lamaro sullo sviluppo dell’Italia
“Innanzitutto preciso che Padovani è andato molto vicino a essere inserito nella lista iniziale – spiega Quesada –. Poi nell’ultima partita di Lione, Monty Ioane è uscito per un infortunio alla testa, cosa che avviato un protocollo preciso della durata di 12 giorni. Nella prima settimana potrà allenarsi pochissimo, mentre dall’ottavo giorno potrà fare quasi tutto. Quindi ho chiamato Padovani, innanzitutto perché così abbiamo di nuovo 14 trequarti e possiamo allenarci con due squadre complete, con tutti nei ruoli giusti, e poi perché l’evoluzione del recupero di Ioane e il comportamento di Padovani e degli altri, durante gli allenamenti, potranno influire sulle mie scelte”.
In ogni caso nella lista dei 23 con l’Inghilterra ci sarà solo uno dei due?
“Non è detto. A seconda del piano di gioco e di come prevediamo di essere schierati a fine gara, potrebbero esserci entrambi”.
Quesada ha poi parlato in generale della nuova fase che sta attraversando l’Italia: “Ho grande rispetto per lo staff precedente, ovviamente cercheremo di prendere tutto il meglio dal loro lavoro. Il torneo è lungo, noi adesso siamo concentrati sulla preparazione alla prima partita. Il mio plan è lavorare duro per definire l’identità della squadra e il tipo di rugby che vogliamo giocare”.
“Io ho un temperamento latino – prosegue –, anche se ho una formazione professionale più anglosassone. Ho giocato e visto all’opera molti giocatori italiani, voglio accendere la loro passione perché diventi un’arma che migliora il loro gioco e li renda più temibili. Siamo la squadra più giovane e con meno cap in assoluto. Sappiamo come dobbiamo giocare, soprattutto dal punto di vista mentale”.
Su Inghilterra e Irlanda: “Inghilterra e Irlanda possono vincere anche se sono al 70/80%. Noi no, dobbiamo essere al 100% tutto il tempo e in tutti gli aspetti del gioco. Soprattutto l’uscita dalla difesa con la palla deve essere molto accurata, visto che ci difenderemo molto”.
Durante la presentazione, Quesada ha raccontato un vecchio aneddoto di colore a uso soprattutto dei media irlandesi: “Durante la coppa del mondo del 1999 noi (l’Argentina, ndr) battemmo l’Irlanda a Lens, quindi venimmo a Dublino per la partita successiva. Ovviamente a Dublino si aspettavano l’Irlanda, per questo quando arrivammo all’albergo lo trovammo pieno di bandiere verdi e simboli della nazionale. Perfino le camere da letto avevano la foto dei giocatori che avrebbero dovuto soggiornarci”.
Poi è la volta del capitano Lamaro che, interpellato su quanto sta accadendo di positivo con le franchigie italiane, dice: “Siamo consapevoli che il lavoro fatto a Treviso e alle Zebre sia importante perché dimostra che possiamo essere competitivi. Le vittorie portano ad altre vittorie, è risaputo. Però sappiamo anche che questo è un altro livello, quindi tutto il lavoro fatto con le franchigie deve essere amplificato e perfezionato. Tutti i dettagli devono essere curati alla perfezione perché da ogni singolo momento e dettaglio può dipendere un risultato. Il nostro focus adesso è quello. Dobbiamo acquisire questa mentalità e trasferire questi dettagli nel piano di gioco”.
Stimolato sul punto, Lamaro torna alla vittoria in Galles di due anni fa: “Due anni fa sono stati un po’ arroganti, negli ultimi 10 minuti erano sopra di sei punti e non calciarono delle punizioni che li avrebbero portati a +9. Questo succede contro qualcuno che non rispetti. Sono sicuro che non faranno quello stesso errore. Ora però sappiamo che se giochiamo al meglio per tutta la partita, possiamo avere delle occasioni per vincere contro tutte le squadre. Poi dobbiamo sfruttare quella possibilità al meglio, ma può succedere. Il Galles ha tradizione, cultura e sa come vincere le gare. Si è visto bene alla Coppa del Mondo, dove hanno fatto benissimo. Adesso hanno un po’ di facce nuove ma hanno esperienza e un grande coach. Anzi, sanno bene anche come vincere il Sei Nazioni, non solo le singole partite. Sono sicuro che saranno pronti per il torneo”.
Damiano Vezzosi
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