Il capitano inglese ha caricato i suoi e ha parlato anche di Farrell e dei problemi del movimento britannico
L’obiettivo è già puntato verso la sfida di sabato 3 febbraio, alle ore 15.15, allo stadio Olimpico di Roma, contro l’Italia. Jamie George, il nuovo capitano dell’Inghilterra, non vuole sottovalutare nulla per far si che il nuovo ciclo dei britannici parta nel modo migliore.
Jamie George: il punto di vista del capitano dell’Inghilterra
In un incontro con la stampa, il leader e tallonatore degli inglesi ha toccato diversi punti: “Giocare per la nazionale dev’essere un piacere, un divertimento all’interno della carriera. Certo, ci sono stati anche momenti non facili con la maglia della nazionale, ma tante delle mie soddisfazioni più importanti me le sono prese qui”.
“Squadra nuova e un ciclo nuovo che si sta aprendo: voglio che i nuovi arrivati si sentano a loro agio. E non parlo solo di sentirsi bene nei momenti fuori dal campo, ma anche quando siamo in allenamento”.
Poi sul suo capitanato ha detto: “Quando Steve Borthwick mi ha chiesto di pensare all’assunzione del capitanato gli ho detto subito di si: abbiamo un ottimo rapporto che ci lega. Abbiamo giocato insieme nel 2009 e lui mi ha visto crescere e diventare un giocatore a tutti gli effetti.
Se ho parlato con Farrell? E’ stata la persona più disponibile del mondo e mi ha anche detto: “Se hai bisogno, alza il telefono, io ci sarò per qualsiasi cosa”. Da amico sono un po’ dispiaciuto di non essermi accorto della sua situazione e di non aver fatto tanto per aiutarlo”.
Sull’identità di gioco: “Sappiamo e percepiamo che la critica e i tifosi vorrebbero un gioco più aperto e realizzativo da parte nostra: ci stiamo lavorando. Dobbiamo far tutto perché il processo sia indirizzato nella maniera giusta. Non possiamo sbagliare. Sappiamo che il rugby inglese ha attraversato una fase difficile a livello tecnico e finanziario, noi siamo la punta della piramide: abbiamo l’opportunità di raggiungere un alto numero di persone e far cambiare la percezione della nostra squadra del nostro movimento”.
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