La WRU teme che il rugby in Galles non sarà più sostenibile se trasmesso in chiaro

La federazione deve tutelare il suo equilibrio finanziario a lungo termine

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Tifosi del Galles -ph. S. Pessina

Il Sei Nazioni 2024 che sta per iniziare è subito un bel banco di prova per la formazione di Warren Gatland. La linea verde scelta dal coach neozelandese impone di guardare al futuro con speranza e con qualche legittimo dubbio.

Logico aspettarsi anche qualche risultato non esattamente esaltante, ma dai piani alti della federazione gallese c’è la consapevolezza che il periodo non sia dei migliori e le ripercussioni della crisi di un anno fa, necessitano tempo per essere assorbite.

A tal proposito si inserisce il dibatto sulla trasmissione delle partite del Sei Nazioni in diretta TV “free to air”, cioè visibili in chiaro e gratuitamente. Un passaggio che preoccupa fortemente la WRU, impaurita dal possibile ammanco di introiti.

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La WRU teme che il rugby in Galles non sarà più sostenibile se trasmesso in chiaro

Al nodo del contendere c’è un evento recente. Un gruppo di parlamentari gallesi ha fatto pressione sul governo del Regno Unito per spostare i diritti di trasmissione del Sei Nazioni dal cosidetto Gruppo B (eventi di interesse secondario) al Gruppo A (eventi di interesse primario) insieme alle Coppe del Mondo di calcio, ai Giochi Olimpici e a Wimbledon.

Qualsiasi evento sportivo nel gruppo A deve essere offerto alle principali emittenti in chiaro a “condizioni eque e ragionevoli”, essenzialmente mantenendole sulla TV terrestre.

Il CEO della Welsh Rugby Union Abi Tierney e il direttore esecutivo Nigel Walker appariranno davanti al Comitato per la cultura, le comunicazioni, la lingua gallese, lo sport e le relazioni internazionali al parlamento gallese giovedì per porre domande sulla questione. Nel frattempo Tierney ha inviato una dura lettera al comitato prima di incontrarlo, in cui descrive in dettaglio perché la WRU è contraria a spostare le Sei Nazioni nella categoria A.

In parole povere, le implicazioni finanziarie negative dello spostamento delle partite internazionali di rugby nella lista protetta potrebbero avere un impatto devastante sull’intero comparto professionistico del Galles a medio e lungo termine.

L’importanza degli introiti derivanti dai match internazionali

“Come illustrato nella nostra ultima relazione annuale per l’anno che termina il 2023, il 65% del fatturato annuo del Welsh Rugby Union Group deriva dalla messa in scena delle partite internazionali al Principality Stadium con squadre del Galles e le attività commerciali associate a queste squadre.” Ha spiegato Abi Tierney, che poi ha anche approfondito il tema degli incassi provenienti dalla TV.

“La copertura delle nostre partite e il corrispondente profilo delle nostre squadre ovviamente influenza direttamente questa attività commerciale. Più direttamente, il fatturato delle trasmissioni internazionali l’anno scorso è stato pari a 17,3 milioni di sterline in un anno in cui il fatturato del gruppo WRU, escluse le entrate URC/ECPR, era di 93,6 milioni di sterline. Negli ultimi cinque anni il 26% del reddito della federazione è stato fornito da diritti di trasmissione”.

Il settore professionistico in Galles sta attualmente attraversando un periodo di profonda crisi con il tetto salariale che nelle regioni scenderà a 4,5 milioni di sterline la prossima stagione, anche se rimarrà intatto lo spazio per due giocatori sopra il limite. Le quattro regioni stanno anche rimborsando un prestito di 20 milioni di sterline al governo gallese a un tasso di interesse dell’8,5%.

L’idea della WRU è quella di mantenere la porta aperta a una mediazione sul tema dei diritti TV, magari con la possibilità di proporre ai tifosi servizi in abbonamento o non completamente gratuiti.

“La salute del rugby gallese dipende fortemente dalle entrate generate dai suoi diritti mediatici – ha concluso Tierney – Questo finanziamento alimenta gli investimenti nelle aree di sviluppo e di base del gioco e quindi la sua sostenibilità a lungo termine.”

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