Le parole del pilone dopo il suo primo cap in azzurro
Un esordio molto positivo, al netto di un risultato finale che non l’ha soddisfatto. Mirco Spagnolo, uno dei volti nuovi dell’Italrugby nel Sei Nazioni 2024, è intervenuto oggi in videoconferenza con la stampa per fotografare il suo debutto nel torneo contro l’Inghilterra, caratterizzato da una tenuta in mischia che ha fatto parlare e non poco della sua performance.
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Italia, Mirco Spagnolo: tutte le sue parole in conferenza
Sull’esordio e sul fatto di aver messo in grande difficoltà un pilone espertissimo come Dan Cole, il quale alla fine ha dovuto cedere in due occasioni all’azzurro: “Per tutta la settimana con Andrea Moretti ci siamo concentrati sul fatto che questo scontro sarebbe potuto verificarsi nel finale di partita. Cole è un pilone esperto, per batterlo bisogna lavorare su tutti i dettagli cercando di non andare a far pesare troppo la sua enorme esperienza. Sono arrivato preparato, facendo anche conto del fatto che lui è un pilone che lavora bene sulle connessioni con le seconde e le terze linee. Alla fine, con anche un pizzico di fortuna, è andata bene”.
L’impatto nella partita, al di là delle singole mischie: “Per me era la prima volta in una partita internazionale. Lo “scalino” si è percepito anche rispetto al livello dello URC e tenete conto che la mia prestazione è stata di una decina di minuti. C’è da lavorare”.
La mentalità della squadra fino all’ultima azione disponibile: “Sull’ultima situazione non volevamo prendere meta. Tutti e 8 in mischia abbiamo pensato: “Minimo qui dobbiamo prenderci un calcio di punizione a favore ed evitare la loro segnatura”, siamo riusciti a farlo e poi le cose sono andate per il meglio”.
Sui suoi pensieri entrando in campo: “All’inizio ero teso, ma non impaurito: era emozione. Poi ho pensato a fare bene e a giocare al meglio. Nell’ultimo periodo è stato tutto un crescendo e a volte ci pensi: in sei mesi sono passato da una finale persa per lo scudetto, contro il Rovigo, a giocare all’Olimpico nel Sei Nazioni. E’ stato un bel salto per uno che ha iniziato a giocare a rugby a 14 anni e che prima giocava a calcio facendo il difensore centrale”.
Prossimi obiettivi: “Il mio target è quello di raccogliere il massimo numero di caps in nazionale cercando ovviamente di aumentare progressivamente il minutaggio. Capisco però che per essere a certi livelli serve anche esperienza e questa verrà solo col tempo”.
Idoli e passioni: “Quando ho iniziato a giocare non avevo riferimenti. Ora un giocatore che mi ruba l’occhio è Ethan de Groot, il pilone degli All Blacks: quando lo vedo cerco sempre di capire dov’è in campo e che posizioni occupa nel gioco aperto.
Fuori dal campo? Non c’è molto tempo onestamente, perché a Treviso siamo molto focalizzati sull’attività. Quando posso trascorro del tempo con i miei amici e la mia famiglia”.
Punti di forza: “Nel breakdown mi sento a mio agio. A Padova facevo la differenza in questo fondamentale, ora mi sento che sto salendo di livello anche col Benetton. Spesso ne ho parlato con Bortolami: mi sta facendo capire quando è il momento giusto per entrare e provare a metterci le mani e quando è il momento di attendere, perché spesso questi rischi portano alla perdita di una guardia difensiva”.
Una tirata di orecchie da Fabio Ongaro: “Ongaro mi ha detto che in mischia ho avuto fortuna – ride, ndr – secondo lui non ero posizionato perfettamente e a tal proposito mi ha fatto vedere alcune cose che secondo lui sono migliorabili”.
Infine sull’atmosfera del gruppo in nazionale: “Stiamo benissimo. Siamo tutti con un’eta simile e inoltre siamo in tanti del Benetton. C’è sempre voglia di passare del tempo assieme, anche fuori dal campo. Fra l’altro con i giocatori con cui non abbiamo avuto esperienze nei club, abbiamo un vissuto comune nelle nazionali giovanili”.
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