Il dialogo con i club di Serie A Elite, i contributi federali, i Permit Players e l’Elite Cup: intervista al vice-presidente FIR Antonio Luisi

Tanti i temi affrontati dal dirigente, che ha ribadito piena apertura di FIR alle proposte che arriveranno dai club del massimo campionato: “A patto che siano unitarie e ci sia uniformità”

Antonio Luisi Vice Presidente FIR

Il dialogo con i club di Serie A Elite, i contributi federali, i Permit Players e l’Elite Cup: intervista al vice-presidente FIR Antonio Luisi

Di fronte alle perplessità mostrate negli ultimi mesi, e con l’elezione di Roberto Manghi come portavoce, le squadre di Serie A Elite sono vicine ad elaborare una serie di richieste da proporre alla FIR, che dal canto suo si è detta aperta al dialogo su tutto ciò che riguarda il massimo campionato, a patto che non si mettano in discussione le questioni legate all’URC e alle franchigie, come spiegato dal vice presidente Antonio Luisi a OnRugby.

I club hanno mostrato delle perplessità sulla riduzione dei club di Serie A Elite. La riforma che prevede la riduzione a 8 squadra del massimo campionato italiano è confermata o ci sono dei margini di discussione?

“Da parte della FIR c’è sempre stata la disponibilità ad interloquire. Il consiglio federale ha deliberato la riduzione graduale delle squadre, ma nulla toglie che ci si possa sedere a un tavolo e ragionare. Anche il presidente Innocenti ha confermato recentemente che siamo disponibili a considerare le proposte dei club, comprese quelle che riguardano un possibile adattamento del numero delle squadre. L’unica condizione che abbiamo sempre posto è che si tratti di proposte unitarie e che ogni club non vada per conto proprio. Non sempre abbiamo visto un’uniformità nelle loro osservazioni”.

Su cosa invece la FIR è decisa a “tenere il punto”?

“Le uniche cose su cui non è possibile discutere sono quelle che mettono in discussione la struttura attuale del rugby italiano, quindi la partecipazione all’URC. Abbiamo detto più volte che il 65% delle nostre risorse deriva dal Sei Nazioni e dall’URC. Dobbiamo inoltre ricordare che il rilevante contributo assegnato alle squadre di Serie A Elite è a totale carico del bilancio federale. Inoltre gli accordi in essere con i Board richiedono espressamente che i proventi che arrivano dal contesto internazionale debbano essere reinvestiti nell’URC e nella Nazionale. Noi riusciamo a fare uno sforzo enorme per trovare delle risorse nel bilancio federale e dare dei contributi alla Serie A Elite, nonostante il contributo delle società al bilancio federale sia pressoché nullo. I due milioni e mezzo di euro che diamo alla Serie A Elite pareggiano il contributo che di fatto diamo alle franchigie. Benetton e Zebre costano 10 milioni di euro, ma dai 7 agli 8 milioni arrivano dal contributo URC condizionato proprio a un reinvestimento nell’alto livello. Se noi dovessimo uscire dall’URC perderemmo tutti questi soldi. Non è, come molti pensano, che uscendo dal sistema delle franchigie improvvisamente si creerebbero più risorse per i club, anzi. Infine, per quanto riguarda la partecipazione alle Coppe Europee dei club, non essendo tornei organizzati da noi, ma da EPCR, non possiamo fare un campionato che dia automaticamente diritto di accesso a un Torneo del quale non decidiamo noi le squadre partecipanti. Per tutto ciò che invece riguarda il campionato italiano siamo pronti e disponibili a discutere ma, ad oggi, non abbiamo ancora ricevuto proposte concrete”.

In che modo viene erogato il contributo alle squadre di Serie A Elite?

“Il contributo è condizionato a delle finalità: per realizzare delle palestre a chi non le aveva, adeguare le strutture delle società, comprese quelle mediche, inserire il TMO, il GPS. Adesso la priorità è sull’aspetto impiantistico, sull’allineamento degli stadi in cui si gioca. Nel 2017 i club dell’allora Eccellenza firmarono un impegno ad adeguare gli stadi a degli standard: ad oggi solo 3-4 stadi sono allineati, gli altri sono ancora insufficienti. Così diventa difficile anche fare una produzione televisiva accettabile e di conseguenza “vendere” il prodotto. Inoltre, ogni euro concesso alla Serie A Elite viene sottratto ai restanti Club e non consente di investire o sostenere, come si dovrebbe, lo sviluppo e la crescita a 360° per i restanti campionati e attività. Bisogna inoltre tener conto di un principio fondamentale: un meccanismo di assegnazione dei contributi non può prescindere dalla condivisione delle progettualità federali, non può essere fine a sé stesso, come un assistenzialismo dovuto. In questo potrebbe giocare un ruolo fondamentale una Lega dei club, possibilità a cui nessuno in FIR è contrario. Naturalmente deve essere strutturata con regole chiare e condivise, con democratici organi di gestione e con i dovuti organi di controllo”.

Sul fronte Elite Cup, alla quale hanno aderito solo 5 squadre quest’anno, quali margini di dialogo ci sono per strutturare al meglio il Torneo?

“Noi avevamo pensato l’Elite Cup su indirizzo di alcuni club che, di fronte al cambio di categorie giovanili dagli anni dispari agli anni pari, si erano trovate con un gap molto ampio tra i ragazzi usciti dall’under 18 e la prima squadra e volevano un campionato che consentisse ai più giovani di giocare e accorciare questa distanza. La nostra proposta iniziale era di giocare con delle seconde squadre in contemporanea al campionato ma la cosa non è stata vista di buon occhio dalle società. Va detto che non abbiamo ricevuto proposte alternative, quindi siamo andati avanti per la nostra strada trovandoci alla fine con 5 squadre iscritte. Sicuramente si può lavorare sulla Coppa, magari inserendo un numero di giovani da far giocare per ogni squadra e alternando le partite al campionato, in modo da avere meno pause rispetto a questa stagione. Noi non abbiamo mai avuto problemi a parlare di questo tema, ma non tutti i club erano sulla stessa linea”.

Quest’anno non sono stati trovati degli accordi con tutte le squadre per quanto riguarda i giocatori Under 23. Come state lavorando per fare in modo che dal prossimo anno si possano dare più opportunità ai giovani?

“Per noi è fondamentale che tutti i ragazzi abbiano le loro opportunità e un minutaggio adeguato. Non vogliamo confezionare un prodotto e costringere i club ad accettarlo, vogliamo costruirlo insieme, ma le finalità devono essere chiare e comuni anche nell’interesse delle squadre stesse: se un ragazzo di 21-22 anni non gioca mai poi difficilmente sarà pronto se dovesse essercene bisogno. Chiaramente ogni club gestisce i suoi giocatori come meglio crede, ci mancherebbe, però noi vogliamo dare un indirizzo e lo vogliamo fare insieme. Probabilmente non abbiamo calato bene la nostra idea nella realtà dei club, doveva essere affinata, ma non ci sono stati riscontri da parte loro su suggerimenti e adattamenti. Se ci saranno saremo ben felici di ragionarci insieme. Per quanto riguarda i Permit Player sono convinto che si possa costruire un percorso virtuoso che soddisfi tutte le parti. La nascita delle Accademie è stata ed è una necessità per garantire ai nostri migliori giovani, che magari vengono da club di periferie o comunque con difficoltà organizzative, un percorso di crescita adeguato alle loro aspettative e potenzialità. Agganciare le Accademie alle due Franchigie, togliendo la squadra federale dal campionato di Serie A, è stato chiaramente un voler alzare l’asticella, ma per un migliore e più completo percorso di formazione personale di ogni atleta è corretto che vengano coinvolti i Club di Serie A Elite e Serie A, riversando in questi campionati i migliori giovani e la maggioranza delle squadre sono disponibili, attive e soddisfatte”.

In questo senso il progetto dell’Italia Under 23 come continuerà? 

“L’Under 23 è centrale nella transizione dei giocatori verso l’alto livello sia per gli atleti che proseguono il percorso entrando a far parte della rosa delle Franchigie sia per coloro che troveranno spazio nei Club del massimo campionato, dove gli atleti provenienti dal progetto tecnico federale possono contribuire ad innalzare il livello della competizione. La Serie A Elite e la Serie A Elite Cup garantiranno a questi atleti un’esposizione adeguata alle loro necessità di minutaggio e formazione, mentre continueremo a monitorarli anche in chiave di selezione con la rappresentativa U23”

Come valuta il percorso fatto dal massimo campionato italiano negli ultimi anni?

“In tanti sostenevano che il massimo campionato domestico aveva necessità di essere riformato, era evidente per i club, per le strutture federali e per l’intero movimento italiano. Non possiamo non ricordare le tante problematiche relative alla formula poco accattivante, la scarsa competitività del campionato, la visibilità quasi nulla. Pensando a tutto questo, sono stati fatti importanti passi in avanti: una partita a settimana va sulla Rai, la finale addirittura su Rai 2, e tutti gli incontri sono trasmessi in streaming su DAZN. Sicuramente stiamo facendo dei passi avanti, lo stiamo facendo con i club perché dall’incontro di Verona del 10 giugno 2021 la frequenza delle riunioni tematiche è stata continua, a volte con discussioni accese ma costruttive. Se tutti ci liberassimo di qualche preconcetto sicuramente andremmo a costruire un prodotto migliore”.

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