In una lunga intervista l’ex numero 8 azzurro ha raccontato le sue impressioni sulla nazionale italiana
Il prossimo appuntamento per l’Italia del rugby arriva il 25 febbraio con la trasferta a Lille, per la prima volta sede di una partita del Sei Nazioni e per la prima volta sede di una sfida tra gli Azzurri e la Francia padrona di casa.
Due squadre ben presenti nel cuore e nella storia di Sergio Parisse, che fra Francia e Italia ha costruito la propria carriera e la propria vita.
“È sempre una sfida particolare per me, certo – ha raccontato l’ex numero 8 azzurro al sito ufficiale del Sei Nazioni – Ho preso troppo spesso degli schiaffoni dalla Francia, ma per fortuna sono anche riuscito a togliermi qualche soddisfazione, come le vittorie nel 2011 e 2013. Sempre partite intense e belle, avevamo rischiato di vincere a Parigi, abbiamo perso di poco e io avevo provato un drop all’ultimo.”
“In Francia per questo match si avverte sempre tanta competizione e passione, c’è una storia ricca e anche per loro è una partita diversa dalle altre. Si approcciano al rugby con la consapevolezza di essere forti, ma ogni tanto è stato bello ritrovarsi in spogliatoio dopo una vittoria e farla un po’ pesare.”
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“Credo che ora l’Italia, per come è andata con l’Irlanda, non debba pensare alla partita che farà la Francia, alle difficoltà che incontrerà, ma a quello che potranno fare e a ciò che potranno controllare. Ho sentito le dichiarazioni dopo la partita di Dublino e tutti sono stati concordi nel dire che ci sono stati tanti punti dove bisogna migliorare, in primis nella conquista e nel possesso, dato che le touche sono state imprecise e la mischia ha sofferto a volte. Va sempre detto che giocavano contro quella che forse è al momento la squadra o una delle squadre più forti al mondo ed era facile prevedere una partita molto difficile. Poi al di là del risultato, va ripensata la performance che non è stata all’altezza, ma credo che i ragazzi siano i primi ad esserne consapevoli e che avranno pertanto voglia di riscatto e di far vedere la vera faccia dell’Italia.”
Dopo una vita sportiva passata in terza linea, l’attuale allenatore della rimessa laterale del Tolone, club dove ha chiuso la carriera lo scorso giugno, si è espresso anche sulle qualità dei tanti giovani che vestono la maglia azzurra nel ruolo, auspicando che vengano loro date le opportune possibilità di crescere: “L’Italia è messa bene in terza e c’è buona concorrenza, ma va sempre considerato che sono ragazzi giovani e che ancora hanno molto da dimostrare. Non mi piace fare dei paragoni, ma io ho avuto la possibilità di giocare con tanti nel reparto e se penso a ragazzi come Mauro Bergamasco e Alessandro Zanni, sono giocatori che hanno fatto più di cento presenze in nazionale. Ora ci sono buoni giocatori, di qualità, ma con tanta strada ancora davanti.”
“Nell’analisi e nell’approccio bisogna pure stare attenti a non esaltarli troppo, un aspetto questo che è tipico degli italiani, ma mi verrebbe da dire proprio dei latini in generale. Ci vuole continuità e costanza e, tolto magari Sebastian Negri che ha più esperienza, molto è da costruire, e auguro loro di poter giocare a questi livelli per altri dieci, dodici anni vista la giovane età. Oggi c’è forse più scelta e molte potenzialità, ma bisogna dimostrare il valore nel riuscire ad imporsi anche contro le altre terze linee. Pensiamo proprio a quelle dell’Irlanda, i vari Doris, van der Flier, eccetera: sono efficaci e consistenti sempre. Diamo loro il tempo di poter dimostrare di essere di livello con le prestazioni.”
Un pensiero a un ritorno in Italia, intanto, lo mette per il momento da parte: “Non me lo sono posto come obiettivo, ma esattamente come da giocatore, voglio avere le stesse motivazioni al massimo anche da allenatore. Ho iniziato questo percorso sempre con umiltà, ma anche con grande determinazione e motivazione e spero un giorno di poter essere un grande allenatore, ben consapevole che è una cosa che dovrò essere in grado di dimostrare, e spero di vedermi sulla panchina di una nazionale.”
“All’Italia non dirò mai di no e se un giorno arriverà, ne sarò estremamente felice”.
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