L’ex-avanti dell’Inghilterra fa un elogio della “cruda fisicità” del rugby, che secondo lui andrebbe valorizzata e non respinta
Il rugby a XV sta vivendo un periodo complesso della sua storia, non facile da decifrare.
Da un lato emergono nuove nazioni che cercano di farsi spazio nel panorama internazionale, e a questo proposito World Rugby ha deciso che dal Mondiale 2027 saranno 24 le squadre partecipanti, così come gli ascolti in occasione delle grandi manifestazioni sono spesso ottimi. Dall’altra parte però alcuni campionati storici diventano meno floridi e competitivi, alcuni giocatori anche giovani (vedi Rees-Zammit ma non solo) lasciano questo sport e, al suo interno, emergono ciclicamente critiche per quanto riguarda il gioco o la gestione arbitrale.
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Una situazione non facile in cui districarsi, tra l’apertura verso nuovi mercati senza far perdere il valore di questo sport nelle sue terre “di nascita”, così come ricercare la sicurezza degli atleti ma al contempo la massima spettacolarità per il pubblico.
Courtney Lawes: “Il rugby è crudo e fisico, per questo piace alla gente”
In un interessante articolo sul Times ha espresso la sua opinione un veterano del rugby a XV, il centurione dell’Inghilterra Courtney Lawes. Il seconda linea ha deciso di ritirarsi dal rugby internazionale dopo la Rugby World Cup 2023, chiusa al terzo posto, ma ha voglia di dire la sua sullo sport per cui ha dedicato la vita.
“Dobbiamo far crescere il rugby come business, come sport e come forma di intrattenimento. Per farlo dobbiamo appoggiarci a tutti i diversi aspetti che rendono emozionante il rugby: la velocità dei giocatori, l’abilità nei passaggi, le rotture di linea, i turnover, il rispetto, il cameratismo e soprattutto la cruda fisicità”, ha scritto Lawes.
“Il rugby è un gioco anche pericoloso e questo piace alla gente. I beniamini dei tifosi sono sempre i giocatori più disposti a mettersi in gioco per la maglia, per la squadra. Questo è ciò che la gente vuole vedere in un giocatore di rugby professionista”.
“La gente ama i grandi contatti e gli scontri decisi per il pallone, soprattutto perché sono sempre seguiti da giocatori che si stringono la mano dopo la partita e tornano a essere amici. Questo è il rugby. Questo è ciò che rende il rugby un grande gioco e noi dobbiamo iniziare a non essere ostili a questo”.
Courtney Lawes ritiene che le autorità del rugby siano “troppo preoccupate” per ammetterlo, e ciò ha portato lo sport a incastrarsi con cartellini rossi e gialli per errori di valutazione per via delle cause legali in corso che coinvolgono ex giocatori.
Lawes si dichiara solidale con coloro che in passato hanno subito danni neurologici a causa del rugby, ma ritiene che al giorno d’oggi sia uno sport completamente diverso e che i giocatori siano molto più informati.
“Era praticamente uno sport diverso”, ha aggiunto. “Non erano consapevoli dei pericoli. Oggi invece conosciamo i pericoli. Sappiamo cosa dicono le ultime ricerche. L’assistenza medica per i giocatori non è mai stata migliore. Ciò significa che possiamo partecipare volentieri. Nessuno sta dicendo che vogliamo che i giocatori corrano in giro staccandosi la testa a vicenda. Ma la gente vuole vedere un gioco di rugby duro e leale, che sia intensamente fisico e anche corretto”.
Courtney Lawes conclude che il punto forte del rugby è proprio nel suo aspetto “gladiatorio”, ed è su questo che si deve far leva per attrarre nuovo pubblico. Di conseguenza ha molto apprezzato la docu-serie Full Contact che, a suo dire, “ha identificato la fisicità del rugby come un grande punto di forza per questo sport, cosa che può essere apprezzata da tutti”.
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