L’ex allenatore degli Azzurrini, ora tecnico delle Zebre, ha ricordato il grande lavoro fatto in quegli anni nello sviluppo dei giovani talenti
La giovane Italia di Gonzalo Quesada, e di Kieran Crowley prima, non sarebbe esistita senza le ultime grandi annate dell’Under 20 azzurra. Negli ultimi anni gli Azzurrini, sotto la guida di Massimo Brunello e prima di Fabio Roselli, hanno ottenuto risultati importanti non solo sul campo, ma anche dal punto di vista della formazione dei giovani talenti. Proprio l’attuale allenatore delle Zebre e tecnico dell’Italia Under 20 dal 2018 al 2020 ha raccontato la sua esperienza ai canali ufficiali della FIR.
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L’importanza dell’Italia Under 20
“Quando si arriva al Sei Nazioni e al Mondiale Under 20 i ragazzi sperimentano per la prima volta un’intensità molto vicina a quella che poi troveranno quando faranno il ‘salto’ tra i grandi. È stato un periodo ricco di emozioni, di risultati, anche di fallimenti che però hanno rappresentato una crescita. Personalmente è stata un’esperienza fondamentale per il mio percorso, come persona e come tecnico” ha raccontato Roselli.
“L’Under 20 è un passaggio vitale. Parlavo del Mondiale: al di là del livello alto delle squadre, anche il modo in cui è strutturato aiuta tanto a crescere, perché un punto in più o in meno può fare la differenza tra giocarti le semifinali per il titolo e quelle per non retrocedere” ha proseguito l’attuale allenatore delle Zebre, che ha poi raccontato le difficoltà del trovare un equilibrio tra risultati e formazione.
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“La sfida – molto difficile – è quella di ottenere dei risultati e allo stesso tempo lavorare in un momento fondamentale della crescita dei ragazzi. Bisogna trovare un equilibrio, ed è una sfida molto importante perché si rischia facilmente di sbilanciarsi troppo o sulla formazione o sul risultato. Abbiamo fatto il massimo affinché non si ‘perdesse’ nessun giocatore. Ricordo che nel 2018 riuscimmo a creare un gruppo allargato di oltre 50 ragazzi, un grande successo. Vedere ogni giocatore esprimersi al massimo delle sue possibilità è la soddisfazione più bella, e vedere adesso questi ragazzi in Nazionale o nelle franchigie è bellissimo per me”.
I risultati e i talenti esplosi
Da capitan Lamaro a Capuozzo, passando per Niccolò Cannone, Paolo Garbisi e tanti altri, tutti sono passati dall’Italia Under 20 di Fabio Roselli, che ha raccontato come da subito avessero dimostrato di avere qualcosa in più: “Si capisce subito quando un ragazzo eccelle in qualcosa, che sia la determinazione, l’abilità tecnica, la qualità fisica, l’interpretazione del gioco. Pensiamo a Federico Mori, che già in Under 20 aveva dimostrato grandi doti a livello fisico, o all’intelligenza rugbistica che aveva già uno come Paolo Garbisi. Poi è chiaro, non c’è sempre la garanzia che poi ‘arriveranno’, perché il passaggio al livello seniores è sempre difficile, però sicuramente ci sono grandi speranze quando si vedono giocatori così”.
Dal punto di vista dei risultati, Roselli ha parlato della soddisfazione di aver allontanato l’Italia dai tanti ultimi posti delle precedenti annate giovanili: “Togliersi di dosso il cucchiaio di legno è stata una grande cosa. Abbiamo fatto bene anche ai Mondiali: nel 2018 arrivammo a un solo punto dalle semifinali per il titolo, chiudemmo il girone al secondo posto facendo 10 punti battendo Scozia e Argentina col bonus, e non riuscimmo ad essere la migliore seconda perché nell’altro girone il Sudafrica ne fece 11. È il discorso che facevo prima, questo torneo insegna ai ragazzi che ogni punto può fare la differenza”.
La “scoperta” di Ange Capuozzo
Infine, Roselli ha ricordato la particolare “scoperta” di Ange Capuozzo: “Arrivò davvero per caso. Se non avessimo giocato quell’amichevole con gli espoirs di Grenoble forse non l’avremmo conosciuto. Fu lui a presentarsi dopo la partita, ma fu subito un ‘matrimonio’ felice, perché aveva mostrato un grande desiderio di giocare per l’Italia, e per un ragazzo che cresce all’estero non è così scontato. E poi ha dimostrato subito di avere una capacità di interpretazione del gioco superiore. Ricordo che non abbiamo potuto utilizzarlo nel Sei Nazioni 2019, ma lo abbiamo fortemente voluto nel gruppo del Mondiale, e di questo ringrazio anche Maurizio Zaffiri per la relazione avuta con Grenoble per prepararlo al meglio”.
Inizialmente, Capuozzo giocava mediano di mischia, e l’intuizione di spostarlo ad estremo e ala fu di Roselli e dello staff dell’Under 20: “In quell’amichevole con Grenoble contro di noi giocò la partita da mediano di mischia. Quell’anno noi avevamo bisogno di più profondità nel ruolo di estremo, e quando gliene parlai lui fu contentissimo, gli bastava giocare, andava bene qualsiasi ruolo. Più volte in quel Mondiale giocammo con un doppio estremo, con lui insieme a Trulla, un altro ragazzo che sta facendo un bel percorso. Allo stesso modo anche Grenoble è stato molto disponibile nel collaborare alla sua crescita, facendolo giocare più spesso ad estremo. È venuto tutto molto facile, sia per la sua disponibilità sia perché tutti i compagni lo hanno subito accolto benissimo, facendolo sentire a casa”.
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