In un’intervista franca e onesta al Midi Olympique l’head coach azzurro ha toccato diversi temi di interesse
Alla vigilia del weekend di Francia-Italia il capo allenatore degli Azzurri Gonzalo Quesada ha rilasciato una lunga intervista al Midi Olympique, che riempie le prime pagine dell’edizione cartacea di venerdì 22 febbraio del giornale francese del rugby.
Una chiacchierata densa di passaggi di grande franchezza e onestà da parte del tecnico argentino, che rispondendo a una domanda sulle differenze tra il lavorare con il XV de France (dal 2008 al 2011 è stato con la nazionale francese in qualità di assistente) e con l’Italia ha dichiarato: “A tutti i livelli l’Italia è in ritardo in rapporto agli altri paesi e deve lavorare sodo per recuperare. È un paese dove il rugby non ha né lo stesso posto né gli stessi mezzi che negli altri paesi del Sei Nazioni. Vi invito solo a comparare gli stipendi dei giocatori professionisti in Francia e in Italia: è un altro mondo.”
“Ma a livello di rugby internazionale le cose non sono poi così diverse – ha proseguito Quesada – Le sfide sono le stesse: i giocatori passano molto tempo nei club e quando li ritroviamo in nazionale abbiamo poco tempo per mettere in piedi qualcosa. Da questo punto di vista dobbiamo essere bravi a massimizzare. Vi faccio un esempio: ho passato cinque mesi a decidermi se mettere direttamente in atto ciò che vorrei fare o se dovessi piuttosto proseguire con un certo grado di continuità. Con l’Italia ho quasi lo stesso staff del mio predecessore. Stiamo effettuando una transizione leggera nella direzione verso la quale voglio andare.”
Leggi anche: Italia U20, Massimo Brunello: “Pensavo fosse un partita maledetta, i ragazzi sono stati fantastici”
“I dati sono chiari: l’Italia ha la squadra più giovane del Torneo, la meno sperimentata in termini di presenze, la più leggera in termini di peso, dunque quello che le manca è della potenza. Dobbiamo per forza organizzare il nostro progetto di gioco in maniera intelligente a partire da questo. E questo ben si accorda con la mia filosofia.”
“Tranne che nell’ultima stagione a Parigi dove ho fatto venire Paul Gustard [come allenatore della difesa] perché avevo capito che ci mancava qualcosa per ambire ai primi sei posti in classifica, ho sempre allenato squadre con un DNA offensivo, basate sullo spostare il pallone e sul movimento. Non è in questione andare a toccare questo DNA italiano. D’altra parte dobbiamo essere molto più strutturati e chiari nell’alternare il gioco alla mano e le possibilità di mettere pressione con il gioco al piede in alcune zone del campo. Il problema è che con l’Irlanda non abbiamo avuto una touche, troppe poche mischie e, alla fine, solo il 35% di possesso davanti al miglior attacco del mondo.”
“Spero che contro la Francia la nostra conquista ci permetterà di sperimentare un po’ di più con la palla, perché non abbiamo i mezzi fisici per giocare come il Sudafrica o l’Inghilterra. In più, in Italia, abbiamo la missione di rendere il gioco attrattivo e spettacolare, al contrario magari di paesi dove il rugby non è in cerca di popolarità.”
Nel corso dell’intervista Quesada ha parlato del momento della Francia e dei suoi rapporti con Fabien Galthié e Laurent Semperé, allenatore della rimessa laterale con il quale ha lavorato allo Stade Français.
Leggi anche: Italia, Ange Capuozzo: “Per me il tempo dei sentimenti è passato”
Sulla pausa dal rugby internazionale di Tommaso Allan, ha raccontato: “Dopo aver preso questa gran botta alla spalla la settimana prima di andare in Irlanda ho avuto una riunione individuale con lui il giovedì per sapere se avrebbe voluto essere considerato per giocare, visto che non si era allenato tutta la settimana.”
“Senza entrare nei dettagli, non abbiamo parlato solamente del suo problema alla spalla… C’era qualcosa di molto più profondo e ho compreso che stava soffrendo. Quello che era chiaro è che era felice e fiero di giocare per l’Italia, ma voleva esserci anche per la sua famiglia. Ha due figli piccoli e la sua compagna lavora, la situazione a casa era diventata difficile da gestire dopo la Coppa del mondo. E in più voleva anche aiutare il suo club. Allora abbiamo messo il suo benessere al primo posto.”
Le vicende personali non hanno coinvolto solo Allan, secondo quanto raccontato dal tecnico, che si è soffermato anche sul momento di Paolo Garbisi, recentemente passato da Montpellier a Tolone dopo alcune settimane di atteggiamenti non proprio trasparenti da parte del club.
“So che la situazione lo ha condizionato. Durante i nostri due giorni di raduno prima del Torneo avevo sentito delle voci che lui mi ha confermato. Era evidente che non era facile per lui incominciare il Torneo in queste condizioni di difficoltà. È stata dura per Paolo, in particolare prima dell’Inghilterra. Ma ora che il suo trasferimento è definito e che passerà a Tolone potrà ritrovare un po’ di serenità.”
Infine, uno sguardo verso il prossimo futuro, verso la Rugby World Cup 2027, l’orizzonte del nuovo percorso intrapreso: “In Italia ci sono solo due franchigie professionistiche e per la nazionale è molto importante che performino e che lavorino bene [come sta facendo il Benetton in URC]. L’altra faccia della medaglia è che i posti chiave delle franchigie, in particolare a Treviso, sono in mano a giocatori non eleggibili come gli Snyman, i Gallo, gli Umaga, Fekitoa, Smith. Non c’è un sistema equivalente ai JIFF [giocatori formati nel paese] che avete in Francia. Allora dobbiamo lavorare duro tutti insieme perché i giocatori italiani diventino titolari in franchigia. Così come spero che chi va a giocare all’estero siano titolari nei loro club. Se l’Italia vuole progredire in ottica 2027, bisogna passare da qui.”
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.