L’Italia è pronta a giocarsela con la Scozia, parola di Leonardo Ghiraldini

L’ex tallonatore della nazionale ha detto la sua sugli Azzurri e ha toccato molti temi del rugby italiano

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Leonardo Ghiraldini ph. Sebastiano Pessina

Leonardo Ghiraldini è stato uno dei protagonisti dell’ultimo successo nel Sei Nazioni dell’Italia sulla Scozia. Era il 28 febbraio 2015 quando a Edimburgo gli Azzurri espugnarono Murrayfield con il risultato di 22 a 19.

Sabato 9 marzo 2024 a distanza di nove anni, Ghiraldini non sarà in campo all’Olimpico per un un nuovo round della sfida con i dark blues.

L’ex tallonatore del Benetton e dello Stade Toulousain, 107 caps con la maglia della nazionale, ha terminato la sua carriera agonistica nel 2021, ma questo non toglie che il suo interesse verso ciò che succede a livello di Sei Nazioni sia ancora alto.

In un’intervista rilasciata al Gazzettino ha fotografato la fase che sta vivendo la squadra allenata da Gonzalo Quesada, riflettendo in generale sul movimento italiano.

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L’Italia è pronta a giocarsela con la Scozia, parola di Leonardo Ghiraldini

Il primo focus è sulla situazione del ranking. L’Italia è decima nella classifica mondiale, un’evoluzione che si era già concretizzata nel 2013, anno di grazia nel Sei Nazioni in virtù delle vittorie su Francia e Irlanda. Per Ghiraldini ci sono delle analogie.

«Nel 2013 eravamo in una fase più evoluta, c’era un gruppo più esperto. Questa squadra invece si sta costruendo. Però i risultati
non arrivano dal caso. Anche allora si vinceva nel club e da Treviso in particolare si trasferivano mentalità, esperienze e competenze in azzurro. Una Nazionale non può vincere se i club non vincono, se i giocatori non sono abituati a farlo settimanalmente. Questa sinergia è la chiave».

Poi un ritorno sul match di Lille, dove gli Azzurri hanno strappato un pareggio che va quasi stretto per come si è delineata la gara nell’arco di ottanta minuti.

«L’inizio è stato di grande sofferenza, non uscivamo dai 22 metri. I francesi le hanno tentate davvero tutte ma la nostra difesa
è stata impressionante e non solo fisicamente e nell’uno contro uno ma anche nel movimento di linea che avanzava in fiducia e
coesa. L’Italia ha difeso bene anche al largo e per fare tutto questo servono comunicazione e voglia di sacrificarsi l’uno per l’al-
tro. Si è visto che c’è molto lavoro dietro. Ai Mondiali contro Francia e Nuova Zelanda eravamo crollati errore dopo errore. Domenica c’è stata una prova di maturità, sono stati recuperati certi errori, si è rimasti in partita. E questa adesso è una certezza. Nel 2013 contro l’Irlanda ci trovammo noi in inferiorità numerica e la leva per spuntarla fu proprio la difesa».

Prossimi avversari sono gli uomini di Townsend, reduci da una vittoria ottenuta con personalità di fronte all’Inghilterra. In ogni caso l’iniezione di fiducia ottenuta dopo la sfida con i Bleus sarà fondamentale per affrontare la Scozia.

«Sicuramente è stato un risultato storico, ma anche in questi casi, come quando le cose non vanno bene, è più utile guardare alla
prestazione. La difesa è stata buona, la touche è migliorata, la mischia un po’ meno perché all’inizio, quando c’era la parità, ha sofferto. E poi siamo stati poco pericolosi. Contro la Scozia dovremo essere più cinici con la palla in mano. L’importante è non guardare troppo al risultato. AI Mondiale pensavamo a quello e si è visto come è andata. Due anni fa contro la Scozia pensavamo di vincere ed è arrivata una brutta sconfitta. Gli scozzesi sono una bella squadra, stanno meglio di noi, hanno battuto l’Inghilterra e quasi la Francia. Ce la possiamo giocare se subiamo meno nel primo tempo».

Il dinamismo del pacchetto italiano e l’importanza del gioco al piede

Secondo Ghiraldini il piano di gioco generale dipenderà anche dalla condizione mentale con cui la squadra arriverà all’appuntamento dell’Olimpico.

«Dovremo avere più palloni di qualità sia in mischia che in touche. Dietro abbiamo delle risorse individuali importanti, con giocatori veloci e fisici, che vanno sfruttate. Con la Francia non sono emerse come invece contro l’Inghilterra. Mi aspetto dall’Ita-
lia questa energia. Poi la Scozia è molto fisica, i punti d’incontro saranno importantissimi. Ce la possiamo giocare con chiunque
ma a condizione di approcciare le partite con la giusta mentalità, senza troppe pressioni, altrimenti rischiamo di crollare».

A Lille il pack francese ha impostato la gara sulla sfida per linee dirette. Forse l’Italia ha pagato qualcosa in questa area, ma ha garantito tanti interventi decisi in giro per il campo. Prosegue Ghiraldini:

«Abbiamo avanti dinamici e nel finale l’intensità non manca. Dobbiamo cercare di sfruttare i nostri punti di forza e crearne degli altri come la conquista e il gioco al piede. Il piede è importante per uscire dal proprio campo e far respirare la squadra. Va usa-
to, specie per liberare la pressione, come insegna l’Irlanda».

Interpellato dal Gazzettino sull’importanza della tecnica a discapito della fisicità esasperata, l’ex capitano dell’Italia ha così risposto: «Penso che sia una strada percorribile e spero che lo diventi sempre di più. La tecnica e la coesione di squadra possono fare ancora la differenza. Noi non abbiamo le taglie degli isolani e dei sudafricani, ma sul dinamismo e sul volume di gioco possiamo dire la nostra. La tecnica resta la base di tutto».

Infine una riflessione su cosa non è andato bene dal 2013 in poi: «Un po’ tutto il movimento si è seduto, era il momento di premere il piede sull’acceleratore invece di alzarlo. Non si è cavalcata l’onda per investire, mentre era il momento di creare le basi per le generazioni successive».

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