Il presidente della Federazione Italiana Rugby a Radio Roma Sound fm90: “Quesada è stata una scelta felice. Valuteremo come difendere i nostri vivai, messi sotto scacco dalle squadre francesi”
Dopo il pareggio contro la Francia, l’Italia ha cominciato la preparazione verso la sfida della quarta giornata del Sei Nazioni, contro la Scozia. Tra gli addetti ai lavori però si è continuato a parlare per giorni del match di Lille, in particolare del piazzato finale mandato da Paolo Garbisi sul palo, che tanto ha fatto discutere per via del comportamento dei giocatori francesi, che si sono avvicinati al piazzatore prima che calciasse. Il presidente FIR Marzio Innocenti ha detto cosa ne pensa in un’intervista a Radio Roma Sound fm90: “La regola è che decide l’arbitro in campo. Per le vie corrette abbiamo fatto sapere a chi doveva saperlo qual è il nostro pensiero su quell’azione, ma pubblicamente la posizione della Federazione Italiana Rugby è: quello che succede sul campo resta sul campo”.
Sono tanti però i temi che il presidente ha affrontato, a cominciare dal rendimento del nuovo tecnico Gonzalo Quesada: “Sono stato molto criticato quando ho preso questa decisione perché Kieran Crowley era reduce da importanti risultati. Oggi devo dire che è stata una scelta felice, non perché Kieran non fosse un ottimo allenatore, ma perché noi avevamo bisogno di un’altra strada che Gonzalo sta delineando con alta professionalità e qualità”.
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Innocenti ha anche raccontato il lavoro svolto per far crescere il rugby nel centro-sud: “Non conto neanche più le volte in cui sono stato in Sicilia, Puglia, Campania. Il problema è che prima di vedere realmente risultati sul campo, dobbiamo costruire le basi che mancano al sud, cioè gli impianti: se non c’è una casa è impossibile fare rugby. Ci siamo riusciti con i campi di Catania a Librino, Caltanissetta e Bisceglie, e stiamo arrivando davvero tanto vicino ad avere il campo di Palermo. È ancora il momento del lavoro duro, quello nascosto, sotterraneo, che non dà né grandi lustrini né grande ritorno d’immagine, ma è quello necessario. Lo sappiamo tutti che il centro-sud è strategico per il numero e la qualità dei giocatori e giocatrici che può dare”.
Il presidente è tornato anche sul tema della formazione dei giovani e della qualità del rugby italiano: “È stato fatto un grandissimo lavoro, principalmente dalle strutture federali, purtroppo. Dico purtroppo perché spesso la formazione, negli ultimi quindici anni, è stata tutta sulle spalle della federazione. Ora stiamo cercando di riportare anche i club all’interno della formazione e piano piano ci stiamo riuscendo”.
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“Da sempre tuteliamo i giocatori italiani: valuteremo dal punto di vista regolamentare come difendere i nostri vivai anche perché sono sempre più messi sotto scacco dalle squadre francesi, che vengono a fare incetta di ragazzi italiani quando hanno 16- 17 anni, quando non sono ancora formati. Questa è la cosa che mi preoccupa di più, per il resto se un italiano vale sarà sempre lui quello che indosserà la maglia della Nazionale” ha proseguito Innocenti.
Infine, una chiosa sugli oriundi e gli equiparati: “I ragazzi che giocano con noi e che magari non sono nati nel nostro territorio sono italiani come quanto e forse a volte di più di chi è nato e si è formato qua. Ci sono alcuni giocatori della nazionale, non voglio fare nomi, che vivono, soffrono e si identificano nella maglia della nazionale, come e più di qualsiasi italiano nato in Italia. Io sono felicissimo della mia nazionale multicolore: tante nazionalità, tante lingue, tante idee, tante teste è una bellissima nazionale” ha concluso Innocenti.
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